Sul muro c’era scritto col gesso: da “Poetry and Prose” (2003), Bertolt Brecht

Sul muro c’era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l’ha scritto
è già caduto.

Auf der Mauer Stand mit Kreide:

Sie wollen den Krieg. 
Der es geschrieben hat
ist schon gefallen.

On the Wall was chalked:

They want war.
He who wrote it
Has already fallen.

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Helene Fischer – Luftballon (Offizielles Musikvideo) – “Luftballon” aus dem Album „Rausch“, Shot in Germany, September 2021

Helene Fischer in “Luftballon” canta della perdita di una persona cara. I versi della canzone dicono: “Ricordo ancora esattamente / Com’era in quei giorni / Ci siamo seduti insieme per ore fino a notte fonda / E posso ancora sentirti dire / ‘Il tempo passa troppo in fretta / E uno si rammarica solo delle cose che non fa’/ E a un certo punto forse capirò / Ti porterò con me finché non ci incontreremo di nuovo. “Nel ritornello, la canzone dice:” E mi lascio andare, ti mando un palloncino. A volte mi guardi da lassù?“.

A mezzanotte, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Mi si è svelata infine l’essenza della vita:
mai nulla compi, inizi solamente.
Persino la vittoria più difficile e ambita
non è mai stata vinta veramente.

Avevo eretto all’anima il tempio dell’amore:
si svela ospite ambiguo ed invadente.
Musica, lodi e risa giovano poco al cuore.
Più bello del riposo non c’è niente.

(Traduzione di Silvio Raffo)

At Midnight

Now at last I have come to see what life is,
Nothing is ever ended, everything only begun,
And the brave victories that seem so splendid
Are never really won.

Even love that I built my spirit’s house for,
Comes like a brooding and a baffled guest,
And music and men’s praise and even laughter
Are not so good as rest.

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DRIFT »Breaking Waves« | Elbphilharmonie – Hamburg (DE)

Centinaia di droni illuminati hanno avvolto l’Elbphilharmonie in un’ondata di luce.
Il duo di artisti DRIFT ha creato un’opera d’arte appositamente per l’Elbphilharmonie che ha immerso l’angolo occidentale dell’edificio in uno spettacolo di luci sotto forma di onde per 10 minuti, dal 28 aprile al 1 maggio 2022. Centinaia di droni hanno ballato al secondo movimento del Concerto per pianoforte di Thomas Adès, già eseguito al concerto per il quinto anniversario della Elbphilharmonie l’11 gennaio 2022; “Breaking Waves” era originariamente previsto per questa occasione.

L’Elbphilharmonie è senza dubbio uno dei simboli più importanti di Amburgo.
La sua moderna struttura sorge su uno dei più antichi magazzini portuali della città. Rinomata a livello internazionale per essere una delle sale da concerto con la migliore acustica, in realtà è molto di più. Il concetto dell’opera unisce musica e architettura, creando una struttura più unica che rara: due maestose sale da concerto, un hotel e appartamenti di lusso, e un ristorante.

C’è chi, da “Basta così” (2012), Wislawa Szymborska

C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
È tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.

È lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.

Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.

Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.

E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.

A volte un po’ lo invidio
– per fortuna mi passa.

(Traduzione di Silvano De Fanti)

Są tacy, którzy

Są tacy, którzy sprawniej wykonują życie.
Mają w sobie i wokół siebie porządek.
Na wszystko sposób i słuszną odpowiedź.
Odgadują od razu kto kogo, kto z kim,
w jakim celu, którędy.
Przybijają pieczątki do jedynych prawd,
wrzucają do niszczarek fakty niepotrzebne,
a osoby nieznane
do z góry przeznaczonych im segregatorów.
Myślą tyle, co warto,
ani chwilę dłużej,
bo za tą chwilą czai się wątpliwość.
A kiedy z bytu dostaną zwolnienie,
opuszczają placówkę
wskazanymi drzwiami.
Czasami im zazdroszczę
– na szczęście to mija.

There Are Those Who

There are those who conduct life more precisely.
The keep order within and around them.
A way for everything, and a right answer.

The guess straight off who’s with who, who’s got who,
to what end, in what direction.

They set their stamp on single truths,
toss unnecessary facts into the shredder
and unfamiliar persons
into previously designated files.

They think as long as it takes,
not a second more,
since doubt lies lurking behind that second.

And when they’re dismissed from existence,
they leave their place of work
through the appropriately marked exit.

Sometimes I envy them
– it passes, luckily.

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Lascia che tutto ti accada bellezza e terrore, da “Libro d’ore” (2008), Rainer Maria Rilke

Dio parla a ciascuno solamente prima ch’egli sia creato,
e con lui esce poi tacendo dalla notte.
Ma le parole, quelle prima dell’inizio di ciascuno,
le parole come nubi, sono queste:

Sospinto dal tuo intendere,
va’ fino al limite del tuo anelare;
dai a me una veste.

Dietro alle cose come incendio, fatti grande,
sicché le loro ombre, diffuse,
coprano sempre me completamente.

Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore.
Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano.
Non lasciare che da me tu sia diviso.
Vicina è la terra,
che vita è chiamata.
La riconoscerai
dalla sua solennità.

A me da’ la tua mano.

(Traduzione di Lorenzo Gobbi)

Laß dir Alles geschehn

Gott spricht zu jedem nur, eh er ihn macht,
dann geht er schweigend mit ihm aus der Nacht.
Aber die Worte, eh jeder beginnt,
diese wolkigen Worte, sind:

Von deinen Sinnen hinausgesandt,
geh bis an deiner Sehnsucht Rand;
gieb mir Gewand.

Hinter den Dingen wachse als Brand,
daß ihre Schatten, ausgespannt,
immer mich ganz bedecken.

Laß dir Alles geschehn: Schönheit und Schrecken.
Man muß nur gehn: Kein Gefühl ist das fernste.
Laß dich von mir nicht trennen.
Nah ist das Land,
das sie das Leben nennen.

Du wirst es erkennen
an seinem Ernste.

Gieb mir die Hand.

Let Everything Happen

God speaks to each of us as he makes us,
then walks with us silently out of the night.

These are the words we dimly hear:

You, sent out beyond your recall,
go to the limits of your longing.
Embody me.

Flare up like flame
and make big shadows I can move in.

Let everything happen to you: beauty and terror.
Just keep going. No feeling is final.
Don’t let yourself lose me.

Nearby is the country they call life.
You will know it by its seriousness.

Give me your hand.

(Translated from German by Anita Barrows and Joanna Macy)

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Maksim – Clocks – Coldplay

Il mio amore è la vita, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Poiché scampo non c’è, poiché alla fine
sarà ridotto in cenere il mio corpo,
questa mano che ho amato come ho amato un amico,
questo corpo che ho teso in gioia e in pena;
poiché scampo non c’è per me nemmeno
che amo la vita con soverchio ardore –
gli orti odorosi nella pioggia, il mare
senza preghiere ore silenti e sole –
se mi attende la tenebra, più ancora
lasciami scivolare come a riva
la risacca ondosa, ma cantando
con l’ultimo respiro – in queste poche
ore di luce rialzerò la testa;
il mio amore è la vita – ai morti sfuggirò,
se di beffar la morte esiste il modo.

(Traduzione di Silvio Raffo)

“Since There Is No Escape”

Since there is no escape, since at the end
My body will be utterly destroyed,
This hand I love as I have loved a friend,
This body I tended, wept with and enjoyed;
Since there is no escape even for me
Who love life with a love too sharp to bear:
The scent of orchards in the rain, the sea
And hours alone too still and sure for prayer—
Since darkness waits for me, then all the more
Let me go down as waves sweep to the shore
In pride, and let me sing with my last breath;
In these few hours of light I lift my head;
Life is my lover—I shall leave the dead
If there is any way to baffle death.

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Alexandre Kantorow : Saint-Saëns, Danse macabre op.40

Le pianiste Alexandre Kantorow est nommé dans la catégorie “Révélation, Soliste instrumental” des Victoires de la Musique Classique 2019. Il interprète la Danse macabre op. 40 de Camille Saint-Saëns dans l’arrangement de Liszt / Horowitz.

La mia vita non è quest’ora ripida, da “Libro d’ore” (2008), Rainer Maria Rilke

La mia vita non è quest’ora ripida
che mi vedi scalare in fretta.
Sono un albero innanzi all’orizzonte,
una delle mie molte bocche,
e la prima a chiudersi.

Sono l’attimo tra due suoni
che male s’accordano
perché il suono morte vuole emergere.

Ma nella pausa buia
si riconciliano
entrambi tremando.
E bello resta il canto.

(Traduzione di Lorenzo Gobbi)

Mein Leben ist nicht diese steile Stunde

Mein Leben ist nicht diese steile Stunde,
darin du mich so eilen siehst.
Ich bin ein Baum vor meinem Hintergrunde,
ich bin nur einer meiner vielen Munde
und jener, welcher sich am frühsten schließt.

Ich bin die Ruhe zwischen zweien Tönen,
die sich nur schlecht aneinander gewöhnen:
denn der Ton Tod will sich erhöhn –

Aber im dunklen Intervall versöhnen
sich beide zitternd.
Und das Lied bleibt schön.

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Handel Dixit Dominus / musicAeterna and Teodor Currentzis – 22 dic 2011

Qui nel cuore, forse, da “José Saramago, Le poesie” (2002), José Saramago

Qui nel cuore, forse, o per meglio dire:
una ferita inferta col coltello,
da cui sfugge la vita, sperperata,
in piena coscienza ci ferisce.
Il desiderare, il volere, il non bastare,
disillusa ricerca del motivo
che spieghi il nostro esistere casuale,
questo è che duole, forse qui nel cuore.

(Traduzione di Fernanda Toriello)

No coração, talvez

No coração, talvez, ou diga antes:
Uma ferida rasgada de navalha,
Por onde vai a vida, tão mal gasta.
Na total consciência nos retalha.
O desejar, o querer, o não bastar,
Enganada procura da razão
Que o acaso de sermos justifique,
Eis o que dói, talvez no coração.

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Martha Argerich, Theodosia Ntokou – Beethoven: Symphony No. 6 in F Major, Op. 68, “Pastoral”: I.

La Sesta sinfonia di Beethoven detta Pastorale è ben introdotta dalla seguente citazione dell’autore: “Quanta gioia mi dà il camminare tra gli arbusti, gli alberi, i boschi, l’erbe e le rocce”.

Che non verrà mai di nuovo, Emily Dickinson

Che non verrà mai di nuovo
È ciò che rende la vita così dolce.
Credere a ciò che non crediamo
Non rallegra.

Che se sarà, sarà al più
Un patrimonio estraneo –
Questo istiga un appetito
Precisamente opposto.

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

“L’unicità della vita, la sua impermanenza porta a desiderare ciò che dura, l’assoluto e l’eterno.”
Bianca Tarozzi

That it will never come again

That it will never come again
Is what makes life so sweet.
Believing what we dont believe
Does not exhilarate.

That if it be, it be at best
An ablative estate –
This instigates an appetite
Precisely opposite.

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Sergei Polunin – Merck Russia Project Bolero – Music: “Bolero, M. 81” Composer: Maurice Ravel Performed by Pierre Boulez

Questo video, girato a San Pietroburgo a marzo, è stato presentato in anteprima durante la Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla a maggio 2021. Si tratta di una collaborazione con il colosso farmaceutico Merck per sensibilizzare sulla sclerosi multipla attraverso il loro programma “Live a full Life”.
La musica è il Bolero di Ravel, con la coreografia di Ross Freddie Ray e gli straordinari sfondi dell’artista visivo di Hollywood Teun van der Zalm (Star Wars e altri film futuristici)
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Grande numero, da “Grande numero” (1976), Wislawa Szymborska

Quattro miliardi di uomini su questa terra,
ma la mia immaginazione è uguale a prima.
Se la cava male con i grandi numeri.
Continua a commuoverla la singolarità.
Svolazza nel buio come la luce d’una pila,
illumina solo i primi visi che capitano,
mentre il resto se ne va nel non visto,
nel non pensato, nel non rimpianto.
Ma questo neanche Dante potrebbe impedirlo.
E figuriamoci quando non lo si è.
Anche se tutte le Muse venissero a me.

Non omnis moriar – un cruccio precoce.
Ma vivo intera? E questo può bastare?
Non è mai bastato, e tanto meno adesso.
Scelgo scartando, perché non c’è altro modo,
ma quello che scarto è più numeroso,
è più denso, più esigente che mai.
A costo di perdite indicibili – una poesiola, un sospiro.
Alla chiamata tonante rispondo con un sussurro.
Non dirò di quante cose taccio.
Un topo ai piedi della montagna materna.
La vita dura qualche segno d’artiglio sulla sabbia.

Neppure i miei sogni sono popolati come dovrebbero.
C’è più solitudine che folle e schiamazzo.
Vi capita a volte qualcuno morto da tempo.
Una singola mano scuote la maniglia.
La casa vuota si amplia di annessi dell’eco.
Dalla soglia corro giù nella valle
silenziosa, come di nessuno, già anacronistica.

Da dove venga ancora questo spazio in me –
non so.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

A Great Number

Four billion people on this earth,
while my imagination remains as it was.
It clumsily copes with great numbers.
Still it is sensitive to the particular.
It flutters in the dark like a flashlight,
and reveals the first random faces
while all the rest stay unheeded,
unthought of, unlamented.
Yet even Dante could not retain all that.
And what of us?
Even all the Muses could not help.

Non omnis moriar–a premature worry.
Yet do I live entire and does it suffice?
It never sufficed, and especially now.
I choose by discarding, for there is no other means
but what I discard is more numerous,
more dense, more insistent that it ever was.
A little poem, a sigh, cost indescribable losses.
A thunderous call is answered by my whisper.
I cannot express how much I pass over in silence.
A mouse at the foot of a mountain in labor.
Life lasts a few marks of a claw on the sand.
My dreams–even they are not, as they ought to be, populous.

There is more of loneliness in them than of crowds and noise.
Sometimes a person who died long ago drops in for a moment.
A door handle moves touched by a single hand.
An empty house is overgrown with annexes of an echo.
I run from the threshold down into the valley
that is silent, as if nobody’s, anachronic.

How that open space is in me still–
I don’t know.

(Translated from Polish by Czeslaw Milosz)

Debiti, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Poiché la mia anima ancora
s’appaga del puro respiro
e oppone i suoi frutti superbi
alla morte tenebrosa –
finché sono ancora curiosa
di successo, e d’amore,
finché so innalzare il mio cuore
ben oltre le insidie degli anni –
maledire il destino
non avrebbe un perché:
son io che devo qualcosa alla vita,
non certo lei a me.

(Traduzione di Silvio Raffo)

Debtor

So long as my spirit still
Is glad of breath
And lifts its plumes of pride
In the dark face of death;
While I am curious still
Of love and fame,
Keeping my heart too high
For the years to tame,
How can I quarrel with fate
Since I can see
I am a debtor to life,
Not life to me?

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Alice Sara Ott – Grieg: To Spring (Lyric Pieces Book III), Wonderland