“Ecco, questo sì che è un gatto bellissimo…”, da “Sui gatti”, Charles Bukowski

Ecco, questo sì che è un gatto bellissimo. Ha la lingua penzoloni, è strabico. Ha la coda mozzata. E’ bellissimo, ha cervello. L’abbiamo portato dal veterinario per fargli fare la radiografia – è stato messo sotto da una macchina. Il dottore dice: “Questo gatto è stato investito due volte, gli hanno sparato, gli hanno tagliato la coda”. Gli ho detto: “Questo gatto sono io”. E’ arrivato alla mia porta che stava morendo di fame. Sapeva benissimo dove venire. Tutti e due siamo barboni sopravvissuti alla strada.

(Traduzione di Simona Viciani)

Now here’s a beautiful cat. Its tongue hangs out, it’s cross-eyed. Its tail is chopped off. He’s beautiful, he’s got sense. We took him to the vet to have him x-rayed – he got hit by a car. The doctor says, “This cat’s been run over twice, he’s been shot, his tail’s been cut off”. I said, “This cat is me”. He came to the door starving to death. He knew right were to come. We’re both bums off the street.

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Brano tratto dall’intervista “Charles Bukowski”, a cura di Penny Grenoble, South Bay, novembre 1981; mai pubblicato in una raccolta.

“Hai un gatto?”, da “Sui gatti” (2015), Charles Bukowski

Hai un gatto? O dei gatti? Loro sì che dormono, bello. Riescono a dormire 20 ore al giorno e hanno un aspetto magnifico. Sanno che non c’è nulla per cui scaldarsi davvero. Il prossimo pasto. E una cosuccia da uccidere ogni tanto. Quando sono dilaniato dalle forze, allora guardo uno dei miei gatti. Ne ho 9. Ne osservo uno che dorme o che è semiaddormentato e mi rilasso. Anche scrivere è il mio gatto. Scrivere mi permette di affrontare le cose. Mi calma i nervi. Quantomeno per un po’. Poi i miei fili si accavallano e devo rifare tutto da capo. Non riesco a capire gli scrittori che decidono di smettere di scrivere. Come fanno a calmare i nervi?

(Traduzione di Simona Viciani)

Incluso in The Captain is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship. In Italia in Il capitano è fuori a pranzo.

Brutto affare, Charles Bukowski

vecchio Butch, l’hanno castrato,
le ragazze gli fanno un baffo
adesso.

quando Big Sam ha traslocato
da qui dietro
ho ereditato il grande Butch,
ne ha 70 di anni dei gatti,
vecchio,
castrato,
ma è sempre il gatto più grosso
e cattivo che chiunque
ricordi di avere mai
visto.

per un pelo non mi mangiava
una mano
la mano che lo nutre
un paio di
volte
ma l’ho perdonato,
è castrato
e c’è una parte di
lui
che non lo
accetta.
di notte
lo sento che attacca e
fa scappare gli altri gatti nei
folti cespugli.
Butch è ancora un vecchio gatto
magnifico,
che fa a botte
anche se non le ha più.

che bastardo deve essere stato
quando le aveva
quando era sui 19 o 20 anni
e camminava lentamente per il
suo sentiero
e anche adesso quando lo
guardo
sento ancora il coraggio
e la forza
alla faccia delle bassezze dell’uomo
alla faccia delle divinità scientifiche
umane,
il vecchio Butch
sopravvive
resiste

scrutandomi da quegli
occhi gialli malvagi
incastonati in quella testa
enorme
imbattuta.

(Trad. di Simona Viciani)

bad fix

old Butch, they fixed him
the girls don’t look like much
anymore.

when Big Sam moved out
of the back
I inherited big Butch,
70 as cats go,
old,
fixed,
but still as big and
mean a cat as anybody
ever remembered
seeing.

he’s damn near gnawed
off my hand
the hand that feeds him
a couple of
times
but I’ve forgiven him,
he’s fixed
and there’s something about
him
that doesn’t like
it.
at night
I hear him mauling and
running other cats through
the brush.
Butch, he’s still a magnificent
old cat,
fighting
even without it.

what a bastard he must have been
with it
when he was 19 or 20
walking slowly down
his path
and I even look at him
now
still feel the courage
and the strength
in spite of man’s smallness
in spite of man’s scientific
divinity,
old Butch
retains
endures

peering at me with those
evil yellow eyes
out of that huge
undefeated
head.

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Manoscritto del 13 giugno 1978; pubblicato nella raccolta Dangling in Tournefortia, 1981.

Dono, Charles Bukowski

sai,
l’uomo che stava qui dietro ha traslocato
non ce la faceva con l’affitto
così ho ereditato questo
vecchio gatto enorme
grosso come un cane di media taglia
malvagio
occhi gialli
vecchio e furiosamente forte
quando va a segno con una di quelle
zampe
le pareti tremano
si chiama “Butch” e non
va per il sottile
è eccentrico
ha le sue idee fisse
imparata chissà dove
tanto tempo fa.
si fa dei film
tutti suoi
a volte parte
da solo
magari lo sto accarezzando
e poi mi artiglia
imprigionando la mia mano sulla
pancia
con i denti che incidono
il dorso della mano
e mi tiene lì
così
mi graffia l’interno
dei polsi
con le zampe posteriori
con gli artigli
tutti fuori…
lascio la mano lì
finché ha finito
poi
la sollevo
rivoletti di sangue
gocciolano… e lui si limita
a guardarmi.

te lo spedisco
in una scatola da imballaggio
color mandorla naturale
inciderò dei fori così può
respirare

ma sta’ attento quando fai leva sul
coperchio

te lo spedisco espresso
giusto in tempo
per via aerea

apri quella scatola nella
Giornata Nazionale della Poesia.

Gift

you know
the man in back moved out
couldn’t get his rent
so I inherited this
huge old cat
big as an average dog
mean
yellow eyes
old and furiously strong
when he strikes with one of those
paws
the walls shake.
his name is “Butch” and he
doesn’t play around
he’s cranky
has his own set ideas
learned from somewhere
long ago.
he gets on the trip
which is his
sometimes he gets
gone
I’ll be petting him
and then he’ll have me
my hand trapped in his
gut
the teeth will incise into
the top part of my hand
and holding me there
like that
he’ll rip the backs of
my wrists
with his two rear paws
with the claws
fully extended…
I leave my hand there
until he’s finished
then I
lift it away
rivulets of blood
seep… he just
looks at me.

I’ll send him to you
in a whole natural almond
crate
I’ll cut holes so he can
breathe

but beware when you pry off
the lid

I’ll send him to you
just in time
via Air Express

open that crate on
National Poetry Day.

Magnificat, da “Poesias de Álvaro de Campos” (1933), Fernando Pessoa

Quando passerà questa notte interna, l’universo,
e io, l’anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall’essere desto?
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma,
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi anima mia: sarà giorno!

(Traduzione di Antonio Tabucchi)

Magnificat

Quando é que passará esta noite interna, o universo,
E eu, a minha alma, terei o meu dia?
Quando é que despertarei de estar acordado?
Não sei. O sol brilha alto,
Impossível de fitar.
As estrelas pestanejam frio,
Impossíveis de contar.
O coração pulsa alheio,
Impossível de escutar.
Quando é que passará este drama sem teatro,
Ou este teatro sem drama,
E recolherei a casa?
Onde? Como? Quando?
Gato que me fitas com olhos de vida, Quem tens lá no fundo?
É Esse! É esse!
Esse mandará como Josué parar o sol e eu acordarei;
E então será dia.
Sorri, dormindo, minha alma!
Sorri, minha alma: será dia!

Magnificat

When will this inner night – the universe – end
And I – my soul – have my day?
When will I wake up from being awake?
I don’t know. The sun shines on high
And cannot be looked at.
The stars coldly blink
And cannot be counted.
The heart beats aloofly
And cannot be heard.
When will this drama without theater
– Or this theater without drama – end
So that I can go home?
Where? How? When?
O cat staring at me with eyes of life, Who lurks in your depths?
It’s Him! It’s him!
Like Joshua he’ll order the sun to stop, and I’ll wake up,
And it will be day.
Smile, my soul, in your slumber!
Smile, my soul: it will be day!

(Translation: 2006, Richard Zenith
From: A Little Larger Than the Entire Universe: Selected Poems)

Il mio gatto lo scrittore, Charles Bukowski

mentre sto seduto davanti alla mia
macchina da scrivere
il mio gatto Ting sta seduto dietro di
me
sullo schienale della
poltrona.

adesso mentre scrivo a macchina questo
lui
salta su un cassetto
aperto
e poi si piazza sulla
scrivania.

adesso ha il naso sopra a questo
foglio
e mi osserva mentre
scrivo.

poi si sposta si
avvicina
e ficca il naso in
una
tazza di caffè.

adesso
è tornato con la testa sopra a questo foglio di
carta.
pianta
la zampa sul
nastro.

batto
un tasto e
schizza via.

adesso
se ne sta lì fermo e mi guarda
scrivere.

ho spostato bicchiere di vino e
bottiglia
dall’altra parte
della
macchina da scrivere.

la radio trasmette brutta
musica
per pianoforte.

Ting se ne sta lì fermo e guarda la
macchina da
scrivere.

credi che voglia fare
lo
scrittore?
o che lo sia stato nel
passato?

io
non amo le poesie tenere sui
gatti
ma ne ho scritta una
comunque.

adesso
c’è una mosca qui
in giro
e Ting osserva ogni sua
mossa.

sono le 23.45 e
sono
ubriaco…

senti, rilassati, hai letto
poesie
peggiori di
questa…

e io le ho
scritte.

My cat, the writer

as I sit in front of this
machine
my cat Ting sits behind
me
on the back of my
chair.Continua a leggere…

La bontà non comune di salvare dalla sofferenza, Charles Bukowski

un tempo era molto magro e nervoso
come un musicista morto di fame
l’ho nutrito per bene
e lui è ingrassato
quanto un petroliere del Texas e non è più così
nervoso
ma sempre
strambo.

addormentato a letto mi sveglio
e il suo naso tocca il mio
naso e quel paio
di occhi gialli bellissimi
SI RIVERSANO
in ciò che è rimasto della mia anima
e poi gli dico
vai giù, bastardo!
porta il tuo naso lontano dal mio
naso!
facendo le fusa come un ragno pieno di
mosche si allontana un
po’.

ero nella vasca ieri
e lui è entrato zampettando
cauto sollevando le zampe
coda guizzante
e io sono lì dentro
che fumo un sigaro e leggo il
NEW YORKER
e lui si arrampica sull’orlo della
vasca
in equilibrio sulla ceramica scivolosa
curva
e gli ho detto,
signorino, tu sei un gatto e ai gatti
non piace l’acqua.
ma ha fatto il giro fino ai rubinetti
e ci si è aggrappato con le sue zampe nere
e stava appeso
a testa in giù
ad annusare l’acqua e l’acqua era
BOLLENTE e ha cominciato a berla
la lingua rossa sottile
timida e miracolosa
che si immergeva nell’acqua bollente
e continuava ad annusare
chiedendosi cosa ci facevo lì dentro
che cosa ci trovavo di così bello
e poi quello sciocco grasso bianco gatto
ci è caduto dentro! –
siamo tutti schizzati fuori di lì
bagnati e velocissimi;
io, gatto, sigaro e NEW YORKER
sputando, urlando, spruzzando, fradici
e mia moglie è corsa dentro:
DIO MIO! COS’E’ SUCCESSO? COS’E’
SUCCESSO?
ho parlato dall’alto del mio sigaro mezzo sciolto:
un uomo non può avere un po’ di privacy
neanche nella sua vasca da bagno, ecco cos’è
successo!
si è limitata a ridere di noi
e il gatto non era neanche arrabbiato
era sempre bagnato e grasso
eccetto la coda
che adesso sembrava sottile quasi come quella di un
ratto e molto triste e
ha cominciato a
leccarsi.
io ho usato una salvietta,
poi sono andato in camera
mi sono buttato sul letto
e ho cercato di ritrovare il segno nella
rivista.

ma il buon umore se ne era andato
ho chiuso la rivista
e ho fissato il soffitto
lassù dove Dio dovrebbe
essere
poi l’ho sentito:
MIAOOO!

il prossimo gatto randagio che arriva alla mia porta
rimarrà
randagio.

The devious good of rescuing the suffering

once very thin and nervous
like a starving musicianContinua a leggere…

Il tordo sbeffeggiatore, Charles Bukowski

il tordo sbeffeggiatore ha seguito il gatto
tutta estate
sbeffeggiando sbeffeggiando sbeffeggiando
facendogli il verso sicuro di sè;
il gatto si acquattava sotto le sedie a dondolo nei portici
coda imbizzarrita
e diceva qualcosa da incazzato al tordo sbeffeggiatore
che io non capivo.

ieri il gatto camminava tranquillo per il vialetto
con il tordo vivo in bocca,
ali piegate in giù, quelle bellissime ali piegate e
penzolanti,
piume aperte come le gambe di una donna,
e l’uccello non sbeffeggiava più,
chiedeva, supplicava
ma il gatto
che zampettava fiero attraverso i secoli
non lo ascoltava.

l’ho visto accovacciarsi sotto una macchina gialla
con l’uccello
per traghettarlo un un altro posto.

l’estate era finita.

The mockingbird

the mockingbird had been following the cat
all summer
mocking mocking mocking
teasing and cocksure;
the cat crawled under rockers on porches
tail flashing
and said something angry to the mockingbird
which I didn’t understand.

yesterday the cat walked calmly up the driveway
with the mockingbird alive in its mouth,
wings fanned, beautiful wings fanned and flopping,
feathers parted like a woman’s legs,
and the bird was no longer mocking,
it was asking, it was praying
but the cat
striding down through centuries
would not listen.

I saw it crawl under a yellow car
with the bird
to bargain it to another place.

summer was over.

Riportato alla vita come fuoco, da “Burning in Water, Drowning in Flame”, Charles Bukowski

in angosciosa divinità il mio gatto
gira intorno

gira intorno e intorno
con coda elettrica e
occhi
a pulsante

è
vitale ed
elegante e
definitivo come un albero di
prugne

nessuno di noi due comprende
cattedrali o
l’uomo là fuori

che innaffia il suo
prato

se io fossi uomo
quanto lui è gatto –
se ci fossero uomini simili a lui
il mondo potrebbe
cominciare

salta sul divano
e cammina attraverso
i colonnati della mia
ammirazione.

Startled Into Life Like Fire

in grievous deity my cat
walks around
he walks around and around
with
electric tail and
push-button
eyes

he is
alive and
plush and
final as a plum tree

neither of us understands
cathedrals or
the man outside
watering his
lawn

if I were all the man
that he is
cat–
if there were men
like this
the world could
begin

he leaps up on the couch
and walks through
porticoes of my
admiration.

Gatto che giochi per strada, Fernando Pessoa

Gatto che giochi per strada
come se fosse il tuo letto
invidio questa tua sorte
che nemmeno sorte si chiama.

Buon servo di leggi fatali
che governano pietre e persone,
possiedi istinti comuni
e senti solo ciò che senti.

Sei felice perché sei così,
tutto il nulla che sei è tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco e non sono io.

Gato que brincas na rua

Gato que brincas na rua
Como se fosse na cama,
Invejo a sorte que é tua
Porque nem sorte se chama.

Bom servo das leis fatais
Que regem pedras e gentes,
Que tens instintos gerais
E sentes só o que sentes.

És feliz porque és assim,
Todo o nada que és é teu.
Eu vejo-me e estou sem mim,
Conheço-me e não sou eu.