Sul muro c’era scritto col gesso: da “Poetry and Prose” (2003), Bertolt Brecht

Sul muro c’era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l’ha scritto
è già caduto.

Auf der Mauer Stand mit Kreide:

Sie wollen den Krieg. 
Der es geschrieben hat
ist schon gefallen.

On the Wall was chalked:

They want war.
He who wrote it
Has already fallen.

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Helene Fischer – Luftballon (Offizielles Musikvideo) – “Luftballon” aus dem Album „Rausch“, Shot in Germany, September 2021

Helene Fischer in “Luftballon” canta della perdita di una persona cara. I versi della canzone dicono: “Ricordo ancora esattamente / Com’era in quei giorni / Ci siamo seduti insieme per ore fino a notte fonda / E posso ancora sentirti dire / ‘Il tempo passa troppo in fretta / E uno si rammarica solo delle cose che non fa’/ E a un certo punto forse capirò / Ti porterò con me finché non ci incontreremo di nuovo. “Nel ritornello, la canzone dice:” E mi lascio andare, ti mando un palloncino. A volte mi guardi da lassù?“.

Il gatto, da “I gatti lo sapranno” (2010), Guillaume Apollinaire

Mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di buonsenso,
un gatto che passeggi in mezzo ai libri,
e degli amici per qualsiasi tempo
senza i quali non posso proprio vivere.

(Traduzione di Fabrizio Dall’Aglio)

Le chat

je souhaite dans ma maison:
Une femme ayant sa raison,
Un chat passant parmi les livres,
Des amis en toute saison
Sans lesquels je ne peux pas vivre.

Da Bestiaire ou Cortège d’Orphée (1911)

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Michael Daugherty: “Raise the Roof” for Timpani and Symphonic Band

Dove Tu sei – quella – è Casa, Emily Dickinson

Dove Tu sei – quella – è Casa –
Kashmir – o Calvario – lo stesso –
Rango – o Vergogna –
Ho scarsa considerazione del Nome del Posto –
Purché possa Venirci –

Ciò che Tu fai – è Delizia –
La Schiavitù come un Gioco – sarebbe dolce –
La Prigionia – Contentezza –
E la Condanna – un Sacramento –
Se solo Noi due – c’incontrassimo –

Dove Tu non sei – è Dolore –
Anche se Compagini di Aromi – si diffondessero –
Ciò che Tu non fai – Disperazione –
Anche se Gabriele – mi lodasse – Signore –

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

Where Thou art – that – is Home

Where Thou art – that – is Home –
Cashmere – or Calvary – the same –
Degree – or Shame –
I scarce esteem Location’s Name –
So I may Come –

What Thou dost – is Delight –
Bondage as Play – be sweet –
Imprisonment – Content –
And Sentence – Sacrament –
Just We two – meet –

Where Thou art not – is Wo –
Tho’ Bands of Spices – row –
What Thou dost not – Despair –
Tho’ Gabriel – praise me – Sir –

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Micah McLaurin performs Chopin Nocturne No. 20 in C sharp minor at Ca’ Sagredo ballroom in Venice, Italy. Ca’ Sagredo is a 14th-century Byzantine-Gothic style palace facing the Grand Canal in Venice. The Swarovski Top is by Zaldy

Apprezzato per la tecnica e la profondità espressiva Micah McLaurin è un musicista eclettico e, forte della sua giovane età, non si limita a un rigoroso repertorio classico ma crea anche arrangiamenti originali di canzoni pop; ne è un esempio il medley “Rhapsody in Gaga”, dove propone una trascrizione per solo piano di “Bad Romance” e “Paparazzi” del suo idolo Lady Gaga. Artista versatile, ama esprimersi anche attraverso la moda e, grazie al suo stile personale, ha un vasto seguito sui social media, fatto insolito per un musicista classico.
Micah ha studiato con Marsha Gerber e Enrique Graf . Ha conseguito un Bachelor of Music presso il Curtis Institute of Music, lavorando con Robert McDonald e Gary Graffman. Ha completato il suo master alla Juilliard con Jerome Lowenthal. Ha ricevuto il Gilmore Young Artist Award  nel 2016 e si è esibito come solista con orchestre di tutto il mondo.

A mezzanotte, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Mi si è svelata infine l’essenza della vita:
mai nulla compi, inizi solamente.
Persino la vittoria più difficile e ambita
non è mai stata vinta veramente.

Avevo eretto all’anima il tempio dell’amore:
si svela ospite ambiguo ed invadente.
Musica, lodi e risa giovano poco al cuore.
Più bello del riposo non c’è niente.

(Traduzione di Silvio Raffo)

At Midnight

Now at last I have come to see what life is,
Nothing is ever ended, everything only begun,
And the brave victories that seem so splendid
Are never really won.

Even love that I built my spirit’s house for,
Comes like a brooding and a baffled guest,
And music and men’s praise and even laughter
Are not so good as rest.

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DRIFT »Breaking Waves« | Elbphilharmonie – Hamburg (DE)

Centinaia di droni illuminati hanno avvolto l’Elbphilharmonie in un’ondata di luce.
Il duo di artisti DRIFT ha creato un’opera d’arte appositamente per l’Elbphilharmonie che ha immerso l’angolo occidentale dell’edificio in uno spettacolo di luci sotto forma di onde per 10 minuti, dal 28 aprile al 1 maggio 2022. Centinaia di droni hanno ballato al secondo movimento del Concerto per pianoforte di Thomas Adès, già eseguito al concerto per il quinto anniversario della Elbphilharmonie l’11 gennaio 2022; “Breaking Waves” era originariamente previsto per questa occasione.

L’Elbphilharmonie è senza dubbio uno dei simboli più importanti di Amburgo.
La sua moderna struttura sorge su uno dei più antichi magazzini portuali della città. Rinomata a livello internazionale per essere una delle sale da concerto con la migliore acustica, in realtà è molto di più. Il concetto dell’opera unisce musica e architettura, creando una struttura più unica che rara: due maestose sale da concerto, un hotel e appartamenti di lusso, e un ristorante.

vado per i 73: da “Mentre Buddha sorride” (2015), Charles Bukowski

sì, è vero – mi sto rammollendo.
ai bei tempi
per attraversare la mia stanza dovevi
farti largo tra le bottiglie
vuote.
adesso dopo averle scolate
le infilo ordinatamente in scatoloni
di cartone.
sono un bravo cittadino adesso, conservo
le bottiglie per la città di Los
Angeles che le
ricicla.
e non vedo l’interno
di una cella per ubriachi da dieci anni
buoni.
(chiudo a chiave la porta quando bevo
e faccio del male solo a
me stesso.)
noioso, vero?
ma non è malaccio, ascoltare
Mahler mentre le pareti
danzano.
come recluso tengo botta per
me.
così adesso restituisco le strade
a te,
che sei un duro.

(Traduzione di Simona Viciani)

moving toward age 73:

yes it’s true – I’m mellowing.
in the old days
to cross my room you’d have to
step around and between empty
bottles.
now after I empty them
I stack them neatly in paper
cartons.
I’m a good citizen now, I save
the bottles for the city of Los
Angeles to
recycle.
and I haven’t seen the inside
of a drunk tank for a good ten
years.
(I lock the door when I drink
and only inflict damage upon
myself.)
boring, isn’t it?
but not too bad, listening to
Mahler as the walls
dance.
as a recluse it’s enough for
me.
so now I’m turning the street back
over to you,
tough guy.

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Teodor Currentzis conducts Mahler’s Symphony No 5 in C-sharp Minor Concert recorded at KKL – Lucerne Festival Hall (Lucerne, Switzerland), on October 10, 2021

Come Scope d’Acciaio, Emily Dickinson

Come Scope d’Acciaio
La Neve e il Vento
Avevano spazzato la Strada Invernale –
La Casa era sprangata
Il Sole distribuiva
Deboli Sostituti di Calore –
Dove scorazzava l’Uccello
Il Silenzio aveva legato
Il suo ampio – diligente Destriero
La Mela nell’accogliente Cantina
Era l’unica che si divertisse.

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

Like Brooms of Steel

Like Brooms of Steel
The Snow and Wind
Had swept the Winter Street –
The House was hooked
The Sun sent out
Faint Deputies of Heat –
Where rode the Bird
The Silence tied
His ample – plodding Steed
The Apple in the Cellar snug
Was all the one that played.

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Lindsey Stirling – Crystallize (from Home For The Holidays)

Fine anno, da “Fervore di Buenos Aires” (1923), Jorge Luis Borges

Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico…
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.

La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.

(Traduzione di Tommaso Scarano)

Final del año

«Ni el pormenor simbólico
de reemplazar un tres por un dos
ni esa metáfora baldía
que convoca un lapso que muere y otro que surge
ni el cumplimiento de un proceso astronómico
aturden y socavan
la altiplanicie de esta noche
y nos obligan a esperar
las doce irreparables campanadas.

La causa verdadera
es la sospecha general y borrosa
del enigma del Tiempo;
es el asombro ante el milagro
de que a despecho de infinitos azares,
de que a despecho de que somos
las gotas del río de Heráclito,
perdure algo en nosotros:
inmóvil.»

Year’s End

Neither the symbolic detail
of a three instead of a two,
nor that rough metaphor
that hails one term dying and another emerging
nor the fulfillment of an astronomical process
muddle and undermine
the high plateau of this night
making us wait
for the twelve irreparable strokes of the bell.

The real cause
is our murky pervasive suspicion
of the enigma of Time,
it is our awe at the miracle
that, though the chances are infinite
and though we are
drops in Heraclitus’ river,
allows something in us to endure,
never moving.

(English translation by W.S. Merwin)

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Yuja Wang plays Liszt’s First Piano Concerto in E flat – Klaus Mäkelä with the Oslo Philharmonic Orchestra – Proms 2022 – Royal Albert Hall, London

Yuja Wang ha coronato la splendida serata con due bis: Carmen Variations di Horowitz, eseguita con brio e glamour, e, all’estremo opposto, una trascrizione della Danza degli spiriti benedetti dall’Orphée di Gluck, meravigliosa nella sua introspezione poetica.

Leggenda di Natale, Bertolt Brecht

Oggi stiamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta.
Il vento corre di fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.

Oggi noi qui intorno siamo seduti
come i pagani oscuri.
Fredda, sulle nostre ossa, la neve cade:
a ogni costo la neve vuole entrare.
Entra, neve, da noi, non dire motto:
anche nel cielo tu non hai un posto.

Noi prepariamo un’acquavita, dopo
saremi leggeri, con più calore in corpo.
Noi prepariamo un’acquavita calda
brancola un bestione intorno alla nostra capanna.
Entra, bestia, da noi, ma muoviti:
non hai un posto caldo neanche oggi.

Noi mettiamo le giacche nel fuoco
così avremo più caldo dopo!
Dopo per noi ardono subito le travi.
Solo al mattino saremo gelati.
Vieni, buon vento, ti vogliamo ospitare:
perché, anche tu, non hai un focolare.

 L’incanto di Natale (Einaudi, 2012)

Weihnachtslegende

Am heiligen Christabend heut
Sitzen wir, die armen Leut
In einer kalten Stube drin.
Der Wind geht draußen und geht herin.
Komm lieber Herr Jesus zu uns, sieh an:
Weil wir Dich wahrhaft nötig han.

Wir sitzen heute so herum
Als wie das finstre Heidentum.
Der Schnee fällt kalt auf unser Gebein:
Der Schnee will unbedingt herein.
Komm Schnee zu uns herein, kein Wort:
Du hast im Himmel auch keinen Ort.

Wir brauen einen Branntwein
Dann wird uns leicht und wärmer sein.
Einen heißen Branntwein brauen wir.
Um unsere Hütt tappt ein dick Tier.
Komm, Tier zu uns herein nur schnell:
Ihr habt heut auch keine warme Stell.

Wir tun ins Feuer die Röck hinein
Dann wird’s uns allen wärmer sein!
Dann glüht uns das Gebälke schier.
Erst in der Früh erfrieren wir.
Komm, lieber Wind, sei unser Gast:
Weil Du auch keine Heimat hast.

Christmas Legend

Christmas Eve and we, the poor,
All night long will be sitting here
And the room is cold that we house in
And the wind that blows outside blows in.
Come, dear Lord Jesus, enter too
For truly we have need of you.

We sit around this holy night
Like heathen who never saw the light.
The snow falls cold on these bones of ours.
The snow cannot bear to be out of doors:
Snow, come indoors with us, for sure
They’ll not house you in heaven either.

We’ll brew up a toddy and then we’ll feel
Warmer and easy, body and soul.
We’ll brew a hot toddy. Round our thin walls
Blindly some brute beast fumbles.
Quick, beast, come in with us – your kind too
This night has nowhere warm to go.

We’ll feed our coats to the fire and so
We’ll all be warmer than we are now.
Oh the joists will glow and we shan’t freeze
Not till the hour before sunrise.
Come in, dear wind, dear guest, welcome:
Like us, you have no house and home.

1923

(Translated by David Constantine and Tom Kuhn)

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Helene Fischer, Rea Garvey – Hallelujah (Live – Die Helene Fischer Show )

L’odore dell’inverno, dal racconto “Lo studente”, Anton Čechov

Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se
soffiasse in una bottiglia vuota.
Passò a volo una beccaccia e
nell’aria con allegri rimbombi.
Ma quando nel bosco si fece
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque.
Sulle pozzanghere si allungarono
degli aghetti di ghiaccio.
Il bosco divenne squallido, solitario.
Sì senti l’odore dell’inverno.

Questi versi, da anni pubblicati nel web, non sono di una poesia ma è l’incipit del racconto “The Student” di Anton Cechov, edito per la prima volta il 16 aprile 1894 sul quotidiano Russkie Vedomosti.
Narra di uno studente clericale che torna a casa dopo la caccia in una fredda sera del Venerdì Santo che si ferma davanti a un fuoco e incontra due vedove. Racconta loro la storia della negazione di Pietro nei Vangeli e, al termine, nota che le due donne sono profondamente commosse, portandolo a concludere che la verità e la bellezza siano i connettori di tutta la storia umana: questo lo rende pieno di gioia e stupore per la vita.

Lo studente

Il cielo era dapprima sereno e calmo. I merli cantavano. Nella palude vicina s’udiva il grido lamentoso di un essere animato; sembrava che qualcuno soffiasse in una bottiglia vuota. Passò una beccaccia, uno sparo rimbombò attraverso l’aria primaverile e svegliò un’eco gioiosa. Poi il bosco s’oscurò. Un vento freddo, frizzante, inopportuno, che veniva da Oriente, fece ammutolire ogni cosa. Sulle pozze d’acqua si formarono dei ghiaccioli; il bosco prese un aspetto triste, tetro, inospitale. Si sentiva l’odore dell’inverno.

(Traduzione di A. Polledro)

СТУДЕНТ

Погода вначале была хорошая, тихая. Кричали дрозды, и по соседству в болотах что-то живое жалобно гудело, точно дуло в пустую бутылку. Протянул один вальдшнеп, и выстрел по нем прозвучал в весеннем воздухе раскатисто и весело. Но когда стемнело в лесу, некстати подул с востока холодный пронизывающий ветер, всё смолкло. По лужам протянулись ледяные иглы, и стало в лесу неуютно, глухо и нелюдимо. Запахло зимой.

The Student

In the beginning the day was nice and peaceful. Thrushes were calling out and in the nearby bogs something was plaintively droning, sounding as if the air were blowing into a bottle. As a snipe flew over, a shot sounded out, rumbling after the bird in the spring air. But when darkness was starting to cover the forest, an unseasonable cold and piercing wind blew up out of the east. Icy needle-like lines stretched themselves out over the surfaces of puddles, and in the forest it was getting uncomfortable, remote and lonely. The air smelled of winter.

Editor’s note: This short story by Chekhov has been translated from Russian into English by Vasily Lickwar, a theological student at St. Vladimir’s Seminary in
Crestwood, New York. Published in 1894 in Russian, it is one of Chekhov’s best stories, showing his mastery in evoking an atmosphere and subtly conveying changes of mood. Though not a churchman himself, Chekhov was capable of showing sympathetically the religious approach to life
.

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David Garrett – The Four Seasons: Winter I (by Vivaldi) (Official Music Video)

Inno alla bellezza, da “I fiori del male”, Charles Baudelaire

Dall’azzurro profondo tu vieni, o dall’abisso,
Bellezza! Il tuo sguardo infernale e divino
versa confusamente il crimine e il benessere,
e in questo ti si può paragonare al vino.

Il tramonto e l’aurora sono dentro i tuoi occhi.
Come sera piovosa il tuo profumo effondi.
Sono un filtro i tuoi baci, è un’anfora la bocca,
che affatica l’eroe e al bimbo forza infonde.

Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?
Il Destino incantato segue la tua sottana
come un cane, e dispensa sia gioie che disastri:
non rispondi di nulla, di tutto sei sovrana.

Bellezza, tu cammini su morti che beffeggi,
tra i tuoi tanti gioielli affascina l’Orrore;
l’Assassinio tra i ciondoli che più tu privilegi,
sul tuo orgoglioso ventre balzella con amore.

L’effimera precipita nel tuo lume, abbagliata,
crepita, brucia e dice: questa fiamma è una brezza!
L’amante che s’affanna sul corpo dell’amata
somiglia a un moribondo che la tomba accarezza.

Che appartenga all’inferno o al cielo, che importa,
Bellezza, mostro enorme, terribile, incantato,
se con gli occhi ridenti e col piede le porte
schiudi d’un Infinito che amo e fin qui vietato?

Che sia tu Sirena o Angelo, diabolica o divina,
che importa se tu, fata dagli occhi di velluto,
ritmo, profumo, lampo, mia unica regina,
fai il mondo meno laido, più leggero il minuto?

(Traduzione di Antonio Prete)

Hymne à la beauté

Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l’abîme,
Ô Beauté! ton regard, infernal et divin,
Verse confusément le bienfait et le crime,
Et l’on peut pour cela te comparer au vin.

Tu contiens dans ton oeil le couchant et l’aurore;
Tu répands des parfums comme un soir orageux;
Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore
Qui font le héros lâche et l’enfant courageux.

Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres?
Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien;
Tu sèmes au hasard la joie et les désastres,
Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.

Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques;
De tes bijoux l’Horreur n’est pas le moins charmant,
Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques,
Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.

L’éphémère ébloui vole vers toi, chandelle,
Crépite, flambe et dit : Bénissons ce flambeau!
L’amoureux pantelant incliné sur sa belle
A l’air d’un moribond caressant son tombeau.

Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe,
Ô Beauté ! monstre énorme, effrayant, ingénu!
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte
D’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu?

De Satan ou de Dieu, qu’importe ? Ange ou Sirène,
Qu’importe, si tu rends, – fée aux yeux de velours,
Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine! –
L’univers moins hideux et les instants moins lourds?

Hymn to Beauty

Do you come from Heaven or rise from the abyss,
Beauty? Your gaze, divine and infernal,
Pours out confusedly benevolence and crime,
And one may for that, compare you to wine.

You contain in your eyes the sunset and the dawn;
You scatter perfumes like a stormy night;
Your kisses are a philtre, your mouth an amphora,
Which make the hero weak and the child courageous.

Do you come from the stars or rise from the black pit?
Destiny, bewitched, follows your skirts like a dog;
You sow at random joy and disaster,
And you govern all things but answer for nothing.

You walk upon corpses which you mock, O Beauty!
Of your jewels Horror is not the least charming,
And Murder, among your dearest trinkets,
Dances amorously upon your proud belly.

The dazzled moth flies toward you, O candle!
Crepitates, flames and says: “Blessed be this flambeau!”
The panting lover bending o’er his fair one
Looks like a dying man caressing his own tomb,

Whether you come from heaven or from hell, who cares,
O Beauty! Huge, fearful, ingenuous monster!
If your regard, your smile, your foot, open for me
An Infinite I love but have not ever known?

From God or Satan, who cares? Angel or Siren,
Who cares, if you make, — fay with the velvet eyes,
Rhythm, perfume, glimmer; my one and only queen!
The world less hideous, the minutes less leaden?

— William Aggeler, The Flowers of Evil (Fresno, CA: Academy Library Guild, 1954)

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David Garrett – Danse Macabre by Saint-Saëns – (Official Music Video)