Sul muro c’era scritto col gesso: vogliono la guerra. Chi l’ha scritto è già caduto.
Auf der Mauer Stand mit Kreide:
Sie wollen den Krieg. Der es geschrieben hat ist schon gefallen.
On the Wall was chalked:
They want war. He who wrote it Has already fallen.
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Helene Fischer – Luftballon (Offizielles Musikvideo) – “Luftballon” aus dem Album „Rausch“, Shot in Germany, September 2021
Helene Fischer in “Luftballon” canta della perdita di una persona cara. I versi della canzone dicono: “Ricordo ancora esattamente / Com’era in quei giorni / Ci siamo seduti insieme per ore fino a notte fonda / E posso ancora sentirti dire / ‘Il tempo passa troppo in fretta / E uno si rammarica solo delle cose che non fa’/ E a un certo punto forse capirò / Ti porterò con me finché non ci incontreremo di nuovo. “Nel ritornello, la canzone dice:” E mi lascio andare, ti mando un palloncino. A volte mi guardi da lassù?“.
Mi si è svelata infine l’essenza della vita: mai nulla compi, inizi solamente. Persino la vittoria più difficile e ambita non è mai stata vinta veramente.
Avevo eretto all’anima il tempio dell’amore: si svela ospite ambiguo ed invadente. Musica, lodi e risa giovano poco al cuore. Più bello del riposo non c’è niente.
(Traduzione di Silvio Raffo)
At Midnight
Now at last I have come to see what life is, Nothing is ever ended, everything only begun, And the brave victories that seem so splendid Are never really won.
Even love that I built my spirit’s house for, Comes like a brooding and a baffled guest, And music and men’s praise and even laughter Are not so good as rest.
Centinaia di droni illuminati hanno avvolto l’Elbphilharmonie in un’ondata di luce. Il duo di artisti DRIFT ha creato un’opera d’arte appositamente per l’Elbphilharmonie che ha immerso l’angolo occidentale dell’edificio in uno spettacolo di luci sotto forma di onde per 10 minuti, dal 28 aprile al 1 maggio 2022. Centinaia di droni hanno ballato al secondo movimento del Concerto per pianoforte di Thomas Adès, già eseguito al concerto per il quinto anniversario della Elbphilharmonie l’11 gennaio 2022; “Breaking Waves” era originariamente previsto per questa occasione. L’Elbphilharmonie è senza dubbio uno dei simboli più importanti di Amburgo. La sua moderna struttura sorge su uno dei più antichi magazzini portuali della città. Rinomata a livello internazionale per essere una delle sale da concerto con la migliore acustica, in realtà è molto di più. Il concetto dell’opera unisce musica e architettura, creando una struttura più unica che rara: due maestose sale da concerto, un hotel e appartamenti di lusso, e un ristorante.
C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita. È tutto in ordine dentro e attorno a lui. Per ogni cosa ha metodi e risposte.
È lesto a indovinare il chi il come il dove e a quale scopo.
Appone il timbro a verità assolute, getta i fatti superflui nel tritadocumenti, e le persone ignote dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve, non un attimo in più, perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita, lascia la postazione dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio – per fortuna mi passa.
(Traduzione di Silvano De Fanti)
Są tacy, którzy
Są tacy, którzy sprawniej wykonują życie. Mają w sobie i wokół siebie porządek. Na wszystko sposób i słuszną odpowiedź. Odgadują od razu kto kogo, kto z kim, w jakim celu, którędy. Przybijają pieczątki do jedynych prawd, wrzucają do niszczarek fakty niepotrzebne, a osoby nieznane do z góry przeznaczonych im segregatorów. Myślą tyle, co warto, ani chwilę dłużej, bo za tą chwilą czai się wątpliwość. A kiedy z bytu dostaną zwolnienie, opuszczają placówkę wskazanymi drzwiami. Czasami im zazdroszczę – na szczęście to mija.
There Are Those Who
There are those who conduct life more precisely. The keep order within and around them. A way for everything, and a right answer.
The guess straight off who’s with who, who’s got who, to what end, in what direction.
They set their stamp on single truths, toss unnecessary facts into the shredder and unfamiliar persons into previously designated files.
They think as long as it takes, not a second more, since doubt lies lurking behind that second.
And when they’re dismissed from existence, they leave their place of work through the appropriately marked exit.
Dio parla a ciascuno solamente prima ch’egli sia creato, e con lui esce poi tacendo dalla notte. Ma le parole, quelle prima dell’inizio di ciascuno, le parole come nubi, sono queste:
Sospinto dal tuo intendere, va’ fino al limite del tuo anelare; dai a me una veste.
Dietro alle cose come incendio, fatti grande, sicché le loro ombre, diffuse, coprano sempre me completamente.
Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano. Non lasciare che da me tu sia diviso. Vicina è la terra, che vita è chiamata. La riconoscerai dalla sua solennità.
A me da’ la tua mano.
(Traduzione di Lorenzo Gobbi)
Laß dir Alles geschehn
Gott spricht zu jedem nur, eh er ihn macht, dann geht er schweigend mit ihm aus der Nacht. Aber die Worte, eh jeder beginnt, diese wolkigen Worte, sind:
Von deinen Sinnen hinausgesandt, geh bis an deiner Sehnsucht Rand; gieb mir Gewand.
Hinter den Dingen wachse als Brand, daß ihre Schatten, ausgespannt, immer mich ganz bedecken.
Laß dir Alles geschehn: Schönheit und Schrecken. Man muß nur gehn: Kein Gefühl ist das fernste. Laß dich von mir nicht trennen. Nah ist das Land, das sie das Leben nennen.
Du wirst es erkennen an seinem Ernste.
Gieb mir die Hand.
Let Everything Happen
God speaks to each of us as he makes us, then walks with us silently out of the night.
These are the words we dimly hear:
You, sent out beyond your recall, go to the limits of your longing. Embody me.
Flare up like flame and make big shadows I can move in.
Let everything happen to you: beauty and terror. Just keep going. No feeling is final. Don’t let yourself lose me.
Nearby is the country they call life. You will know it by its seriousness.
Give me your hand.
(Translated from German by Anita Barrows and Joanna Macy)
Poiché scampo non c’è, poiché alla fine sarà ridotto in cenere il mio corpo, questa mano che ho amato come ho amato un amico, questo corpo che ho teso in gioia e in pena; poiché scampo non c’è per me nemmeno che amo la vita con soverchio ardore – gli orti odorosi nella pioggia, il mare senza preghiere ore silenti e sole – se mi attende la tenebra, più ancora lasciami scivolare come a riva la risacca ondosa, ma cantando con l’ultimo respiro – in queste poche ore di luce rialzerò la testa; il mio amore è la vita – ai morti sfuggirò, se di beffar la morte esiste il modo.
(Traduzione di Silvio Raffo)
“Since There Is No Escape”
Since there is no escape, since at the end My body will be utterly destroyed, This hand I love as I have loved a friend, This body I tended, wept with and enjoyed; Since there is no escape even for me Who love life with a love too sharp to bear: The scent of orchards in the rain, the sea And hours alone too still and sure for prayer— Since darkness waits for me, then all the more Let me go down as waves sweep to the shore In pride, and let me sing with my last breath; In these few hours of light I lift my head; Life is my lover—I shall leave the dead If there is any way to baffle death.
Le pianiste Alexandre Kantorow est nommé dans la catégorie “Révélation, Soliste instrumental” des Victoires de la Musique Classique 2019. Il interprète la Danse macabre op. 40 de Camille Saint-Saëns dans l’arrangement de Liszt / Horowitz.
La mia vita non è quest’ora ripida che mi vedi scalare in fretta. Sono un albero innanzi all’orizzonte, una delle mie molte bocche, e la prima a chiudersi.
Sono l’attimo tra due suoni che male s’accordano perché il suono morte vuole emergere.
Ma nella pausa buia si riconciliano entrambi tremando. E bello resta il canto.
(Traduzione di Lorenzo Gobbi)
Mein Leben ist nicht diese steile Stunde
Mein Leben ist nicht diese steile Stunde, darin du mich so eilen siehst. Ich bin ein Baum vor meinem Hintergrunde, ich bin nur einer meiner vielen Munde und jener, welcher sich am frühsten schließt.
Ich bin die Ruhe zwischen zweien Tönen, die sich nur schlecht aneinander gewöhnen: denn der Ton Tod will sich erhöhn –
Aber im dunklen Intervall versöhnen sich beide zitternd. Und das Lied bleibt schön.
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Handel Dixit Dominus / musicAeterna and Teodor Currentzis – 22 dic 2011
Qui nel cuore, forse, o per meglio dire: una ferita inferta col coltello, da cui sfugge la vita, sperperata, in piena coscienza ci ferisce. Il desiderare, il volere, il non bastare, disillusa ricerca del motivo che spieghi il nostro esistere casuale, questo è che duole, forse qui nel cuore.
(Traduzione di Fernanda Toriello)
No coração, talvez
No coração, talvez, ou diga antes: Uma ferida rasgada de navalha, Por onde vai a vida, tão mal gasta. Na total consciência nos retalha. O desejar, o querer, o não bastar, Enganada procura da razão Que o acaso de sermos justifique, Eis o que dói, talvez no coração.
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Martha Argerich, Theodosia Ntokou – Beethoven: Symphony No. 6 in F Major, Op. 68, “Pastoral”: I.
La Sesta sinfonia di Beethoven detta Pastorale è ben introdotta dalla seguente citazione dell’autore: “Quanta gioia mi dà il camminare tra gli arbusti, gli alberi, i boschi, l’erbe e le rocce”.
Che non verrà mai di nuovo È ciò che rende la vita così dolce. Credere a ciò che non crediamo Non rallegra.
Che se sarà, sarà al più Un patrimonio estraneo – Questo istiga un appetito Precisamente opposto.
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
“L’unicità della vita, la sua impermanenza porta a desiderare ciò che dura, l’assoluto e l’eterno.” Bianca Tarozzi
That it will never come again
That it will never come again Is what makes life so sweet. Believing what we dont believe Does not exhilarate.
That if it be, it be at best An ablative estate – This instigates an appetite Precisely opposite.
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Sergei Polunin – Merck Russia Project Bolero – Music: “Bolero, M. 81” Composer: Maurice Ravel Performed by Pierre Boulez
Questo video, girato a San Pietroburgo a marzo, è stato presentato in anteprima durante la Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla a maggio 2021. Si tratta di una collaborazione con il colosso farmaceutico Merck per sensibilizzare sulla sclerosi multipla attraverso il loro programma “Live a full Life”. La musica è il Bolero di Ravel, con la coreografia di Ross Freddie Ray e gli straordinari sfondi dell’artista visivo di Hollywood Teun van der Zalm (Star Wars e altri film futuristici).
Quattro miliardi di uomini su questa terra, ma la mia immaginazione è uguale a prima. Se la cava male con i grandi numeri. Continua a commuoverla la singolarità. Svolazza nel buio come la luce d’una pila, illumina solo i primi visi che capitano, mentre il resto se ne va nel non visto, nel non pensato, nel non rimpianto. Ma questo neanche Dante potrebbe impedirlo. E figuriamoci quando non lo si è. Anche se tutte le Muse venissero a me.
Non omnis moriar – un cruccio precoce. Ma vivo intera? E questo può bastare? Non è mai bastato, e tanto meno adesso. Scelgo scartando, perché non c’è altro modo, ma quello che scarto è più numeroso, è più denso, più esigente che mai. A costo di perdite indicibili – una poesiola, un sospiro. Alla chiamata tonante rispondo con un sussurro. Non dirò di quante cose taccio. Un topo ai piedi della montagna materna. La vita dura qualche segno d’artiglio sulla sabbia.
Neppure i miei sogni sono popolati come dovrebbero. C’è più solitudine che folle e schiamazzo. Vi capita a volte qualcuno morto da tempo. Una singola mano scuote la maniglia. La casa vuota si amplia di annessi dell’eco. Dalla soglia corro giù nella valle silenziosa, come di nessuno, già anacronistica.
Da dove venga ancora questo spazio in me – non so.
(Traduzione di Pietro Marchesani)
A Great Number
Four billion people on this earth, while my imagination remains as it was. It clumsily copes with great numbers. Still it is sensitive to the particular. It flutters in the dark like a flashlight, and reveals the first random faces while all the rest stay unheeded, unthought of, unlamented. Yet even Dante could not retain all that. And what of us? Even all the Muses could not help.
Non omnis moriar–a premature worry. Yet do I live entire and does it suffice? It never sufficed, and especially now. I choose by discarding, for there is no other means but what I discard is more numerous, more dense, more insistent that it ever was. A little poem, a sigh, cost indescribable losses. A thunderous call is answered by my whisper. I cannot express how much I pass over in silence. A mouse at the foot of a mountain in labor. Life lasts a few marks of a claw on the sand. My dreams–even they are not, as they ought to be, populous.
There is more of loneliness in them than of crowds and noise. Sometimes a person who died long ago drops in for a moment. A door handle moves touched by a single hand. An empty house is overgrown with annexes of an echo. I run from the threshold down into the valley that is silent, as if nobody’s, anachronic.
Poiché la mia anima ancora s’appaga del puro respiro e oppone i suoi frutti superbi alla morte tenebrosa – finché sono ancora curiosa di successo, e d’amore, finché so innalzare il mio cuore ben oltre le insidie degli anni – maledire il destino non avrebbe un perché: son io che devo qualcosa alla vita, non certo lei a me.
(Traduzione di Silvio Raffo)
Debtor
So long as my spirit still Is glad of breath And lifts its plumes of pride In the dark face of death; While I am curious still Of love and fame, Keeping my heart too high For the years to tame, How can I quarrel with fate Since I can see I am a debtor to life, Not life to me?
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Alice Sara Ott – Grieg: To Spring (Lyric Pieces Book III), Wonderland