Papaveri in luglio, da “Ariel”, Sylvia Plath

Piccoli papaveri, piccole fiamme d’inferno,
Non fate male?

Guizzate qua e là. Non vi posso toccare.
Metto le mani tra le fiamme. Non bruciano.

E mi estenua il guardarvi così guizzanti,
Rosso grinzoso e vivo, come la pelle di una bocca.

Una bocca da poco insanguinata.
Sanguinarie damine!

Ci sono fumi che non posso toccare.
Dove sono le vostre schifose capsule oppiate?

Ah se potessi sanguinare, o dormire! –
Potesse la mia bocca sposarsi a una ferita così!

O a me in questa capsula di vetro filtrasse il vostro liquore,
Stordente e riposante. Ma senza,

Senza colore.

(Trad. di Giovanni Giudici)

 

Poppies in July

Little poppies, little hell flames,

Do you do no harm?

You flicker. I cannot touch you.
I put my hands among the flames. Nothing burns

And it exhausts me to watch you
Flickering like that, wrinkly and clear red, like the skin of a mouth.

A mouth just bloodied.
Little bloody skirts!

There are fumes I cannot touch.
Where are your opiates, your nauseous capsules?

If I could bleed, or sleep!
If my mouth could marry a hurt like that!

Or your liquors seep to me, in this glass capsule,
Dulling and stilling.

But colorless. Colorless.

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