Le isole fortunate, Fernando Pessoa

Quale voce giunge sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
perché si è ascoltato.

E solo se, mezzo addormentati,
senza sapere di udire, udiamo,
essa ci dice la speranza
cui, come un bambino
dormiente, dormendo sorridiamo.

Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno sito,
ove il Re dimora aspettando.
Ma, se ci andiamo svegliando,
tace la voce, e c’è solo il mare.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

As Ilhas Afortunadas

Que voz vem no som das ondas
Que não é a voz do mar?
É a voz de alguém que nos fala,
Mas que, se escutarmos, cala,
Por ter havido escutar.

E só se, meio dormindo,
Sem saber de ouvir, ouvimos,
Que ela nos diz a esperança
A que, como uma criança
Dormente, a dormir sorrimos.

São ilhas afortunadas
São terras sem ter lugar,
Onde o Rei mora esperando.
Mas, se vamos despertando,
Cala a voz, e há só o mar.

Elogio dell’infanzia, Peter Handke

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.

Lied Vom Kindsein

Als das Kind Kind war,
ging es mit hängenden Armen,
wollte der Bach sei ein Fluß,
der Fluß sei ein Strom,
und diese Pfütze das Meer.Continua a leggere…

I bambini imparano ciò che vivono, Dorothy Law Nolte

Se i bambini vivono con la critica, imparano a condannare.
Se i bambini vivono con l’ostilità, imparano a combattere.
Se i bambini vivono con la paura, imparano ad essere apprensivi.
Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi.
Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano ad essere timidi.
Se i bambini vivono con la gelosia, imparano a provare invidia.
Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli.
Se i bambini vivono con l’incoraggiamento, imparano ad essere sicuri di sé.
Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano la pazienza.
Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare.
Se i bambini vivono con l’accettazione, imparano ad amare.
Se i bambini vivono con l’approvazione, imparano a piacersi.
Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano che è bene avere un obiettivo.
Se i bambini vivono con la condivisione, imparano cos’è la generosità.
Se i bambini vivono con l’onestà, imparano cos’è la sincerità.
Se i bambini vivono con la correttezza, imparano cos’è la giustizia.
Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione, imparano il rispetto.
Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fiducia in sé stessi e nel prossimo.
Se i bambini vivono con l’amicizia, imparano che il mondo è un bel posto in cui vivere.

Children Learn What They Live

If children live with criticism, they learn to condemn.
If children live with hostility, they learn to fight.
If children live with fear, they learn to be apprehensive.
If children live with pity, they learn to feel sorry for themselves.
If children live with ridicule, they learn to feel shy.
If children live with jealousy, they learn to feel envy.
If children live with shame, they learn to feel guilty.
If children live with encouragement, they learn confidence.
If children live with tolerance, they learn patience.
If children live with praise, they learn appreciation.
If children live with acceptance, they learn to love.
If children live with approval, they learn to like themselves.
If children live with recognition, they learn it is good to have a goal.
If children live with sharing, they learn generosity.
If children live with honesty, they learn truthfulness.
If children live with fairness, they learn justice.
If children live with kindness and consideration, they learn respect.
If children live with security, he learns to have faith in themselves and in those about them.
If children live with friendliness, they learn that the world is a nice place in which to live.

From “Children Learn What They Live – Parenting to Inspire Values” (1998) by Dorothy Law Nolte and Rachel Harris.


La prima stesura di “Children Learn What They Lives” risale al 1954, definita dall’autrice come il suo modo di rispondere alle domande dei genitori durante le sue lezioni sulla vita familiare. Negli anni, il poema è apparso in numerosi contesti e numerose forme, non tutte apprezzate dall’autrice: in particolare un verso finale a lei erroneamente attribuito recita “If children live with acceptance and friendship, they learn to find love in the world” (se i bambini vivono con accettazione e amicizia, imparano a trovare l’amore nel mondo). Nell’Introduzione al libro sopracitato, l’autrice spiega di ritenere scorretto il voler garantire l’amore o incoraggiare la ricerca dell’amore nel mondo: un individuo amorevole genera amore, e quest’ultimo passa poi da persona a persona. L’amore non è un tesoro o una merce che possa essere trovata. Di contro, l’ultima riga da lei scritta nella poesia crea un’aspettativa ottimistica e positiva per i bambini, nel loro esplorare il mondo che li circonda. La versione qui proposta, che ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, è il frutto di un rimaneggiamento da parte dell’autrice dovuto alla necessità di adattare i concetti espressi ai cambiamenti avvenuti nel mondo; tra questi: il soggetto al plurale per una maggiore inclusività, la separazione dei concetti di onestà e correttezza per enfatizzarli maggiormente e l’aggiunta del verso “If children live with kindness and consideration, they learn respect” (Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione, imparano il rispetto) per incoraggiare lo sviluppo del rispetto nel bambino come fondamento per l’accettazione delle differenze tra culture.

Mai più (il sommergibilista), Peter Hammill

In gioventù, giocavo coi trenini: ora tutto il vapore si è disperso
Nei miei sogni, effimero riparo dalla pioggia
cerco di afferrare il bagliore del fuoco
Con le macchinine Dinky Toys, pensavo di essere Stirling,
con la mazza da cricket, mi immaginavo di essere Peter May
ora, con tutte queste immagini che ritornano,
mi chiedo: chi sono io oggi?
Da bambino, ho ricombattuto la guerra
con gli aeroplanini di plastica e l’immaginazione
Affondavo la Tirpitz, facevo crollare la diga di Möhne e anche di più,
ero il salvatore della Patria!
Oh! Poter essere il capitano di una nave da guerra!
Il pilota di un Tempest o di uno York!
Difendere la mia trincea contro i Panzerkorps
invece di essere un semplice chiacchierone
che si culla sulle proprie fantasie,
come se la vita non fosse altro che perdere…
questo precede semplicemente la consapevolezza che, alla fine
bisogna scegliere.
È un segno tipico dell’età adulta:
le nostre opzioni si riducono
mentre la nostra capacità di scegliere aumenta,
finché scegliamo tutto e nulla
troppo tardi, alla fine.
In gioventù, credevo in me stesso: la mia fede e la mia mente erano forti
ma ora sono spogliato di ogni foglia
e non distinguo più il bene dal male
Oh! Fossi il figlio di Che Guevara!
Un’unità tra i ranghi compatti delle truppe d’assalto!
Un Papista, un Orangista, un eunuco…
allora il dubbio non potrebbe mai pugnalarmi alla schiena.
Oh! fossi Re Giovanni o Douglas Bader!
Humprey Bogart o Victor Mature!
Quale di questi è più falso e semplice
e quale più difficile?
Di quello,
di questo
di me,
non sono davvero molto sicuro.

No More (the Submariner)

In my youth, I played at trains: now all steam is gone.
In my dreams, brief shelter from the rain,
I try to catch the fireglow…
with Dinky Toys, I thought that I was Stirling;
with cricket bat, I say myself as Peter May;
now, with all these images returning,
I wonder who I am today?
As a child, I refought the war, with plastic planes
and imagination:
I sank Tirpitz, blew up the Mohne dam, these and more–
I was the saviour of the Nation!
Oh! To be the captain of a ship of war!
The pilot of a Tempest or a York!
To hold my trench against the Panzer Korps,
instead of simply being one who talks,
and reminisces of his fantasies,
as though life was nothing but to lose…
these only antecede the knowledge that, eventually,
he must choose.
It’s a hallmark of adulthood
that our options diminish
as our faculties for choice increase,
till we choose everything and nothing,
too late, at the finish.
In my youth, I held belief: my faith and thought were strong.
But now I’m stripped of every leaf, and it robs me
of the sight of right and wrong.
Oh! To be the son of Che Guevara!
One unit in the serried ranks of black!
A Papist or an Orangeman, a eunuch…
then doubt would never cast the dagger in my back.
Oh! To be King John or Douglas Bader,
Humphrey Bogart or Victor Mature!
Which one is false and easy,
which one harder?
Of that,
of this,
of me
I’m really not too sure.

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Grazie a Mauro De Candia per la segnalazione di questo autore

Bambino, Alda Merini

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.