Luce, da “Poesie sparse” (1917/1936), Federico Garcia Lorca

È la magica ora intensa del tramonto.
Il monte si dissangua. La luce è bionda. Io
cammino sul sentiero con aria distrutta,
la fronte bassa e il cuore rosso.

Il poeta è l’ombra luminosa che cammina
con la pretesa di collegare gli uomini a Dio,
senza considerare che l’azzurro è un Sogno che vive
e la Terra un altro sogno che da tempo è morto.

L’azzurro che ammiriamo possiede la gran tristezza
di non prevedere mai dov’è la propria fine,
e Dio è la tristezza suprema ed impossibile
dal momento che il suo perché profondo neanche può parlare.

Il segreto di tutto non esiste. Le stelle
sono anime che vollero dare la scalata al mistero.
L’essenza del mistero le rese luce di pietra,
ma non riuscirono a introdursi nella sua Pace.

(Traduzione di Claudio Rendina)

Luz

Es la mágica hora sentida del ocaso.
El monte se desangra. La luz es rubia. Yo
marcho por el sendero con aire de fracaso,
apagada la frente y rojo el corazón.

El poeta es la sombra luminosa que marcha
pretendiendo enlazar a los hombres con Dios,
sin notar que el azul es un Sueño que vive
y la Tierra otro sueño que hace tiempo murió.

El azul que miramos tiene la gran tristeza
de no presentir nunca donde su fin está,
y Dios es la tristeza suprema e imposible
pues su porqué profundo tampoco puede hablar.

El secreto de todo no existe. Las estrellas
son almas que al misterio quisieron escalar.
La esencia del misterio las hizo luz de piedra,
pero no consiguieron internarse en su Paz.

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