L’amore è un luogo, Edward Estlin Cummings

L’amore è un luogo
e in questo luogo di
amore si muovono
(con luminosità e pace)
tutti i luoghi

il sì è un mondo
e in questo mondo di
sì vivono
(sagacemente rannicchiati)
tutti i mondi.

love is a place

love is a place
& through this place of
love move
(with brightness of peace)
all places

yes is a world
& in this world of
yes live
(skillfully curled)
all worlds

“love is a place” by E.E. Cummings from Complete Poems 1904-1962, edited by George James Firmage

Ode al carciofo, da “Odi elementari” (1954), Pablo Neruda

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.

Oda a la alcachofa

La alcachofa
de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó
una pequeña cúpula,
se mantuvo
impermeable
bajo
sus escamas,
a su lado
los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron
zarcillos, espadañas,
bulbos conmovedores,
en el subsuelo
durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña
resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col
se dedicó
a probarse faldas,
el orégano
a perfumar el mundo,
y la dulce
alcachofa
allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida
como una granada,
orgullosa,
y un día
una con otra
en grandes cestos
de mimbre, caminó
por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.

En hileras
nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres
entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran
mariscales
de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero
entonces
viene
María
con su cesto,
escoge
una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde
en su bolsa
con un par de zapatos,
con un repollo y una
botella
de vinagre
hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.

Así termina
en paz
esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego
escama por escama
desvestimos
la delicia
y comemos
la pacífica pasta
de su corazón verde.

Ascoltavo la pioggia, Alda Merini

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.

L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.

Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.

E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.

Da: @MeriniPoesia

La prima notte, da “Balistica” (2011), Billy Collins

La cosa peggiore della morte deve essere
la prima notte.
— Juan Ramón Jiménez

Prima di averti aperto, Jiménez,
non avevo mai pensato che il giorno e la notte
avrebbero continuato a circondarsi a vicenda nel cerchio della morte,

ma ora mi spingi a chiedermi
se ci saranno anche un sole e una luna
e se i morti si riuniranno per vederli sorgere e tramontare

per poi riparare, ogni anima da sola,
in uno spettrale analogo di un letto.
O la prima notte sarà la sola notte,

un’oscurità per la quale non abbiamo altro nome?
Com’è fragile il nostro vocabolario di fronte alla morte
e com’è impossibile scriverla.

E’ qui che si ferma la lingua,
il cavallo che abbiamo cavalcato per tutta la vita
si impenna sul bordo di un dirupo da capogiro.

La parola che era all’inizio
e la parola che fu fatta carne:
quelle e ogni altra parola finiranno.

Anche ora, leggendoti sotto questo pergolato,
come posso descrivere un sole che brillerà dopo la morte?
Ma è abbastanza per spaventarmi

e farmi prestare più attenzione alla luna del mondo di giorno,
al brillio della luce del sole sull’acqua
o frammentata in una macchia di alberi,

e di guardare più da vicino qui, queste piccole foglie,
queste spine sentinella
che hanno il compito di fare la guardia alla rosa.

(Traduzione di Franco Nasi)

The First Night

The worst thing about death must be
the first night.
— Juan Ramón Jiménez

Before I opened you, Jiménez,
it never occurred to me that day and night
would continue to circle each other in the ring of death,

but now you have me wondering
if there will also be a sun and a moon
and will the dead gather to watch them rise and set

then repair, each soul alone,
to some ghastly equivalent of a bed.
Or will the first night be the only night,

a darkness for which we have no other name?
How feeble our vocabulary in the face of death,
How impossible to write it down.

This is where language will stop,
the horse we have ridden all our lives
rearing up at the edge of a dizzying cliff.

The word that was in the beginning
and the word that was made flesh—
those and all the other words will cease.

Even now, reading you on this trellised porch,
how can I describe a sun that will shine after death?
But it is enough to frighten me

into paying more attention to the world’s day-moon,
to sunlight bright on water
or fragmented in a grove of trees,

and to look more closely here at these small leaves,
these sentinel thorns,
whose employment it is to guard the rose.