Un giorno esisterà, da “Lettere a un giovane poeta” (1905), Rainer Maria Rilke

“Un giorno esisterà la fanciulla e la donna,
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l’umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l’esperienza dell’amore,
che ora è piena d’errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all’amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano,
delimitino e salutino a vicenda.”

Roma, 14 maggio 1904

Eines Tages (wofür jetzt, zumal in den nordischen Ländern, schon zuverlässige Zeichen sprechen und leuchten), eines Tages wird das Mädchen da sein und die Frau, deren Name nicht mehr nur einen Gegensatz zum Männlichen bedeuten wird, sondern etwas für sich, etwas, wobei man keine Ergänzung und Grenze denkt, nur an Leben und Dasein -: der weibliche Mensch.

Dieser Fortschritt wird das Liebe-Erleben, das jetzt voll Irrung ist (sehr gegen den Willen der überholten Männer zunächst), verwandeln, von Grund aus verändern, zu einer Beziehung umbilden, die von Mensch zu Mensch gemeint ist, nicht mehr von Mann zu Weib. Und diese menschlichere Liebe (die unendlich rücksichtsvoll und leise, und gut und klar in Binden und Lösen sich vollziehen wird) wird jener ähneln, die wir ringend und mühsam vorbereiten, der Liebe, die darin besteht, daß zwei Einsamkeiten einander schützen, grenzen und grüßen.

(An Franz Xaver Kappus – Rom, am 14. Mai 1904)

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Concert de Paris 2022 Concerto pour Piano: Edvard Grieg, Finale – Alice Sara Ott – Orchestre National de France – Cristian Măcelaru, direction

Dove Tu sei – quella – è Casa, Emily Dickinson

Dove Tu sei – quella – è Casa –
Kashmir – o Calvario – lo stesso –
Rango – o Vergogna –
Ho scarsa considerazione del Nome del Posto –
Purché possa Venirci –

Ciò che Tu fai – è Delizia –
La Schiavitù come un Gioco – sarebbe dolce –
La Prigionia – Contentezza –
E la Condanna – un Sacramento –
Se solo Noi due – c’incontrassimo –

Dove Tu non sei – è Dolore –
Anche se Compagini di Aromi – si diffondessero –
Ciò che Tu non fai – Disperazione –
Anche se Gabriele – mi lodasse – Signore –

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

Where Thou art – that – is Home

Where Thou art – that – is Home –
Cashmere – or Calvary – the same –
Degree – or Shame –
I scarce esteem Location’s Name –
So I may Come –

What Thou dost – is Delight –
Bondage as Play – be sweet –
Imprisonment – Content –
And Sentence – Sacrament –
Just We two – meet –

Where Thou art not – is Wo –
Tho’ Bands of Spices – row –
What Thou dost not – Despair –
Tho’ Gabriel – praise me – Sir –

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Micah McLaurin performs Chopin Nocturne No. 20 in C sharp minor at Ca’ Sagredo ballroom in Venice, Italy. Ca’ Sagredo is a 14th-century Byzantine-Gothic style palace facing the Grand Canal in Venice. The Swarovski Top is by Zaldy

Apprezzato per la tecnica e la profondità espressiva Micah McLaurin è un musicista eclettico e, forte della sua giovane età, non si limita a un rigoroso repertorio classico ma crea anche arrangiamenti originali di canzoni pop; ne è un esempio il medley “Rhapsody in Gaga”, dove propone una trascrizione per solo piano di “Bad Romance” e “Paparazzi” del suo idolo Lady Gaga. Artista versatile, ama esprimersi anche attraverso la moda e, grazie al suo stile personale, ha un vasto seguito sui social media, fatto insolito per un musicista classico.
Micah ha studiato con Marsha Gerber e Enrique Graf . Ha conseguito un Bachelor of Music presso il Curtis Institute of Music, lavorando con Robert McDonald e Gary Graffman. Ha completato il suo master alla Juilliard con Jerome Lowenthal. Ha ricevuto il Gilmore Young Artist Award  nel 2016 e si è esibito come solista con orchestre di tutto il mondo.

A mezzanotte, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Mi si è svelata infine l’essenza della vita:
mai nulla compi, inizi solamente.
Persino la vittoria più difficile e ambita
non è mai stata vinta veramente.

Avevo eretto all’anima il tempio dell’amore:
si svela ospite ambiguo ed invadente.
Musica, lodi e risa giovano poco al cuore.
Più bello del riposo non c’è niente.

(Traduzione di Silvio Raffo)

At Midnight

Now at last I have come to see what life is,
Nothing is ever ended, everything only begun,
And the brave victories that seem so splendid
Are never really won.

Even love that I built my spirit’s house for,
Comes like a brooding and a baffled guest,
And music and men’s praise and even laughter
Are not so good as rest.

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DRIFT »Breaking Waves« | Elbphilharmonie – Hamburg (DE)

Centinaia di droni illuminati hanno avvolto l’Elbphilharmonie in un’ondata di luce.
Il duo di artisti DRIFT ha creato un’opera d’arte appositamente per l’Elbphilharmonie che ha immerso l’angolo occidentale dell’edificio in uno spettacolo di luci sotto forma di onde per 10 minuti, dal 28 aprile al 1 maggio 2022. Centinaia di droni hanno ballato al secondo movimento del Concerto per pianoforte di Thomas Adès, già eseguito al concerto per il quinto anniversario della Elbphilharmonie l’11 gennaio 2022; “Breaking Waves” era originariamente previsto per questa occasione.

L’Elbphilharmonie è senza dubbio uno dei simboli più importanti di Amburgo.
La sua moderna struttura sorge su uno dei più antichi magazzini portuali della città. Rinomata a livello internazionale per essere una delle sale da concerto con la migliore acustica, in realtà è molto di più. Il concetto dell’opera unisce musica e architettura, creando una struttura più unica che rara: due maestose sale da concerto, un hotel e appartamenti di lusso, e un ristorante.

Speranza, Pablo Neruda

Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano
inonda col tuo canto i tristi cuori.
Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi.
Tu che riempi l’anima di bianche illusioni.

Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni
in quelle deserte, disilluse vite
in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente,
ed in quelle che sanguinano le recenti ferite.

Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori
quale timido stormo sprovvisto di nido,
ed un’aurora radiante coi suoi bei colori
annuncerà alle anime che l’amore è venuto.

Esperanza

Te saludo Esperanza, tu que vienes de lejos
inundas con tu canto los tristes corazones,
Tu que das nuevas alas a los ensueños viejos,
tu que llenas el alma de blancas ilusiones
.
Te saludo Esperanza. Forjaras los ensueños
en aquellas desiertas desengañadas vidas
en que huyo lo posible de un porvenir risueño,
en aquellas que sangran las recientes heridas.

A tu soplo divino huiran los dolores
cual timida bandada desprovista de nido,
y una aurora radiante,con sus bellos colores,
anunciara a las almas que el amor ha venido.

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P. Tchaikovsky, Capriccio Italiano – Moscow City Symphony “Russian Philharmonic” Conductor: Michail Jurowski – Moscow International House of Music, Svetlanov Hall – June 20, 2012

Tchaikovsky e suo fratello Modest visitarono Roma nel 1880. Fu un viaggio felice che ispirò il grande compositore russo a produrre una delle sue opere più brillanti, una sorta di “Fantasia italiana”. Tchaikovsky abbozzò l’intera composizione in meno di una settimana, utilizzando alcuni canti che aveva ascoltato personalmente per le strade di Roma, altri presi da alcune antologie, e mirando non tanto all’elaborazione tematica quanto alla ricerca dell’effetto, alla massima brillantezza della scrittura orchestrale. Il lavoro si conclude con una vorticosa “tarantella” brillantemente eseguita, un vero tripudio di colori.

Il classico, da “Ogni caso” (1972), Wislawa Szymborska

Qualche zolla di terra, e la vita sarà dimenticata.
La musica si libererà dalle circostanze.
Si calmerà la tosse del maestro sui minuetti.
E saranno tolti i cataplasmi.
Il fuoco divorerà la parrucca piena di polvere e pidocchi.
Spariranno le macchie d’inchiostro dal polsino di pizzo.
Finiranno tra i rifiuti le scarpe, scomode testimoni.
Il violino verrà preso dall’allievo meno dotato.
Saranno tolti dagli spartiti i conti del macellaio.
Le lettere della povera madre finiranno in pancia ai topi.
L’amore sfortunato svanirà nel nulla.
Gli occhi smetteranno di lacrimare.
Il nastro rosa servirà alla figlia dei vicini.
I tempi, grazie a Dio, non sono ancora romantici.
Tutto ciò che non è quartetto
come quinto sarà scartato.
Tutto ciò che non è quintetto
come sesto sarà soffiato via.
Tutto ciò che non è un coro di quaranta angeli
tacerà come guaito di cane e singulto di gendarme.
Verrà tolto dalla finestra il vaso con l’aloe,
il piatto con il moschicida e il vasetto di pomata,
e apparirà – ma sì – la vista sul giardino,
il giardino che lì non c’era mai stato.
E ora ascoltate, ascoltate, o mortali,
stupefatti tendete attenti l’orecchio,
o assorti, o stupiti, o rapiti mortali,
ascoltate – ascoltatori – mutati in udito.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

Klasyk

Kil­ka grud zie­mi a bę­dzie za­po­mnia­ne ży­cie.
Mu­zy­ka wy­swo­bo­dzi się z oko­licz­no­ści.
Ucich­nie ka­szel mi­strza nad me­nu­eta­mi.
I ode­rwa­ne będą ka­ta­pla­zmy.
Ogień stra­wi pe­ru­kę peł­ną ku­rzu i wszy.
Znik­ną pla­my in­kau­stu z ko­ron­ko­we­go man­kie­tu.
Pój­dą na śmiet­nik trze­wi­ki, nie­wy­god­ni świad­ko­wie.
Skrzyp­ce za­bie­rze so­bie uczeń naj­mniej zdol­ny.
Po­wyj­mo­wa­ne będą z nut ra­chun­ki od rzeź­ni­ka.
Do my­sich brzu­chów tra­fią li­sty bied­nej mat­ki.
Uni­ce­stwio­na zga­śnie nie­for­tun­na mi­łość.
Oczy prze­sta­ną łza­wić.
Ró­żo­wa wstąż­ka przy­da się cór­ce są­sia­dów.
Cza­sy, chwa­lić Boga, nie są jesz­cze ro­man­tycz­ne.
Wszyst­ko, co nie jest kwar­te­tem,
bę­dzie jako pią­te od­rzu­co­ne.
Wszyst­ko, co nie jest kwin­te­tem,
bę­dzie jako szó­ste zdmuch­nię­te.
Wszyst­ko, co nie jest chó­rem czter­dzie­stu anio­łów,
zmilk­nie jako psi sko­wyt i czkaw­ka żan­dar­ma.
Za­bra­ny bę­dzie z okna wa­zon z alo­esem,
ta­lerz z trut­ką na mu­chy i sło­ik z po­ma­dą,
i od­sło­ni się wi­dok – ależ tak! – na ogród,
ogród, któ­re­go ni­g­dy tu nie było.
No i te­raz słu­chaj­cie, słu­chaj­cie, śmier­tel­ni,
w zdu­mie­niu pil­nie nad­sta­wiaj­cie ucha,
o pil­ni, o zdu­mie­ni, o za­słu­cha­ni śmier­tel­ni,
słu­chaj­cie – słu­cha­ją­cy – za­mie­nie­ni w słuch.

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Tchaikovsky: Symphony No.5 In E Minor, Op.64, TH.29 – 4. Finale (Andante maestoso – Allegro vivace) · Wiener Philharmoniker · Valery Gergiev (Released on: 1999-01-01)

Il mio amore è la vita, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Poiché scampo non c’è, poiché alla fine
sarà ridotto in cenere il mio corpo,
questa mano che ho amato come ho amato un amico,
questo corpo che ho teso in gioia e in pena;
poiché scampo non c’è per me nemmeno
che amo la vita con soverchio ardore –
gli orti odorosi nella pioggia, il mare
senza preghiere ore silenti e sole –
se mi attende la tenebra, più ancora
lasciami scivolare come a riva
la risacca ondosa, ma cantando
con l’ultimo respiro – in queste poche
ore di luce rialzerò la testa;
il mio amore è la vita – ai morti sfuggirò,
se di beffar la morte esiste il modo.

(Traduzione di Silvio Raffo)

“Since There Is No Escape”

Since there is no escape, since at the end
My body will be utterly destroyed,
This hand I love as I have loved a friend,
This body I tended, wept with and enjoyed;
Since there is no escape even for me
Who love life with a love too sharp to bear:
The scent of orchards in the rain, the sea
And hours alone too still and sure for prayer—
Since darkness waits for me, then all the more
Let me go down as waves sweep to the shore
In pride, and let me sing with my last breath;
In these few hours of light I lift my head;
Life is my lover—I shall leave the dead
If there is any way to baffle death.

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Alexandre Kantorow : Saint-Saëns, Danse macabre op.40

Le pianiste Alexandre Kantorow est nommé dans la catégorie “Révélation, Soliste instrumental” des Victoires de la Musique Classique 2019. Il interprète la Danse macabre op. 40 de Camille Saint-Saëns dans l’arrangement de Liszt / Horowitz.

Perché amo gli animali? da “Il carnevale della croce” (2009), Alda Merini

Perché amo gli animali?
Perché io sono uno di loro.
Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,
il panico del cervo che scappa,
sono il tuo oceano grande
e sono il più piccolo degli insetti.
E conosco tutte le tue creature:
sono perfette
in questo amore che corre sulla terra
per arrivare a te.

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Yuja Wang & David Fung: Saint-Saëns Carnival of the Animals – At Hollywood Bowl, Los Angeles Philharmonic conducted by Gustavo Dudamel, March 5, 2021
(4:45 V. The Elephant – 7:00 VII. Aquarium – 15:35 XIII. The Swan)

Una ghiandaia azzurra d’inverno, da “Rivers to the Sea” (1915), Sara Teasdale

Crocchiante la neve brillante sussurrava,
scricchiolando sotto i nostri piedi;
Dietro di noi mentre camminavamo lungo la strada panoramica,
le nostre ombre danzavano,
forme fantastiche in un blu vivido.
Attraverso il lago i pattinatori
volavano avanti e indietro,
con curve strette tessendo
una fragile rete invisibile.
In estasi la terra
bevve la luce argentea del sole;
In estasi i pattinatori
bevvero il vino della velocità;
In estasi ridevamo
Bevendo il vino dell’amore.
La musica della nostra gioia non aveva forse
suonato la sua nota più alta?
Ma no,
perché all’improvviso, con gli occhi alzati, hai detto:
“Oh guarda!”
Là, sul nero ramo di un acero macchiato di neve,
impavido e allegro come il nostro amore,
Una ghiandaia azzurra ha alzato la cresta!
Oh chi può dire la portata della gioia
O definire i limiti della bellezza?

A Winter Bluejay

Crisply the bright snow whispered,
Crunching beneath our feet;
Behind us as we walked along the parkway,
Our shadows danced,
Fantastic shapes in vivid blue.
Across the lake the skaters
Flew to and fro,
With sharp turns weaving
A frail invisible net.
In ecstacy the earth
Drank the silver sunlight;
In ecstacy the skaters
Drank the wine of speed;
In ecstacy we laughed
Drinking the wine of love.
Had not the music of our joy
Sounded its highest note?
But no,
For suddenly, with lifted eyes you said,
“Oh look!”
There, on the black bough of a snow flecked maple,
Fearless and gay as our love,
A bluejay cocked his crest!
Oh who can tell the range of joy
Or set the bounds of beauty?

Debiti, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Poiché la mia anima ancora
s’appaga del puro respiro
e oppone i suoi frutti superbi
alla morte tenebrosa –
finché sono ancora curiosa
di successo, e d’amore,
finché so innalzare il mio cuore
ben oltre le insidie degli anni –
maledire il destino
non avrebbe un perché:
son io che devo qualcosa alla vita,
non certo lei a me.

(Traduzione di Silvio Raffo)

Debtor

So long as my spirit still
Is glad of breath
And lifts its plumes of pride
In the dark face of death;
While I am curious still
Of love and fame,
Keeping my heart too high
For the years to tame,
How can I quarrel with fate
Since I can see
I am a debtor to life,
Not life to me?

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Alice Sara Ott – Grieg: To Spring (Lyric Pieces Book III), Wonderland

Fossi in te, da “Vigilia di restare” (2017), Juan Vicente Piqueras

Fossi in te mi amerei, chiamerei,
non perderei tempo, mi direi di sì.
Non dubiterei più, scapperei.
Darei quello che ho, quello che hai,
per avere quello che dai, che mi daresti.
Mi scioglierei i capelli, piangerei
di piacere, canterei scalza, ballerei,
metterei a febbraio un sole di agosto,
morirei di gusto, non metterei
nessun ma a questo amore, inventerei
nomi e verbi nuovi, tremerei
di paura di fronte al dubbio che fosse
solo un sogno, me ne andrei
per sempre da te, da lì, con me.
Fossi in te mi amerei.
Mi direi di sì, non vedrei
l’ora di correre fino alle mie braccia,
o almeno, che ne so, risponderei
ai miei messaggi, ai miei tentativi
di sapere che ne è di te, mi chiamerei,
che ne sarà di noi, e mi darei
un segnale di vita, fossi in te.

(Traduzione di Raffaella Marzano)

Yo que tú

Yo que tú me amaría, llamaría,
no perdería tiempo, me diría que sí.
No dudaría más, escaparía.
Daría lo que tienes, lo que tengo,
por tener lo que das, lo que me dieras.
Me soltaría el pelo, lloraría
de gozo, cantaría descalza, bailaría,
le pondría a febrero un sol de agosto,
moriría de gusto, no pondría
ningún pero a este amor, inventaría
nombres y verbos nuevos, temblaría
de miedo ante la duda de que fuese
sólo un sueño, me iría
para siempre de ti, de allí, conmigo.
Yo que tú me amaría.
Me diría que sí, me faltaría
tiempo para correr hasta mis brazos,
o al menos, qué sé yo, respondería
a mis mensajes, a mis tentativas
de saber qué es de ti, me llamaría,
qué va a ser de nosotros, me daría
una señal de vida, yo que tú.