scarpe nell’armadio come gigli di Pasqua,
le mie scarpe lì da sole adesso,
e le altre scarpe con altre scarpe
come i cani che camminano per le vie,
e il fumo da solo non è abbastanza
e ho ricevuto una lettera da una donna in ospedale,
amore, mi dice lei, amore,
altre poesie,
ma io non scrivo,
non mi riconosco più,
mi manda fotografie dell’ospedale
scattate dall’alto,
ma mi ricordo di lei in altre sere,
non moribonda,
scarpe con tacchi a spillo come pugnali
lì di fianco alle mie,
come possono sere così forti
mentire alle colline,
come possono sere così diventare tranquille sul finire
le mie scarpe nell’armadio
pieno di soprabiti e di strane magliette,
e sbircio dentro la fessura lasciata dall’anta
e fisso i muri, e non
scrivo.
(Traduzione di Simona Viciani)
shoes
shoes in the closet like Easter lilies,
my shoes alone right now,
and other shoes with other shoes
like dogs walking avenues,
and smoke alone is not enough
and I got a letter from a woman in a hospital,
love, she says, love,
more poems,
but I do not write,
I do not understand myself,
she sends me photographs of the hospital
taken from the air,
but I remember her on other nights,
not dying,
shoes with spikes like daggers
sitting next to mine,
how these strong nights
can lie to the hills,
how these nights become quite finally
my shoes in the closet
flown by overcoats and awkward shirts,
and I look into the hole the door leaves
and the walls, and I do not
write.
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Manoscritto di fine 1960; pubblicato in “The People Look Like Flowers at Last”, 2007.