La libertà non verrà oggi, quest’anno o mai tramite il compromesso e la paura.
Io ho gli stessi diritti di chiunque altro di camminare con le mie gambe e possedere la terra.
Sono stufo di sentirmi ripetere Lascia correre Domani è un altro giorno Non mi serve la libertà da morto. Non posso vivere del pane di domani. La libertà è un seme robusto seminato nella grande necessità. Io pure vivo qui. E voglio la libertà esattamente come te.
Freedom
Freedom will not come Today, this year Nor ever Through compromise and fear.
I have as much right As the other fellow has To stand On my two feet And own the land.
I tire so of hearing people say, Let things take their course. Tomorrow is another day. I do not need my freedom when I’m dead. I cannot live on tomorrow’s bread. Freedom Is a strong seed Planted In a great need. I live here, too. I want my freedom Just as you.
Langston Hughes, “Freedom [1]” from The Collected Works of Langston Hughes (2002)
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Beethoven: Why people all over the world love Beethoven’s 9th Symphony | Music Documentary
Un veloce giro del mondo sulle tracce della Nona Sinfonia di Beethoven. Sei musicisti provenienti da diversi paesi – tra cui il direttore d’orchestra Teodor Currentzis e il compositore Tan Dun – raccontano le loro idee e sentimenti quando interpretano la famosa sinfonia. Nonostante la varietà delle voci, c’è una nota chiave unificante: la Nona di Beethoven è un simbolo di libertà, gioia e umanità. Rappresenta la visione di un mondo migliore.
Qualche zolla di terra, e la vita sarà dimenticata. La musica si libererà dalle circostanze. Si calmerà la tosse del maestro sui minuetti. E saranno tolti i cataplasmi. Il fuoco divorerà la parrucca piena di polvere e pidocchi. Spariranno le macchie d’inchiostro dal polsino di pizzo. Finiranno tra i rifiuti le scarpe, scomode testimoni. Il violino verrà preso dall’allievo meno dotato. Saranno tolti dagli spartiti i conti del macellaio. Le lettere della povera madre finiranno in pancia ai topi. L’amore sfortunato svanirà nel nulla. Gli occhi smetteranno di lacrimare. Il nastro rosa servirà alla figlia dei vicini. I tempi, grazie a Dio, non sono ancora romantici. Tutto ciò che non è quartetto come quinto sarà scartato. Tutto ciò che non è quintetto come sesto sarà soffiato via. Tutto ciò che non è un coro di quaranta angeli tacerà come guaito di cane e singulto di gendarme. Verrà tolto dalla finestra il vaso con l’aloe, il piatto con il moschicida e il vasetto di pomata, e apparirà – ma sì – la vista sul giardino, il giardino che lì non c’era mai stato. E ora ascoltate, ascoltate, o mortali, stupefatti tendete attenti l’orecchio, o assorti, o stupiti, o rapiti mortali, ascoltate – ascoltatori – mutati in udito.
(Traduzione di Pietro Marchesani)
Klasyk
Kilka grud ziemi a będzie zapomniane życie. Muzyka wyswobodzi się z okoliczności. Ucichnie kaszel mistrza nad menuetami. I oderwane będą kataplazmy. Ogień strawi perukę pełną kurzu i wszy. Znikną plamy inkaustu z koronkowego mankietu. Pójdą na śmietnik trzewiki, niewygodni świadkowie. Skrzypce zabierze sobie uczeń najmniej zdolny. Powyjmowane będą z nut rachunki od rzeźnika. Do mysich brzuchów trafią listy biednej matki. Unicestwiona zgaśnie niefortunna miłość. Oczy przestaną łzawić. Różowa wstążka przyda się córce sąsiadów. Czasy, chwalić Boga, nie są jeszcze romantyczne. Wszystko, co nie jest kwartetem, będzie jako piąte odrzucone. Wszystko, co nie jest kwintetem, będzie jako szóste zdmuchnięte. Wszystko, co nie jest chórem czterdziestu aniołów, zmilknie jako psi skowyt i czkawka żandarma. Zabrany będzie z okna wazon z aloesem, talerz z trutką na muchy i słoik z pomadą, i odsłoni się widok – ależ tak! – na ogród, ogród, którego nigdy tu nie było. No i teraz słuchajcie, słuchajcie, śmiertelni, w zdumieniu pilnie nadstawiajcie ucha, o pilni, o zdumieni, o zasłuchani śmiertelni, słuchajcie – słuchający – zamienieni w słuch.
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Tchaikovsky: Symphony No.5 In E Minor, Op.64, TH.29 – 4. Finale (Andante maestoso – Allegro vivace) · Wiener Philharmoniker · Valery Gergiev (Released on:1999-01-01)
Stamattina mi sono svegliato con la pioggia che batteva sui vetri. E ho capito che da molto tempo ormai, posto davanti a un bivio, ho scelto la via peggiore. Oppure, semplicemente, la più facile. Rispetto a quella virtuosa. O alla più ardua. Questi pensieri mi vengono quando sono giorni che sto da solo. Come adesso. Ore passate in compagnia del fesso che non sono altro. Ore e ore che somigliano tanto a una stanza angusta. Con appena una striscia di moquette su cui camminare.
(Traduzione di Riccardo Duranti e Francesco Durante)
Company
This morning I woke up to rain on the glass. And understood that for a long time now I’ve chosen the corrupt when I had a choice. Or else, simply, the merely easy. Over the virtuous. Or the difficult. This way of thinking happens when I’ve been alone for days. Like now. Hours spent in my own dumb company. Hours and hours much like a little room. With just a strip of carpet to walk on.
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Performance by Daniil Trifonov, The Philadelphia Orchestra and Yannick Nézet-Séguin – Rachmaninov: Rhapsody On A Theme Of Paganini, Op.43, Variation 18
Dove la mente non conosce paura e la testa si tiene alta; dove il sapere è libero; dove il mondo non è frazionato da anguste pareti domestiche; dove le parole sgorgano dalle profondità del vero; dove lo sforzo instancabile tende le braccia verso la perfezione; dove il limpido ruscello della ragione non ha deviato nel monotono deserto sabbioso delle vecchie abitudini; dove la mente è a Te indirizzata verso pensieri e azioni sempre più vasti; sotto tal cielo di libertà, Padre mio, fa che il mio popolo si desti.
Where the mind is without fear
Where the mind is without fear and the head is held high Where knowledge is free Where the world has not been broken up into fragments By narrow domestic walls Where words come out from the depth of truth Where tireless striving stretches its arms towards perfection Where the clear stream of reason has not lost its way Into the dreary desert sand of dead habit Where the mind is led forward by thee Into ever-widening thought and action Into that heaven of freedom, my Father, let my country awake.
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Anoushka Shankar e Patricia Kopatchinskaja – Raga Piloo – Konzerthaus Berlin, 23 aprile 2016
Anoushka Shankar e Patricia Kopatchinskaja in questa esibizione alla Konzerthaus di Berlino omaggiano il violinista e direttore d’orchestra di fama mondiale Yehudi Menuhin, che avrebbe festeggiato il suo centesimo compleanno il 22 aprile 2016. Come suo padre Ravi Shankar, Anoushka è un’abile suonatrice di sitar virtuoso. È una figura singolare nelle scene della world music indiana classica e progressiva. Il suo talento ha ottenuto numerosi prestigiosi riconoscimenti, tra cui cinque nomination ai Grammy Award. In questa occasione, lei e il suo ensemble si esibiscono in musica indiana e raga, cinquant’anni dopo la registrazione dell’album cult di Yehudi Menuhin e Ravi Shankar “West Meets East”. Il concerto include un’apparizione come ospite speciale della violinista Patricia Kopatchinskaja.
Non attender che Dio su te discenda e che ti dica: Sono. Senso alcuno non ha quel Dio che afferma l’onnipotenza sua. Sentilo tu, nel soffio ond’ei ti ha colmo da che respiri e sei. Quando, non sai perché, ti avvampa il cuore, è Lui che in te si esprime.
(Rainer Maria Rilke, Dio, Poesie, I, 1895-1908 – Torino, Einaudi 1995)
Du darfst nicht warten, bis Gott zu dir geht
Du darfst nicht warten, bis Gott zu dir geht und sagt: Ich bin. Ein Gott, der seine Stärke eingesteht, hat keinen Sinn. Da musst du wissen, dass dich Gott durchweht seit Anbeginn, und wenn dein Herz dir glüht und nichts verrät, dann schafft er drin.
Rainer Maria Rilke, 18.5.1898, Viareggio
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Wolfgang Amadeus Mozart, Piano Concerto No. 20 in D Minor, K. 466 3. Allegro assai – Hélène Grimaud — Music Director, Pianist Camerata Salzburg – Concert recorded at Elbphilharmonie (Hamburg, Germany), on March 30, 2022
Un cambiamento nell’aspetto delle colline – Una luce Rossastra riempie il villaggio – Una più vasta aurora al mattino – Un più profondo crepuscolo sul prato – Un’impronta di un piede vermiglio – Un purpureo dito sul pendio – Un’impertinente mosca sul vetro – Un ragno di nuovo al lavoro – Un incedere più impettito del Gallo – Un’attesa di fiori dappertutto – Un’ascia canta stridula nei boschi – Odori di felce su strade non battute – Tutto questo e altro che non so descrivere – Uno sguardo furtivo ben conosciuto – E il Mistero di Nicodemo Riscuote la sua replica annuale!
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
An altered look about the hills —
An altered look about the hills — A Tyrian light the village fills — A wider sunrise in the morn — A deeper twilight on the lawn — A print of a vermillion foot — A purple finger on the slope — A flippant fly upon the pane — A spider at his trade again — An added strut in Chanticleer — A flower expected everywhere — An axe shrill singing in the woods — Fern odors on untravelled roads — All this and more I cannot tell — A furtive look you know as well — And Nicodemus’ Mystery Receives its annual reply!
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Vivaldi Four Seasons Spring (adapted by Economou for 4 pianos)– Yuja Wang, Emanuel Ax, Nelson Goerner, Julien Quentin– Recorded at the Salle Médran (Verbier, Switzerland), on 2009
Poiché scampo non c’è, poiché alla fine sarà ridotto in cenere il mio corpo, questa mano che ho amato come ho amato un amico, questo corpo che ho teso in gioia e in pena; poiché scampo non c’è per me nemmeno che amo la vita con soverchio ardore – gli orti odorosi nella pioggia, il mare senza preghiere ore silenti e sole – se mi attende la tenebra, più ancora lasciami scivolare come a riva la risacca ondosa, ma cantando con l’ultimo respiro – in queste poche ore di luce rialzerò la testa; il mio amore è la vita – ai morti sfuggirò, se di beffar la morte esiste il modo.
(Traduzione di Silvio Raffo)
“Since There Is No Escape”
Since there is no escape, since at the end My body will be utterly destroyed, This hand I love as I have loved a friend, This body I tended, wept with and enjoyed; Since there is no escape even for me Who love life with a love too sharp to bear: The scent of orchards in the rain, the sea And hours alone too still and sure for prayer— Since darkness waits for me, then all the more Let me go down as waves sweep to the shore In pride, and let me sing with my last breath; In these few hours of light I lift my head; Life is my lover—I shall leave the dead If there is any way to baffle death.
Le pianiste Alexandre Kantorow est nommé dans la catégorie “Révélation, Soliste instrumental” des Victoires de la Musique Classique 2019. Il interprète la Danse macabre op. 40 de Camille Saint-Saëns dans l’arrangement de Liszt / Horowitz.
Colombaia dorata sull’acqua, tenera e verde struggente, e una brezza marina che spazza la scia sottile delle barche nere.
Che dolci, strani volti tra la folla, nelle botteghe lucenti balocchi: un leone col libro su un cuscino a ricami, un leone col libro su una colonna di marmo.
Come su di un’antica tela scolorita, il cielo azzurro fioco si rapprende… ma non si è stretti in quest’angustia, e non opprimono l’umido e l’afa.
Венеция
Золотая голубятня у воды, Ласковой и млеюще-зеленой;2 Заметает ветерок соленый Черных лодок узкие следы.
Сколько нежных, странных лиц в толпе. В каждой лавке яркие игрушки: С книгой лев на вышитой подушке, С книгой лев на мраморном столбе.
Как на древнем, выцветшем холсте, Стынет небо тускло-голубое… Но не тесно в этой тесноте И не душно в сырости и зное.
Август 1912
Venice
Gold dovecote by waters, Tender and dazzlingly green; A salt-breeze sweeps away The gondola’s narrow wake.
Such sensitive, strange eyes in the streets, The bright toys in the shops: A lion with a book, on a lace pillow, A lion with a book, on a marble pillar.
As in an ancient, faded canvas, The sky is a cool, dull blue… But one’s not crushed in the crowd, Nor stifled in this damp heat.
Ci dev’essere un colore da scoprire, un’unione nascosta di parole, ci dev’essere una chiave per aprire la porta di questo muro smisurato.
Ci dev’essere un’isola più a sud, una corda più tesa e risonante, un altro mare che nuoti un altro azzurro, un altro tono di voce per cantare.
Poesia tardiva che non riesci a dire neppure la metà di quel che sai: non taci quando puoi e non rinneghi questo corpo casuale in cui non trovi posto.
(Traduzione di Fernanda Toriello)
Há-de haver
Há-de haver uma cor por descobrir, Um juntar de palavras escondido, Há de haver uma chave para abrir A porta deste muro desmedido.
Há-de haver uma ilha mais ao sul, Uma corda mais tensa e ressoante, Outro mar que nade noutro azul, Outra altura de voz que melhor cante.
Poesia tardia que não chegas A dizer nem metade do que saber: Não calas, quando podes, nem renegas Este corpo de acaso em que não cabes.
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Dimash Kudaibergen – S.O.S d’un terrien en détresse / Live dans Les Années Bonheur
Dimash Kudaibergen è un cantante kazako, cantautore e polistrumentista nato ad Aktobe il 24 Maggio 1994. Ha effettuato studi universitari sia in musica classica sia in musica contemporanea; dotato di orecchio assoluto, si distingue per la precisione nell’attacco delle note, la flessibilità nella dinamica e per il suo registro musicale che si estende per sei ottave e cinque semitoni. Sebbene gli fosse stata offerta una posizione all’Opera di Astana ha preferito una carriera nel panorama musicale contemporaneo, incorporando elementi di musica classica, musica tradizionale kazaka e musica pop. La definitiva esplosione a livello internazionale la si deve soprattutto alla fortunata partecipazione come ospite straniero al concorso televisivo cinese The Singer 2017, mostrando al mondo intero le sue immense capacità, che saranno definite in seguito dagli esperti stile Crossover (Alien), fin dalla prima puntata dando una nuova vita alla storica canzone francese di Daniel Balavoine “S.O.S. d’un terrien en détresse” definita dai critici una tra le 5 canzoni più difficili al mondo. (dal sito Dimash Italia)
Il giorno della fine del mondo L’ape gira sul fiore del nasturzio, il pescatore ripara la rete luccicante. Nel mare saltano allegri delfini, Giovani passeri si appoggiano alle grondaie E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.
Il giorno della fine del mondo Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello, L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola, I fruttivendoli gridano in strada E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola, Il suono del violino si prolunga nell’aria E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi, Rimane deluso. E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli, Non crede che già stia avvenendo. Finché il sole e la luna sono su in alto, Finché il calabrone visita la rosa, Finché nascono rosei bambini, Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta, Ma profeta non è, perché ha altro da fare, Dice legando i pomodori: Non ci sarà altra fine del mondo, Non ci sarà altra fine del mondo.
(Traduzione di Pietro Marchesani)
Piosenka o końcu świata
W dzień końca świata Pszczoła krąży nad kwiatem nasturcji, Rybak naprawia błyszczącą sieć. Skaczą w morzu wesołe delfiny, Młode wróble czepiają się rynny I wąż ma złotą skórę, jak powinien mieć.
W dzień końca świata Kobiety idą polem pod parasolkami, Pijak zasypia na brzegu trawnika, Nawołują na ulicy sprzedawcy warzywa I łódka z żółtym żaglem do wyspy podpływa, Dźwięk skrzypiec w powietrzu trwa I noc gwiaździstą odmyka.
A którzy czekali błyskawic i gromów, Są zawiedzeni. A którzy czekali znaków i archanielskich trąb, Nie wierzą, że staje się już. Dopóki słońce i księżyc są w górze, Dopóki trzmiel nawiedza różę, Dopóki dzieci różowe się rodzą, Nikt nie wierzy, że staje się już.
Tylko siwy staruszek, który byłby prorokiem, Ale nie jest prorokiem, bo ma inne zajęcie, Powiada przewiązując pomidory: Innego końca świata nie będzie, Innego końca świata nie będzie.
A Song on the End of the World
On the day the world ends A bee circles a clover, A fisherman mends a glimmering net. Happy porpoises jump in the sea, By the rainspout young sparrows are playing And the snake is gold-skinned as it should always be.
On the day the world ends Women walk through the fields under their umbrellas, A drunkard grows sleepy at the edge of a lawn, Vegetable peddlers shout in the street And a yellow-sailed boat comes nearer the island, The voice of a violin lasts in the air And leads into a starry night.
And those who expected lightning and thunder Are disappointed. And those who expected signs and archangels’ trumps Do not believe it is happening now. As long as the sun and the moon are above, As long as the bumblebee visits a rose, As long as rosy infants are born No one believes it is happening now.
Only a white-haired old man, who would be a prophet Yet is not a prophet, for he’s much too busy, Repeats while he binds his tomatoes: There will be no other end of the world, There will be no other end of the world.
Warsaw, 1944
(Translated by Anthony Miłosz)
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Aria sulla Quarta Corda, J S. Bach – Anastasiya Petryshak, Violino – Milano, Basilica di Sant’Ambrogio – 18 dicembre 2015