Sul muro c’era scritto col gesso: vogliono la guerra. Chi l’ha scritto è già caduto.
Auf der Mauer Stand mit Kreide:
Sie wollen den Krieg. Der es geschrieben hat ist schon gefallen.
On the Wall was chalked:
They want war. He who wrote it Has already fallen.
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Helene Fischer – Luftballon (Offizielles Musikvideo) – “Luftballon” aus dem Album „Rausch“, Shot in Germany, September 2021
Helene Fischer in “Luftballon” canta della perdita di una persona cara. I versi della canzone dicono: “Ricordo ancora esattamente / Com’era in quei giorni / Ci siamo seduti insieme per ore fino a notte fonda / E posso ancora sentirti dire / ‘Il tempo passa troppo in fretta / E uno si rammarica solo delle cose che non fa’/ E a un certo punto forse capirò / Ti porterò con me finché non ci incontreremo di nuovo. “Nel ritornello, la canzone dice:” E mi lascio andare, ti mando un palloncino. A volte mi guardi da lassù?“.
Mi auguro di avere in casa mia: una donna provvista di buonsenso, un gatto che passeggi in mezzo ai libri, e degli amici per qualsiasi tempo senza i quali non posso proprio vivere.
(Traduzione di Fabrizio Dall’Aglio)
Le chat
je souhaite dans ma maison: Une femme ayant sa raison, Un chat passant parmi les livres, Des amis en toute saison Sans lesquels je ne peux pas vivre.
Da Bestiaire ou Cortège d’Orphée (1911)
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Michael Daugherty: “Raise the Roof” for Timpani and Symphonic Band
Dove Tu sei – quella – è Casa – Kashmir – o Calvario – lo stesso – Rango – o Vergogna – Ho scarsa considerazione del Nome del Posto – Purché possa Venirci –
Ciò che Tu fai – è Delizia – La Schiavitù come un Gioco – sarebbe dolce – La Prigionia – Contentezza – E la Condanna – un Sacramento – Se solo Noi due – c’incontrassimo –
Dove Tu non sei – è Dolore – Anche se Compagini di Aromi – si diffondessero – Ciò che Tu non fai – Disperazione – Anche se Gabriele – mi lodasse – Signore –
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
Where Thou art – that – is Home
Where Thou art – that – is Home – Cashmere – or Calvary – the same – Degree – or Shame – I scarce esteem Location’s Name – So I may Come –
What Thou dost – is Delight – Bondage as Play – be sweet – Imprisonment – Content – And Sentence – Sacrament – Just We two – meet –
Where Thou art not – is Wo – Tho’ Bands of Spices – row – What Thou dost not – Despair – Tho’ Gabriel – praise me – Sir –
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Micah McLaurin performs Chopin Nocturne No. 20 in C sharp minor at Ca’ Sagredo ballroom in Venice, Italy. Ca’ Sagredo is a 14th-century Byzantine-Gothic style palace facing the Grand Canal in Venice. The Swarovski Top is by Zaldy
Apprezzato per la tecnica e la profondità espressiva Micah McLaurin è un musicista eclettico e, forte della sua giovane età, non si limita a un rigoroso repertorio classico ma crea anche arrangiamenti originali di canzoni pop; ne è un esempio il medley “Rhapsody in Gaga”, dove propone una trascrizione per solo piano di “Bad Romance” e “Paparazzi” del suo idolo Lady Gaga. Artista versatile, ama esprimersi anche attraverso la moda e, grazie al suo stile personale, ha un vasto seguito sui social media, fatto insolito per un musicista classico. Micah ha studiato con Marsha Gerber e Enrique Graf . Ha conseguito un Bachelor of Music presso il Curtis Institute of Music, lavorando con Robert McDonald e Gary Graffman. Ha completato il suo master alla Juilliard con Jerome Lowenthal. Ha ricevuto il Gilmore Young Artist Award nel 2016 e si è esibito come solista con orchestre di tutto il mondo.
Mi si è svelata infine l’essenza della vita: mai nulla compi, inizi solamente. Persino la vittoria più difficile e ambita non è mai stata vinta veramente.
Avevo eretto all’anima il tempio dell’amore: si svela ospite ambiguo ed invadente. Musica, lodi e risa giovano poco al cuore. Più bello del riposo non c’è niente.
(Traduzione di Silvio Raffo)
At Midnight
Now at last I have come to see what life is, Nothing is ever ended, everything only begun, And the brave victories that seem so splendid Are never really won.
Even love that I built my spirit’s house for, Comes like a brooding and a baffled guest, And music and men’s praise and even laughter Are not so good as rest.
Centinaia di droni illuminati hanno avvolto l’Elbphilharmonie in un’ondata di luce. Il duo di artisti DRIFT ha creato un’opera d’arte appositamente per l’Elbphilharmonie che ha immerso l’angolo occidentale dell’edificio in uno spettacolo di luci sotto forma di onde per 10 minuti, dal 28 aprile al 1 maggio 2022. Centinaia di droni hanno ballato al secondo movimento del Concerto per pianoforte di Thomas Adès, già eseguito al concerto per il quinto anniversario della Elbphilharmonie l’11 gennaio 2022; “Breaking Waves” era originariamente previsto per questa occasione. L’Elbphilharmonie è senza dubbio uno dei simboli più importanti di Amburgo. La sua moderna struttura sorge su uno dei più antichi magazzini portuali della città. Rinomata a livello internazionale per essere una delle sale da concerto con la migliore acustica, in realtà è molto di più. Il concetto dell’opera unisce musica e architettura, creando una struttura più unica che rara: due maestose sale da concerto, un hotel e appartamenti di lusso, e un ristorante.
sì, è vero – mi sto rammollendo. ai bei tempi per attraversare la mia stanza dovevi farti largo tra le bottiglie vuote. adesso dopo averle scolate le infilo ordinatamente in scatoloni di cartone. sono un bravo cittadino adesso, conservo le bottiglie per la città di Los Angeles che le ricicla. e non vedo l’interno di una cella per ubriachi da dieci anni buoni. (chiudo a chiave la porta quando bevo e faccio del male solo a me stesso.) noioso, vero? ma non è malaccio, ascoltare Mahler mentre le pareti danzano. come recluso tengo botta per me. così adesso restituisco le strade a te, che sei un duro.
(Traduzione di Simona Viciani)
moving toward age 73:
yes it’s true – I’m mellowing. in the old days to cross my room you’d have to step around and between empty bottles. now after I empty them I stack them neatly in paper cartons. I’m a good citizen now, I save the bottles for the city of Los Angeles to recycle. and I haven’t seen the inside of a drunk tank for a good ten years. (I lock the door when I drink and only inflict damage upon myself.) boring, isn’t it? but not too bad, listening to Mahler as the walls dance. as a recluse it’s enough for me. so now I’m turning the street back over to you, tough guy.
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Teodor Currentzis conducts Mahler’s Symphony No 5 in C-sharp Minor – Concert recorded at KKL – Lucerne Festival Hall (Lucerne, Switzerland), on October 10, 2021
Come Scope d’Acciaio La Neve e il Vento Avevano spazzato la Strada Invernale – La Casa era sprangata Il Sole distribuiva Deboli Sostituti di Calore – Dove scorazzava l’Uccello Il Silenzio aveva legato Il suo ampio – diligente Destriero La Mela nell’accogliente Cantina Era l’unica che si divertisse.
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
Like Brooms of Steel
Like Brooms of Steel The Snow and Wind Had swept the Winter Street – The House was hooked The Sun sent out Faint Deputies of Heat – Where rode the Bird The Silence tied His ample – plodding Steed The Apple in the Cellar snug Was all the one that played.
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Lindsey Stirling – Crystallize (from Home For The Holidays)
Né la minuzia simbolica di sostituire un tre con un due né quella metafora inutile che convoca un attimo che muore e un altro che sorge né il compimento di un processo astronomico… sconcertano e scavano l’altopiano di questa notte e ci obbligano ad attendere i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera è il sospetto generale e confuso dell’enigma del Tempo; è lo stupore davanti al miracolo che malgrado gli infiniti azzardi, che malgrado siamo le gocce del fiume di Eraclito, perduri qualcosa in noi: immobile.
(Traduzione di Tommaso Scarano)
Final del año
«Ni el pormenor simbólico de reemplazar un tres por un dos ni esa metáfora baldía que convoca un lapso que muere y otro que surge ni el cumplimiento de un proceso astronómico aturden y socavan la altiplanicie de esta noche y nos obligan a esperar las doce irreparables campanadas.
La causa verdadera es la sospecha general y borrosa del enigma del Tiempo; es el asombro ante el milagro de que a despecho de infinitos azares, de que a despecho de que somos las gotas del río de Heráclito, perdure algo en nosotros: inmóvil.»
Year’s End
Neither the symbolic detail of a three instead of a two, nor that rough metaphor that hails one term dying and another emerging nor the fulfillment of an astronomical process muddle and undermine the high plateau of this night making us wait for the twelve irreparable strokes of the bell.
The real cause is our murky pervasive suspicion of the enigma of Time, it is our awe at the miracle that, though the chances are infinite and though we are drops in Heraclitus’ river, allows something in us to endure, never moving.
(English translation by W.S. Merwin)
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Yuja Wang plays Liszt’s First Piano Concerto in E flat – Klaus Mäkelä with the Oslo Philharmonic Orchestra – Proms 2022 – Royal Albert Hall, London
Yuja Wang ha coronato la splendida serata con due bis: Carmen Variations di Horowitz, eseguita con brio e glamour, e, all’estremo opposto, una trascrizione della Danza degli spiriti benedetti dall’Orphée di Gluck, meravigliosa nella sua introspezione poetica.
Oggi stiamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta. Il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario.
Oggi noi qui intorno siamo seduti come i pagani oscuri. Fredda, sulle nostre ossa, la neve cade: a ogni costo la neve vuole entrare. Entra, neve, da noi, non dire motto: anche nel cielo tu non hai un posto.
Noi prepariamo un’acquavita, dopo saremi leggeri, con più calore in corpo. Noi prepariamo un’acquavita calda brancola un bestione intorno alla nostra capanna. Entra, bestia, da noi, ma muoviti: non hai un posto caldo neanche oggi.
Noi mettiamo le giacche nel fuoco così avremo più caldo dopo! Dopo per noi ardono subito le travi. Solo al mattino saremo gelati. Vieni, buon vento, ti vogliamo ospitare: perché, anche tu, non hai un focolare.
L’incanto di Natale (Einaudi, 2012)
Weihnachtslegende
Am heiligen Christabend heut Sitzen wir, die armen Leut In einer kalten Stube drin. Der Wind geht draußen und geht herin. Komm lieber Herr Jesus zu uns, sieh an: Weil wir Dich wahrhaft nötig han.
Wir sitzen heute so herum Als wie das finstre Heidentum. Der Schnee fällt kalt auf unser Gebein: Der Schnee will unbedingt herein. Komm Schnee zu uns herein, kein Wort: Du hast im Himmel auch keinen Ort.
Wir brauen einen Branntwein Dann wird uns leicht und wärmer sein. Einen heißen Branntwein brauen wir. Um unsere Hütt tappt ein dick Tier. Komm, Tier zu uns herein nur schnell: Ihr habt heut auch keine warme Stell.
Wir tun ins Feuer die Röck hinein Dann wird’s uns allen wärmer sein! Dann glüht uns das Gebälke schier. Erst in der Früh erfrieren wir. Komm, lieber Wind, sei unser Gast: Weil Du auch keine Heimat hast.
Christmas Legend
Christmas Eve and we, the poor, All night long will be sitting here And the room is cold that we house in And the wind that blows outside blows in. Come, dear Lord Jesus, enter too For truly we have need of you.
We sit around this holy night Like heathen who never saw the light. The snow falls cold on these bones of ours. The snow cannot bear to be out of doors: Snow, come indoors with us, for sure They’ll not house you in heaven either.
We’ll brew up a toddy and then we’ll feel Warmer and easy, body and soul. We’ll brew a hot toddy. Round our thin walls Blindly some brute beast fumbles. Quick, beast, come in with us – your kind too This night has nowhere warm to go.
We’ll feed our coats to the fire and so We’ll all be warmer than we are now. Oh the joists will glow and we shan’t freeze Not till the hour before sunrise. Come in, dear wind, dear guest, welcome: Like us, you have no house and home.
1923
(Translated by David Constantine and Tom Kuhn)
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Helene Fischer, Rea Garvey – Hallelujah (Live – Die Helene Fischer Show )
Il tempo dapprincipio fu bello, calmo. Schiamazzavano i tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo faceva un brusio, come se soffiasse in una bottiglia vuota. Passò a volo una beccaccia e nell’aria con allegri rimbombi. Ma quando nel bosco si fece buio e soffiò da oriente un vento freddo e penetrante, tutto tacque. Sulle pozzanghere si allungarono degli aghetti di ghiaccio. Il bosco divenne squallido, solitario. Sì senti l’odore dell’inverno.
Questi versi, da anni pubblicati nel web, non sono di una poesia ma è l’incipit del racconto “The Student” di Anton Cechov, edito per la prima volta il 16 aprile 1894 sul quotidiano Russkie Vedomosti. Narra di uno studente clericale che torna a casa dopo la caccia in una fredda sera del Venerdì Santo che si ferma davanti a un fuoco e incontra due vedove. Racconta loro la storia della negazione di Pietro nei Vangeli e, al termine, nota che le due donne sono profondamente commosse, portandolo a concludere che la verità e la bellezza siano i connettori di tutta la storia umana: questo lo rende pieno di gioia e stupore per la vita.
Lo studente
Il cielo era dapprima sereno e calmo. I merli cantavano. Nella palude vicina s’udiva il grido lamentoso di un essere animato; sembrava che qualcuno soffiasse in una bottiglia vuota. Passò una beccaccia, uno sparo rimbombò attraverso l’aria primaverile e svegliò un’eco gioiosa. Poi il bosco s’oscurò. Un vento freddo, frizzante, inopportuno, che veniva da Oriente, fece ammutolire ogni cosa. Sulle pozze d’acqua si formarono dei ghiaccioli; il bosco prese un aspetto triste, tetro, inospitale. Si sentiva l’odore dell’inverno.
(Traduzione di A. Polledro)
СТУДЕНТ
Погода вначале была хорошая, тихая. Кричали дрозды, и по соседству в болотах что-то живое жалобно гудело, точно дуло в пустую бутылку. Протянул один вальдшнеп, и выстрел по нем прозвучал в весеннем воздухе раскатисто и весело. Но когда стемнело в лесу, некстати подул с востока холодный пронизывающий ветер, всё смолкло. По лужам протянулись ледяные иглы, и стало в лесу неуютно, глухо и нелюдимо. Запахло зимой.
The Student
In the beginning the day was nice and peaceful. Thrushes were calling out and in the nearby bogs something was plaintively droning, sounding as if the air were blowing into a bottle. As a snipe flew over, a shot sounded out, rumbling after the bird in the spring air. But when darkness was starting to cover the forest, an unseasonable cold and piercing wind blew up out of the east. Icy needle-like lines stretched themselves out over the surfaces of puddles, and in the forest it was getting uncomfortable, remote and lonely. The air smelled of winter.
Editor’s note: This short story by Chekhov has been translated from Russian into English by Vasily Lickwar, a theological student at St. Vladimir’s Seminary in Crestwood, New York. Published in 1894 in Russian, it is one of Chekhov’s best stories, showing his mastery in evoking an atmosphere and subtly conveying changes of mood. Though not a churchman himself, Chekhov was capable of showing sympathetically the religious approach to life.
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David Garrett –The Four Seasons: Winter I (by Vivaldi) (Official Music Video)
Dall’azzurro profondo tu vieni, o dall’abisso, Bellezza! Il tuo sguardo infernale e divino versa confusamente il crimine e il benessere, e in questo ti si può paragonare al vino.
Il tramonto e l’aurora sono dentro i tuoi occhi. Come sera piovosa il tuo profumo effondi. Sono un filtro i tuoi baci, è un’anfora la bocca, che affatica l’eroe e al bimbo forza infonde.
Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri? Il Destino incantato segue la tua sottana come un cane, e dispensa sia gioie che disastri: non rispondi di nulla, di tutto sei sovrana.
Bellezza, tu cammini su morti che beffeggi, tra i tuoi tanti gioielli affascina l’Orrore; l’Assassinio tra i ciondoli che più tu privilegi, sul tuo orgoglioso ventre balzella con amore.
L’effimera precipita nel tuo lume, abbagliata, crepita, brucia e dice: questa fiamma è una brezza! L’amante che s’affanna sul corpo dell’amata somiglia a un moribondo che la tomba accarezza.
Che appartenga all’inferno o al cielo, che importa, Bellezza, mostro enorme, terribile, incantato, se con gli occhi ridenti e col piede le porte schiudi d’un Infinito che amo e fin qui vietato?
Che sia tu Sirena o Angelo, diabolica o divina, che importa se tu, fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, lampo, mia unica regina, fai il mondo meno laido, più leggero il minuto?
(Traduzione di Antonio Prete)
Hymne à la beauté
Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l’abîme, Ô Beauté! ton regard, infernal et divin, Verse confusément le bienfait et le crime, Et l’on peut pour cela te comparer au vin.
Tu contiens dans ton oeil le couchant et l’aurore; Tu répands des parfums comme un soir orageux; Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore Qui font le héros lâche et l’enfant courageux.
Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres? Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien; Tu sèmes au hasard la joie et les désastres, Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.
Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques; De tes bijoux l’Horreur n’est pas le moins charmant, Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques, Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.
L’éphémère ébloui vole vers toi, chandelle, Crépite, flambe et dit : Bénissons ce flambeau! L’amoureux pantelant incliné sur sa belle A l’air d’un moribond caressant son tombeau.
Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe, Ô Beauté ! monstre énorme, effrayant, ingénu! Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte D’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu?
De Satan ou de Dieu, qu’importe ? Ange ou Sirène, Qu’importe, si tu rends, – fée aux yeux de velours, Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine! – L’univers moins hideux et les instants moins lourds?
Hymn to Beauty
Do you come from Heaven or rise from the abyss, Beauty? Your gaze, divine and infernal, Pours out confusedly benevolence and crime, And one may for that, compare you to wine.
You contain in your eyes the sunset and the dawn; You scatter perfumes like a stormy night; Your kisses are a philtre, your mouth an amphora, Which make the hero weak and the child courageous.
Do you come from the stars or rise from the black pit? Destiny, bewitched, follows your skirts like a dog; You sow at random joy and disaster, And you govern all things but answer for nothing.
You walk upon corpses which you mock, O Beauty! Of your jewels Horror is not the least charming, And Murder, among your dearest trinkets, Dances amorously upon your proud belly.
The dazzled moth flies toward you, O candle! Crepitates, flames and says: “Blessed be this flambeau!” The panting lover bending o’er his fair one Looks like a dying man caressing his own tomb,
Whether you come from heaven or from hell, who cares, O Beauty! Huge, fearful, ingenuous monster! If your regard, your smile, your foot, open for me An Infinite I love but have not ever known?
From God or Satan, who cares? Angel or Siren, Who cares, if you make, — fay with the velvet eyes, Rhythm, perfume, glimmer; my one and only queen! The world less hideous, the minutes less leaden?
— William Aggeler, The Flowers of Evil (Fresno, CA: Academy Library Guild, 1954)
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David Garrett – Danse Macabre by Saint-Saëns – (Official Music Video)