Era solito spaventarmi nelle notti d’infanzia,
il volto grande da adulto, enorme, duro, là in alto.
Non riuscivo a immaginare tanta solitudine, tanta freddezza.
Ma stasera tornando a casa in auto su queste strade di collina
lo vedo inabissarsi dietro gruppi di alberi spogli
per poi risorgere di nuovo a mostrare il suo volto familiare.
E quando è in piena vista sopra i campi aperti
sembra un giovane che si è innamorato
della terra scura,
uno scapolo pallido, ben curato e pieno di malinconia,
con la bocca rotonda aperta
come se avesse appena cominciato a cantare.
(Traduzione di Franco Nasi)
The Man In The Moon
He used to frighten me in the nights of childhood,
the wide adult face, enormous, stern, aloft.
I could not imagine such loneliness, such coldness.
But tonight as I drive home over these hilly roads
I see him sinking behind stands of winter trees
And rising again to show his familiar face.
And when he comes into full view over open fields
he looks like a young man who has fallen in love
with the dark earth,
a pale bachelor, well-groomed and full of melancholy,
his round mouth open
as if he had just broken into song.
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Beethoven – Moonlight Sonata Op 27 No 2
Played by Anastasia Huppmann at the Yamaha Concert Hall in Vienna