Una sera, l’anima del vino cantava nelle bottiglie:
«Uomo, verso di te io lancio, o caro diseredato,
Da sotto la mia prigione di vetro e le mie chiusure vermiglie,
Un canto pieno di luce e fraternità!
So bene, sulla collina in fiamme,
Quanta fatica ci vuole, quanto sudore e quanto sole cocente
Per generare la mia vita e per donarmi un’anima;
Ma non sarò né ingrato né malevolo,
Perchè provo una gioia immensa quando scendo
Nella gola d’un uomo sfinito dai suoi lavori,
E il suo caldo petto diviene una dolce tomba
Dove mi trovo assai meglio che nelle mie fredde cantine.
Non odi risuonare i ritornelli domenicali
E la speranza che bisbiglia nel mio seno palpitante?
I gomiti sul tavolo e rimboccando le tue maniche,
Tu mi glorificherai e sarai contento;
Io accenderò gli occhi della tua donna affascinata;
A tuo figlio ridarò la sua forza e i suoi colori
E sarò per questo fragile atleta della vita
L’olio che rassoda i muscoli dei lottatori.
In te io scenderò, vegetale ambrosia,
Grano prezioso gettato dall’eterno Seminatore,
Perchè dal nostro amore nasca la poesia
Che spunterà verso Dio come un raro fiore!»
(Trad. Manuel Paolino)
L’âme du vin
Un soir, l’âme du vin chantait dans les bouteilles:
«Homme, vers toi je pousse, ô cher déshérité,
Sous ma prison de verre et mes cires vermeilles,
Un chant plein de lumière et de fraternité! Continua a leggere…