Forse erano le nuvole che si spostavano in fretta
o i fiori di primavera che fremevano fra le foglie secche
ma ero certo di essere nato proprio per cogliere questo giorno –
non solo un’altra carta nel mazzo dell’anno,
ma proprio il 19 marzo,
che appare chiaro e fresco come il dieci di quadri.
Vivere la vita appieno è l’unico modo,
pensavo mentre sedevo accanto a un finestrone
e picchiettavo con la matita la cupola di un fermacarte di vetro.
Bere fino all’ultima goccia dal calice della vita
era un consiglio irresistibile,
dicevo a me stesso mentre guardavo le date di qualcuno
nel Dizionario Biografico Nazionale
e poco dopo, mentre scrivevo alcune parole
sul retro di una cartolina.
Passare sfondando i cancelli di ferro della vita,
si tratta solo di questo,
avevo concluso mentre mi sdraiavo sulla moquette
con le mani intrecciate dietro la testa,
e riflettevo su quanto fosse unico questo giorno
e quanto io fossi diverso dagli uomini
del hara-kiri per i quali è un disonore
finire sdraiati sulla schiena.
Meglio, pensano, essere trovati a faccia in giù
con una camicia intrisa di sangue,
che essere scoperti con lo sguardo senza vita
fisso in alto sull’elegante soffitto di teak,
e ora posso quasi udire il silenzio
delle campane del tempio e il silenzio più leggero
degli uccelli che si nascondono nel buio di una siepe.
(Traduzione di Franco Nasi)
Carpe Diem
Maybe it was the fast-moving clouds
or the spring flowers quivering among the dead leaves,
but I knew this was one day I was born to seize –
not just another card in the deck of a year,
but March 19th itself,
looking as clear and fresh as the ten of diamonds.
Living life to the fullest is the only way,
I thought as I sat by a tall window
and tapped my pencil on the dome of a glass paperweight.
To drain the cup of life to the dregs
was a piece of irresistible advice,
I averred as I checked someone’s dates
in the Dictionary of National Biography
and later, as I scribbled a few words
on the back of a picture postcard.
Crashing through the iron gates of life
is what it is all about,
I decided as I lay down on the carpet,
locked my hands behind my head,
and considered how unique this day was
and how different I was from the men
of hari-kari for whom it is disgraceful
to end up lying on your back.
Better, they think, to be found facedown
in a blood-soaked shirt
than to be discovered with lifeless eyes
fixed on the elegant teak ceiling above you,
and now I can almost hear the silence
of the temple bells and the lighter silence
of the birds hiding in the darkness of a hedge.
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«E il corollario del carpe diem è la gratitudine, la gratitudine per essere semplicemente vivi, per avere un giorno da cogliere.
La presa del respiro, il battito del cuore. Gratitudine per il mondo naturale che ci circonda – le nuvole che si ammassano, l’ibis bianco vicino alla riva.
A Barcellona si tiene ogni anno un concorso di poesia. Ci sono tre premi: il terzo premio è una rosa d’argento, il secondo premio è una rosa d’oro e il primo premio: una rosa. Una vera rosa. Il fiore stesso.
Pensate a ciò la prossima volta che sentite il termine “priorità”.»
Dalla cerimonia di apertura a cui è intervenuto Billy Collins (Poeta Laureato 2001-2003) presso il Colorado College, 19 maggio 2008.
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