Trippa alla maniera di Oporto, Fernando Pessoa

Un giorno in un ristorante fuori del tempo e dello spazio,
mi servirono l’amore come trippa fredda.
Dissi delicatamente all’inviato della cucina
che la preferivo calda,
che la trippa (ed era alla maniera di Oporto) non si mangia fredda.

Si irritarono con me.
Non si può mai avere ragione, nemmeno al ristorante.
Non mangiai, non chiesi altro, pagai il conto,
e me ne andai a passeggio per l’intera strada.

Chi lo sa cosa vuol dire questo?
Io non lo so, ed è capitato a me…

(So benissimo che nell’infanzia di ognuno c’è stato un giardino,
privato o pubblico, o del vicino.
So benissimo che il fatto di giocarci era il padrone del giardino.
E che la tristezza è di oggi).

So questo molte volte,
ma, se io chiesi amore, perché mi portarono
trippa alla maniera di Oporto fredda?
Non è un piatto che si possa mangiare freddo,
ma me lo portarono freddo,
non si può mai mangiare freddo, ma arrivò freddo.

Dobrada à Moda do Porto

Um dia, num restaurante, fora do espaço e do tempo,
Serviram-me o amor como dobrada fria.
Disse delicadamente ao missionário da cozinha
Que a preferia quente,
Que a dobrada (e era à moda do Porto) nunca se come fria.

Impacientaram-se comigo.
Nunca se pode ter razão, nem num restaurante.
Não comi, não pedi outra coisa, paguei a conta,
E vim passear para toda a rua.

Quem sabe o que isto quer dizer?
Eu não sei, e foi comigo …

(Sei muito bem que na infância de toda a gente houve um jardim,
Particular ou público, ou do vizinho.
Sei muito bem que brincarmos era o dono dele.
E que a tristeza é de hoje).

Sei isso muitas vezes,
Mas, se eu pedi amor, porque é que me trouxeram
Dobrada à moda do Porto fria?
Não é prato que se possa comer frio,
Mas trouxeram-mo frio.
Não me queixei, mas estava frio,
Nunca se pode comer frio, mas veio frio.

Poesias de Álvaro de Campos. Fernando Pessoa, Lisboa: Ática, 1944 

Oporto-style Tripe

On day in a restaurant, outside of space and time,
I was served up love as a dish of cold tripe.
I politely told the missionary of the kitchen
That I preferred it hot,
Because tripe (and it was Oporto-style) is never eaten cold.

They got impatient with me.
You can never be right, even in a restaurant.
I didn’t eat it, I ordered nothing else, I paid the bill,
And I decided to take a walk down the street.

Who knows what this might mean?
I don’t know, and it happened to me . . .

(I know very well that in everyone’s childhood there was a garden,
Private or public, or belonging to the neighbor.
I know very well that our playing was the owner of it
And that sadness belongs to today.)

I know this many times over
But if I asked for love, why did they bring me
Oporto-style tripe that was cold?
It is not a dish that can be eaten cold,
But they served it to me cold.
I didn’t make a fuss, but it was cold.
It can never be eaten cold, but it came cold.

11 April 1928

Translated from Portuguese by Richard Zenith

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If you want to try Oporto-style tripe you can find it here: RECIPE

2 pensieri su “Trippa alla maniera di Oporto, Fernando Pessoa

    • Questa poesia meritava una nota di presentazione, mi scuso per averla omessa!
      Fernando Pessoa è un poeta singolare, la sua genialità sta anche in questi versi in cui coniuga gastronomia e cuore, che da una prima lettura può destare una certa divertita perplessità.
      “Trippa alla maniera di Oporto”, prende il nome dal piatto preferito dell’autore, ed è di certo una poesia fortemente metaforica, che contiene una riflessione sull’amore (non solo nella sua accezione romantica) e sull’infanzia.
      Qui, l’amore viene identificato con il celebre piatto portoghese: il poeta ordina “amore” che, come la trippa alla maniera di Oporto, andrebbe servito e consumato solo caldo (a simboleggiare un amore corrisposto); eppure riceve il proprio ordine come non andrebbe mai e poi mai servito o mangiato, e ciò scatena nel poeta sentimenti di delusione e incredulità.
      E’ qui che nasce anche il parallelo con l’infanzia. Da bambino non importa di chi sia realmente il giardino in cui giochi: poiché ci giochi lo percepisci come tuo. Da adulto, oggi, sai che non è così.
      Grazie mille per il commento! 🙂

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