Marzo è il mese dell’attesa Le cose che non sappiamo – Le persone del pronostico – stanno per arrivare – Cerchiamo di restare seri – ma la gioia esibita ci tradisce, come il primo amore tradisce un ragazzo.
(Traduzione di Massimo Bacigalupo)
“Marzo è il mese dell’attesa” può essere interpretata in molti modi, a seconda del punto di vista del lettore. Una possibile interpretazione è che la poesia riguardi la tendenza umana ad anticipare e fare supposizioni sul futuro, anche quando abbiamo informazioni limitate. Dickinson sembra suggerire che questa anticipazione può essere sia elettrizzante che pericolosa, in quanto può portarci a fare false ipotesi e creare aspettative irrealistiche.
March is the Month of Expectation
March is the Month of Expectation. The things we do not know – The Persons of prognostication Are coming now – We try to show becoming firmness – But pompous Joy Betrays us, as his first Betrothal Betrays a Boy.
Dobbiamo cominciare a comprendere tutto ciò che ci circonda, perché nessuno sa di cosa potremmo aver bisogno. Dobbiamo portare con noi anche l’aria; e il peso che una volta pensavamo un fardello si rivela il battito della nostra vita e la bussola del nostro cervello. I colori bilanciano le nostre paure, e l’esistenza inizia a intasarsi a meno che i nostri pensieri non possano manifestarsi inosservati e lasciare che una fonte di essenziale sciocchezza scorra attraverso i nostri sogni.
E oh, spero che possiamo ancora fare in modo che il vento soffi, e occasionalmente si verifichi qualche tipo di shock, come pioggia e avventure vaganti di cui a nessuno importa: amore innocuo, grasse risate negli angoli, famiglie che gattonano in giro per il salotto ringhiando, come orsi nella caverna del pianoforte.
“Verso l’era spaziale” è una poesia che celebra il senso di meraviglia e curiosità dell’umanità per l’universo. Mary Oliver immagina un futuro in cui abbiamo la tecnologia e il coraggio di esplorare l’universo, e ritrae questo viaggio come un viaggio di avventura, scoperta e trasformazione.
Toward The Space Age
We must begin to catch hold of everything around us, for nobody knows what we may need. We have to carry along the air, even; and the weight we once thought a burden turns out to form the pulse of our life and the compass for our brain. Colors balance our fears, and existence begins to clog unless our thoughts can occur unwatched and let a fountain of essential silliness out through our dreams.
And oh I hope we can still arrange for the wind to blow, and occasionally some kind of shock to occur, like rain, and stray adventures no one cares about – harmless love, immoderate guffaws on corners, families crawling around the front room growling, being bears in the piano cave.
Mi rassegno. C’è in vetta alla montagna un dirupo sporgente, che, visto da dove ogni cosa è estranea, da questa valle nascosta, sembra posto lì affinché noi non l’abbiamo, affinché, vedendolo lì, ci contentiamo solo di vederlo nel nostro eterno qui…
Mi rassegno. Quel dirupo aguzzo forse raggiungeranno coloro che nella forza d’andare ripongono tutto. Per il tuo stesso silenzio assente e muto, non andare, mio cuore.
(Da “Poesie Scelte” a cura di Luigi Panarese, Passigli Editori 2006)
Eu me resigno. Há no alto da montanha
Eu me resigno. Há no alto da montanha Um penhasco saído, Que, visto de onde toda coisa é estranha, Deste vale escondido, Parece posto ali para o não termos, Para que, vendo-o ali, Nos contentemos só com o aí vermos No nosso eterno aqui…
Eu me resigno. Esse penhasco agudo Talvez alcançarão Os que na força de irem põem tudo. De teu próprio silêncio nulo e mudo, Não vás, meu coração.
Le nostre vite sono svizzere – così immobili – così fredde – finché un pomeriggio chissà le Alpi lasciano aperte le tende e noi vediamo di là!
L’Italia è dall’altra parte! Mentre come sentinelle in mezzo – le Alpi solenni – le Alpi sirene eterne si frammettono!
(Traduzione di Massimo Bacigalupo)
Gli istanti in cui ci accade di poter sbrigliare liberamente la nostra fantasia sono pochi, insoliti e fuggevoli. Talvolta riusciamo a coglierli, a guardare al di là della noiosa routine quotidiana, ma quelle tende aperte per un momento si richiudono subito e ci lasciano soltanto il rimpianto dell’impossibile, custodito da barriere invalicabili. L’Italia è citata soltanto in un’altra poesia di ED, la J312-F600, dove è ricordata come il luogo in cui fu sepolta Elizabeth Barrett Browning. (G. Ierolli, The Complete Poems of Emily Dickinson)
Our lives are Swiss
Our lives are Swiss – So still – so Cool – Till some odd afternoon The Alps neglect their Curtains And we look farther on!
Italy stands the other side! While like a guard between – The solemn Alps – The siren Alps Forever intervene!
Questo poeta della dinastia Song è così infelice. Il vento sospira tra gli alberi, un cigno solitario passa là in alto, e lui è solo nella sua barchetta, sull’acqua.
Se soltanto apprezzasse quanto me la vita nella Cina dell’undicesimo secolo: niente cartoni animati a tutto volume in tv, niente musica dal camioncino dei gelati,
solamente il richiamo orgoglioso degli uccelli e lo scorrere regolare di un orologio ad acqua.
(Traduzione di Franco Nasi)
Liu Yung
This poet of the Sung dynasty is so miserable. The wind sighs around the trees, a single swan passes overhead, and he is alone on the water in his skiff.
If only he appreciated life in eleventh-century China as much as I do – no loud cartoons on television, no music from the ice cream truck,
just the calls of elated birds and the steady flow of the water clock.
Noi due tenendoci per mano Ci crediamo dovunque a casa nostra Sotto l’albero dolce sotto il cielo nero Sotto ogni tetto nell’intimità Nella strada vuota in pieno sole Negli occhi vaghi della folla Accanto a saggi e a folli Tra i fanciulli e gli adulti L’amore non è fatto di misteri Noi siamo l’evidenza stessa Credono d’essere a casa nostra Tutti gli innamorati.
Nous deux
Nous deux nous tenant par la main Nous nous croyons partout chez nous Sous l’arbre doux sous le ciel noir Sous tous les toits au coin du feu Dan la rue vide en plein soleil Dans les yeux vagues de la foule Auprès des sages et des fous Parmi les enfants et les grands L’amour n’a rien de mystérieux Nous sommes l’évidence même Les amoureux se croient chez nous.
We two
We two take each other by the hand We believe everywhere in our house Under the soft tree under the black sky Beneath the roofs at the edge of the fire In the empty street in broad daylight In the wandering eyes of the crowd By the side of the foolish and wise Among the grown-ups and children Love’s not mysterious at all We are the evidence ourselves In our house lovers believe.
lo non sono nel mio passato né nel mio futuro. Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice.
Era pieno inverno. Soffiava il vento della steppa. E aveva freddo il neonato nella grotta Sul pendio della collina.
L’alito del bue lo riscaldava. Animali domestici stavano nella grotta, sulla culla vagava un tiepido vapore.
Scossi dalle pelli le paglie del giaciglio e i grani di miglio, dalle rupi guardavano assonnati i pastori gli spazi della mezzanotte.
Lontano, la pianura sotto la neve, e il cimitero e recinti e pietre tombali e stanghe di carri confitte nella neve, e sul cimitero il cielo tutto stellato.
E lì accanto, mai vista sino allora, più modesta d’un lucignolo alla finestrella d’un capanno, traluceva una stella sulla strada di Betlemme.
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Рождественская звезда
Стояла зима. Дул ветер из степи. И холодно было младенцу в вертепе На склоне холма.
Его согревало дыханье вола. Домашние звери Стояли в пещере, Над яслями теплая дымка плыла.
Доху отряхнув от постельной трухи И зернышек проса, Смотрели с утеса Спросонья в полночную даль пастухи.
Вдали было поле в снегу и погост, Ограды, надгробья, Оглобля в сугробе, И небо над кладбищем, полное звезд.
А рядом, неведомая перед тем, Застенчивей плошки В оконце сторожки Мерцала звезда по пути в Вифлеем. …………………………………..
The Star of the Nativity
It was winter, and chill Wind blew from the steppe, And the infant felt cold as he lay in that den On the slope of the hill.
And as he lay there, the child was kept warm By the breathing of oxen, And a haze hung over the manger, For in that cave they kept beasts from the farm.
Shaking the bedstraw and granules of millet From their sheepskins, Bleary-eyed herdsmen Gazed from their crag at the expanse of midnight.
Far away, beneath snow lay the burial yard, Fields, fences, and tombstones, Snow-drifted cart shafts, And over the graves stood a sky full of stars.
And nearby, and unseen hitherto and more timid Than candle-stub glow In a night-watchman’s window, The star on the roadway to Bethlehem glinted.
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(Translated by Christopher Barnes University of Toronto · Academic Electronic Journal in Slavic Studies)