Il gatto, da “I gatti lo sapranno” (2010), Guillaume Apollinaire

Mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di buonsenso,
un gatto che passeggi in mezzo ai libri,
e degli amici per qualsiasi tempo
senza i quali non posso proprio vivere.

(Traduzione di Fabrizio Dall’Aglio)

Le chat

je souhaite dans ma maison:
Une femme ayant sa raison,
Un chat passant parmi les livres,
Des amis en toute saison
Sans lesquels je ne peux pas vivre.

Da Bestiaire ou Cortège d’Orphée (1911)

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Michael Daugherty: “Raise the Roof” for Timpani and Symphonic Band

Il gatto e la luna, da “I gatti lo sapranno” (2010), William Butler Yeats

Il gatto andava di qua e di là
e la luna girava in tondo come una trottola,
e il congiunto più stretto della luna,
il gatto a passi lenti, guardava in su.
Nero, Minnaloushe, fissava la luna,
ché a lui, che pur vagolava lagnoso,
la luce fredda e pura nel cielo
agitava quel sangue di animale.
Minnaloushe corre nell’erba
alzando i piedi delicati.
Che fai, danzi, Minnaloushe, danzi?
Quando due congiunti stretti si incontrano,
cosa c’è di meglio che indire una danza?
Magari la luna può imparare,
stanca di quel modo cerimonioso,
un nuovo giro di danza:
Va, Minnaloushe, furtivo per l’erba
di luogo in luogo illuminato dalla luna,
e lassù la luna sacra
ha preso una fase nuova.
Minnaloushe lo sa che le sue pupille
passeranno di mutamento in mutamento,
e che variano da tondo a falce,
da falce a tondo?
Va, Minnealoushe, furtivo per l’erba,
solo, con importanza, saggio,
e alla luna mutabile
leva mutabili gli occhi.

(Traduzione di Alessandro Gentili)

The Cat and the Moon

The cat went here and there
and the moon spun round like a top,
and the nearest kin of the moon,
the creeping cat, looked up.
Black Minnaloushe stared at the moon,
for, wander and wail as he would,
the pure cold light in the sky
troubled his animal blood.
Minnaloushe runs in the grass
lifting his delicate feet.
Do you dance, Minnaloushe, do you dance?
When two close kindred meet,
what better than call a dance?
Maybe the moon may learn,
tired of that courtly fashion,
a new dance turn.
Minnaloushe creeps through the grass
from moonlit place to place,
the sacred moon overhead
has taken a new phase.
Does Minnaloushe know that his pupils
will pass from change to change,
and that from round to crescent,
from crescent to round they range?
Minnaloushe creeps through the grass
alone, important and wise,
and lifts to the changing moon
his changing eyes.

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Memory from the Broadway Musical “Cats” – Piano / Orchestral – Carlton Forrester

Calda luce, da “Sui gatti” (2015), Charles Bukowski

solo
stasera
in questa casa,
solo con
6 gatti
che mi dicono
senza
sforzo
tutto quello che c’è
da
sapere.

(Traduzione di Simona Viciani)

Warm Light

alone
tonight
in this house,
alone with
6 cats
who tell me
without
effort
all that there
is
to know.

Incluso nella raccolta The Last Night of Earth Poems, 1992. In Italia pubblicato in “Seduto sul bordo del letto mi finisco una birra nel buio”, Minimum Fax, 2002.

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The Cat & The Mouse (Aaron Copland)
Performed during LangLang Master Class Hong Kong Langham Hotel (10Aug2011)
Kate Lee (10 years old)

Manx, da “Sui gatti” (2015), Charles Bukowski

questa è come la scoperta
dell’acqua calda.
non bisogna essere
dei geni
per capire che
stiamo sbagliando ancora.
ridiamo sempre meno,
diventiamo sempre più equilibrati.
tutto ciò che vogliamo è
l’assenza degli altri.
persino la musica classica
è stata ascoltata troppo spesso,
i libri belli sono stati
letti.
sospettiamo ancora
come abbiamo fatto fin dall’inizio
che siamo
strani, deformi e che non andiamo bene
da nessuna parte qui…
mentre scriviamo questo
c’è un terribile ronzio
qualcosa di plana sui
capelli
si conficca lì.
solleviamo una mano
tiriamo freneticamente
mentre ci morde le dita,
che dannata cosa insignificante
è mai questa
nel bel mezzo
della notte?
adesso se ne è andata…

c’è una porta scorrevole
di vetro
e vediamo fuori
un bianco Manx seduto lì
con un occhio strabico.
ha la lingua penzoloni
di lato.
apriamo la porta
e lui scivola dentro
le zampe anteriori corrono
in una direzione, quelle dietro
nell’altra.
riesce ad arrivare verso di noi
con un’angolazione maldestra
salta sulle nostre gambe
sul nostro petto
piazza le sue zampe anteriori
come fossero braccia
vicino alle nostre spalle
pianta il muso
piuttosto vicino al nostro naso
e ci guarda
nel modo migliore che può;
confusi come lui, gli restituiamo lo sguardo.

qualche sera,
vecchio ragazzo,
qualche volta,
in qualche modo.
intrappolati insieme
qui.

sorridiamo ancora
come facevamo un tempo.
di colpo il Manx
salta via
correndo sghembo
sul tappeto
inseguendo qualcosa
che nessuno di noi
può vedere.

Manoscritto del 23 dicembre 1979; pubblicato nella raccolta “Open All Night” – Traduzione di Simona Viciani

Manx

this is just a long call
from a short space.
it doesn’t engender up
any special brilliance
to know that
we are going wrong again.
we laugh less and less,
become more sane.
all we want is
the absence of others.
even the classical music
has been heard too often,
the good books have been
read.
we suspect again
as we did in the beginning
that we are
odd, deformed, fit
nowhere here…
as we write this
there is an ugly buzzing
something lands in our
hair
becomes imbedded there.
we reach up
yank it free
as it bites our finger.
what damned nonentity
is this
in the middle of
the night?
it’s gone…

there is a sliding
glass door
and we see outside
a white Manx sitting there
with one cross-eye.
his tongue sticks out
sidewise.
we pull the door open
and he slides in
front legs running
in one direction,
rear
in the other.

he makes it toward us
in a scurvy angle
runs up our legs
our chest
places front legs
like arms
near our shoulders
sticks his snout
quite near our nose
and looks at us
best he can;
also befuddled,
we look back.

some night,
old boy,
some time,
some way.
stuck together
here.

we smile again
like we used to.
suddenly the Manx
leaps away
scattering across the
rug sideways
chasing something
that none of us
can see.

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CATcerto, original performance. Mindaugas Piečaitis, Nora The Piano Cat

Il gatto codamozza, strabico…, Charles Bukowski

Il gatto codamozza, strabico, un giorno è venuto alla porta e l’abbiamo fatto entrare. Vecchi occhi rosa. Che fenomeno quel ragazzo. Gli animali sono davvero illuminanti. Non sono capaci di dire bugie. Sono forze della natura. La televisione può farmi stare male in cinque minuti, ma posso restare a guardare un animale per ore e ritrovo solamente grazie e gloria. La vita come dovrebbe essere.

Da “Sui gatti”, traduzione di Simona Viciani

The tailless, cross-eyed cat came to the door one day, and we let him in. Old pink eyes. Quite a guy. Animals are inspirational. They don’t know how to lie. They are natural forces. TV can make me ill in five minutes, but I can look at an animal for hours and find nothing but grace and glory, life as it should be.

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Breve nota pubblicata dopo la ristampa di “La storia di un bastardo figlio di puttana”, in Arete 2.1, luglio/agosto 1989; mai inserita prima in una raccolta.

Saggio pennello, fiore…, da “Sui gatti” (2015), Charles Bukowski

saggio pennello, fiore
addormentato, mi sveglio

il cacciatore va alla mia finestra
4 piedi inchiodati nella luminosa immobilità di una notte
gialla e blu.

stranezza crudele la fa da padrona nelle guerre, nei giardini –
la notte gialla e blu esplode dinanzi a
me, atomica, chirurgica,
piena di stellati diavoli
salmastri…
poi il gatto salta sulla
staccionata, un grasso gatto spaventato,
stupido, solitario…
baffi come una vecchia nel
supermercato
e nudo come la luna.

ne sono fugacemente
deliziato.

(Traduzione di Simona Viciani)

sensible brush, sleeping…

sensible brush, sleeping
flower, I awaken

the hunter goes by my window
4 feet locked in the bright stillness of a
yellow and blue
night.

cruel strangeness takes hold in wars, in
gardens–
the yellow and blue night explodes before
me, atomic,
surgical,
full of starlit salty
devils…
then the cat leaps up on the
fence, a tubby dismay,
stupid, lonely…
whiskers like an old lady in the
supermarket
and naked as the
moon.

I am temporarily
delighted.

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Poesia senza titolo pubblicata nella Hiram Poetry Review 1, autunno-inverno 1966; pubblicata in The Days Run Away Like Wilde Horses Over the Hills.

Canzone nuovissima dei gatti, da “I gatti lo sapranno” (2010), Federico Garcia Lorca

Mefistofele da casa
se ne sta sdraiato al sole.
E’ un gatto che ha eleganza e posa da leone,
beneducato e buono,
seppure un po’ burlone.
Sa parecchio di musica; capisce
Debussy, però non
gli piace Beethoven.
Il mio gatto stanotte
ha camminato sopra la tastiera.
Oh, che soddisfazione
per l’anima sua! Debussy
è stato un gatto filarmonico nella sua vita precedente.
Questo geniale francese comprese la bellezza
dell’accordo gattesco sulla tastiera. Sono
accordi moderni di acqua torbida d’ombra
(io gatto lo capisco).
Irritano il borghese: Mirabile missione!
La Francia ammira i gatti. Verlaine fu quasi un gatto
brutto e semicattolico, schivo e giocherellone,
dal miagolio celeste a una luna invisibile,
leccato dalle mosche e bruciato dall’alcol.
La Francia ama i gatti e la Spagna il torero.
La Russia ama la notte e la Cina il dragone.
Il gatto è inquietante, non è di questo mondo. Ha
quell’enorme prestigio d’essere già stato Dio.
Vi siete accorti quando ci guarda sonnecchiando?
Che sembra che ci dica: la vita è un susseguirsi
di ritmi sessuali. Un suo sesso ha la luce,
sesso ha la stella, e sesso ha il fiore.
E guarda disperdendo nell’ombra la sua anima verde.
Noi vediam tutti dietro al grande caprone.
Il suo spirito è androgino di sessi già appassiti,
languore femminile e vibrare di maschio,
uno spirito raro di innocenza e lussuria,
vecchiaia e giovinezza sposate con amore.
Son Filippi Secondi dogmatici ed alteri,
fedele odiano il cane, perché servile il topo,
ammettono carezze con un gesto distinto
guardandoci con aria serena e superiore.
Mi sembrano maestri d’alta malinconia,
potrebbero curare le tristezze dell’essere civili.
Le risorse moderne, carriarmati, biplani,
ravvivano nell’anima il remoto dolore.
La vita ad ogni passo raffina le tristezze,
le anime cristallizzano e il vero volò via,
un chicco di amarezza si interra e dà la spiga.
I gatti sanno questo meglio del contadino.
Han qualcosa dei gufi e di rozzi serpenti,
avranno avuto le ali quando furon creati.
E di certo parlarono con quegli aborti
satanici che Antonio vide dalla sua grotta.
Un gatto imbestialito è quasi Schopenhauer.
Attaccabrighe orrendo con faccia da birbante,
i gatti son però sempre beneducati,
e procurano seri di sdraiarsi nel sole.
L’uomo è disprezzabile (dicon loro), la morte
arriva prima o poi, Godiamo del calore!

Questo mio grande gatto, splendido e vescovile
si addormenta alla nenia sepolcrale dell’orologio.
Che gli importa dei seni dell’oscuro Ecclesiaste,
o dei saggi consigli del vecchio Salomone?
Tu dormi, gatto mio, come un dio sonnacchioso,
mentre qui io sospiro per qualcosa che volò via.
Pecopian si sorride, bello dentro il mio specchio,
di un teschio il suo sorriso ha l’espressione.

Tu dormi santamente mentre io suono il piano
questo mostro con denti di neve e di carbone.

E tu gatto di ricco, vetta della pigrizia,
ricorda che ci sono dei gatti vagabondi
martirizzati dai bambini che li ammazzano a sassate
e muoion come Socrate
dando loro il proprio perdono.

(Traduzione è di Valerio Nardoni)

Canción novísima de los gatos

Mefistófeles casero está tumbado al sol.
Es un gato elegante con gesto de león,
bien educado y bueno, si bien algo burlón.
Es muy músico; entiende a Debussy,
mas no le gusta Beethoven.
Mi gato paseó de noche en el teclado,
¡Oh, que satisfacción de su alma! Debussy
fue un gato filarmónico en su vida anterior.
Este genial francés comprendió la belleza
del acorde gatuno sobre el teclado. Son
acordes modernos de agua turbia de sombra
(yo gato lo entiendo).
Irritan al burgués: ¡Admirable misión!
Francia admira a los gatos. Verlaine fue casi un gato
feo y semicatólico, huraño y juguetón,
que mayaba celeste a una luna invisible,
lamido por las moscas y quemado de alcohol.
Francia quiere a los gatos como España al torero.
Como Rusia a la noche, como China al dragón.
El gato es inquietante, no es de este mundo. Tiene
el enorme prestigio de haber sido ya Dios.
¿Habéis notado cuando nos mira soñoliento?
Parece que nos dice: la vida es sucesión
de ritmos sexuales. Sexo tiene la luz,
sexo tiene la estrella, sexo tiene la flor.
Y mira derramando su alma verde en la sombra.
Nosotros vemos todos detrás al gran cabrón.
Su espíritu es andrógino de sexos ya marchitos,
languidez femenina y vibrar de varón,
un espíritu raro de inocencia y lujuria,
vejez y juventud casadas con amor.
Son Felipes segundos dogmáticos y altivos,
odian por fiel al perro, por servil al ratón,
admiten las caricias con gesto distinguido
y nos miran con aire sereno y superior.
Me parecen maestros de alta melancolía,
podrían curar tristezas de civilización.
La energía moderna, el tanque y el biplano
avivan en las almas el antiguo dolor.
La vida a cada paso refina las tristezas,
las almas cristalizan y la verdad voló,
un grano de amargura se entierra y da su espiga.
Saben esto los gatos más bien que el sembrador.
Tienen algo de búhos y de toscas serpientes,
debieron tener alas cuando su creación.
Y hablarán de seguro con aquellos engendros
satánicos que Antonio desde su cueva vio.
Un gato enfurecido es casi Schopenhauer.
Cascarrabias horrible con cara de bribón,
pero siempre los gatos están bien educados
y se dedican graves a tumbarse en el sol.
El hombre es despreciable (dicen ellos), la muerte
llega tarde o temprano ¡Gocemos del calor!

Este gran gato mío arzobispal y bello
se duerme con la nana sepulcral del reloj.
¡Qué le importan los senos del negro Eclesiastés,
ni los sabios consejos del viejo Salomón?
Duerme tú, gato mío, como un dios perezoso,
mientras que yo suspiro por algo que voló.
El bello Pecopian se sonríe en mi espejo,
de calavera tiene su sonrisa expresión.

Duerme tú santamente mientras toco el piano,
este monstruo con dientes de nieve y de carbón.

Y tú gato de rico, cumbre de la pereza,
entérate de que hay gatos vagabundos que son
mártires de los niños que a pedradas los matan
y mueren como Sócrates
dándoles su perdón.

“Canción novísima de los gatos” permaneció inédito hasta 1986
www.poetasandaluces.com

Le fabbriche, le prigioni… da “Sui gatti” (2015), Charles Bukowski

Le fabbriche, le prigioni, le notti e i giorni ubriachi, gli ospedali mi hanno rammollito e sbatacchiato come un topo in bocca a un gatto frenetico: la vita.

(Traduzione di Simona Viciani)

The factories, the jails, the drunken days and nights, the hospitals have weakened and shaken me like a mouse in the mouth of a hip-cat: life.

Charles Bukowski: On Cats

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Stralcio di lettera di inizio agosto 1965 scritta a Jim Roman; mai pubblicato.

“Ecco, questo sì che è un gatto bellissimo…”, da “Sui gatti”, Charles Bukowski

Ecco, questo sì che è un gatto bellissimo. Ha la lingua penzoloni, è strabico. Ha la coda mozzata. E’ bellissimo, ha cervello. L’abbiamo portato dal veterinario per fargli fare la radiografia – è stato messo sotto da una macchina. Il dottore dice: “Questo gatto è stato investito due volte, gli hanno sparato, gli hanno tagliato la coda”. Gli ho detto: “Questo gatto sono io”. E’ arrivato alla mia porta che stava morendo di fame. Sapeva benissimo dove venire. Tutti e due siamo barboni sopravvissuti alla strada.

(Traduzione di Simona Viciani)

Now here’s a beautiful cat. Its tongue hangs out, it’s cross-eyed. Its tail is chopped off. He’s beautiful, he’s got sense. We took him to the vet to have him x-rayed – he got hit by a car. The doctor says, “This cat’s been run over twice, he’s been shot, his tail’s been cut off”. I said, “This cat is me”. He came to the door starving to death. He knew right were to come. We’re both bums off the street.

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Brano tratto dall’intervista “Charles Bukowski”, a cura di Penny Grenoble, South Bay, novembre 1981; mai pubblicato in una raccolta.