Gusto un liquore mai prima distillato, Emily Dickinson

Gusto un liquore mai prima distillato –
da boccali scavati nella perla –
non tutti i tini lungo il Reno
offrono una tale acquavite!

Inebriata d’aria – io sono –
e stordita di rugiada –
barcollo – per giorni estivi interminabili –
da taverne di blu fuso –

Quando gli osti scacciano dalla porta
della digitale l’ape ubriaca –
quando le farfalle – rinunciano al loro “goccetto”,
io berrò ancora di più!

Finché gli angeli sventoleranno i cappelli nivei –
e i santi – alle finestre accorreranno –
per vedere la piccola ubriaca
che si appoggia al – sole –

(Traduzione di Massimo Bacigalupo)

I taste a liquor never brewed –

I taste a liquor never brewed –
From Tankards scooped in Pearl –
Not all the Vats upon the Rhine
Yield such an Alcohol!

Inebriate of air – am I –
And Debauchee of Dew –
Reeling – thro’ endless summer days –
From inns of Molten Blue –

When “Landlords” turn the drunken Bee
Out of the Foxglove’s door –
When Butterflies – renounce their “drams” –
I shall but drink the more!

Till Seraphs swing their snowy Hats –
And Saints – to windows run –
To see the little Tippler
Leaning against the – Sun –

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Nota del traduttore:
[214] ca. 1860 (“Springfield Daily Republican”, 4 maggio 1861, titolo The May Wine; 1890). CM. Celebrazione dell’estate e dell’ebrezza naturale che suscita, giocata sulla metafora dell’ubriacatura: il liquore è l’aria, il boccale i fiori, l’osteria il cielo blu, le strade i giorni d’estate, gli altri bevitori l’ape e la farfalla, il lampione cui l’ubriaco si appoggia è il sole. Attraverso il naturale si accede all’oltremondo, sicché i testimoni della spettacolare ubriacatura sono celesti.