L’acqua del canale, da una chiusa in pietra,
si getta dentro quello stagno nero
dove, fuori stagione, assurdamente,
un cigno solitario, casto come neve,
galleggia, dileggio per la mente
opaca, che brama di trascinarne
a fondo il riflesso bianco.
Il sole, l’occhio arancio di un ciclope,
austero, scende dietro l’acquitrino,
non si degna di ammirare più a lungo
una simile desolazione;
nere piume di pensieri, mi aggiro come un corvo,
tetra, nella tenebra che cala
invernale.
I giunchi dell’estate scorsa sono fissi
nel ghiaccio come la figura
di te nel mio occhio; arido gelo
imbrina la finestra della mia ferita;
che conforto verrà dalla roccia
se la percuoteremo, perché si rinverdisca
il deserto del cuore?
Chi vorrebbe
addentrarsi in questo squallore?
(Traduzione di Marco Malvestio)
Winter landscape, with rooks
Water in the millrace, through a sluice of stone,
plunges headlong into that black pond
where, absurd and out-of-season, a single swan
floats chaste as snow, taunting the clouded mind
which hungers to haul the white reflection down.
The austere sun descends above the fen,
an orange cyclops-eye, scorning to look
longer on this landscape of chagrin;
feathered dark in thought, I stalk like a rook,
brooding as the winter night comes on.
Last summer’s reeds are all engraved in ice
as is your image in my eye; dry frost
glazes the window of my hurt; what solace
can be struck from rock to make heart’s waste
grow green again? Who’d walk in this bleak place?