Nella moltitudine, Wislawa Szymborska

Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati;
e così avrei preso il volo
da un altro nido;
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi:
di ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.

Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.

Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.

Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

Among the Multitudes

I am who I am.
A coincidence no less unthinkable
than any other.

I could have different
ancestors, after all.
I could have fluttered
from another nest
or crawled bescaled
from another tree.

Nature’s wardrobe
holds a fair
supply of costumes:
Spider, seagull, field mouse.
Each fits perfectly right off
and is dutifully worn
into shreds.

I didn’t get a choice either,
but I can’t complain.
I could have been someone
much less separate.
Someone from an anthill, shoal, or buzzing swarm,
an inch of landscape ruffled by the wind.

Someone much less fortunate,
bred for my fur
or Christmas dinner,
something swimming under a square of glass.

A tree rooted to the ground
as the fire draws near.

A grass blade trampled by a stampede
of incomprehensible events.

A shady type whose darkness
dazzled some.

What if I’d prompted only fear,
Loathing,
or pity?

If I’d been born
in the wrong tribe
with all roads closed before me?

Fate has been kind
to me thus far.

I might never have been given
the memory of happy moments.

My yen for comparison
might have been taken away.

I might have been myself minus amazement,
that is,
someone completely different.

(Poems New and Collected 1957-1997, trans. by Stanislaw Baranczak and Clare Cavanagh)

3 pensieri su “Nella moltitudine, Wislawa Szymborska

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