Séance, da “La fine e l’inizio” (1993), Wislawa Szymborska

Il caso svela i suoi trucchi.
Tira fuori dalla manica un bicchiere di cognac,
e ci mette a sedere sopra Henryk.
Entro nel bistrò e resto di stucco.
Henryk non è altri che
il fratello del marito di Agnieszka,
e Agnieszka è parente
del cognato di zia Zosia.
Parlando è venuto fuori un bisnonno in comune.

Fra le dita del caso lo spazio
si srotola e arrotola,
si allarga e si restringe.
Un attimo fa era una tovaglia,
ed è già un fazzoletto.
Indovina chi ho incontrato,
e dove, in Canada,
e dopo tutti questi anni.
Pensavo fosse morto,
ed eccolo là, su una Mercedes.
Sull’aereo per Atene.
Nello stadio a Tokyo.

Il caso gira fra le mani un caleidoscopio.
Vi luccicano miliardi di vetrini colorati.
E d’un tratto il vetrino di Hänsel
sbatte contro il vetrino di Gretel.
Figurati, nello stesso albergo.
Faccia a faccia nell’ascensore.
In un negozio di giocattoli.
All’angolo fra la via Szewska e la Jagiallonska.

Il caso è avvolto in un mantello.
Vi si perdono e ritrovano cose.
Mi ci sono imbattuta senza volerlo.
Mi sono chinata e ho raccolto.
Guardo, ed era un cucchiaio
di quel servizio rubato.
Non fosse stato per il braccialetto,
non avrei riconosciuto Ola,
e quell’orologio l’ho trovato a Plock.

Il caso ci guarda a fondo negli occhi.
La testa comincia a farsi pesante.
Ci si chiudono le palpebre.
Ci vien voglia di ridere e piangere,
è davvero incredibile –
dalla quarta B a quella nave,
deve esserci un senso.
Ci vien voglia di gridare:
com’è piccolo il mondo,
com’è facile afferrarlo
a braccia aperte!
E per un attimo ancora ci colma una gioia
raggiante e illusoria.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

The Seance

Chance shows her tricks.
She pulls a glass of cognac from her sleeve
and seats Henry on it.
I enter the bar and stand dumbfounded.
It’s Henry and no one else
than the brother of Agnes’ husband,
and Agnes is a relative
of Sophie’s aunt’s brother-in-law.
It turned out that we have a great grandfather in common.

Space in the fingers of fortune
expands and contracts,
lengthens and shortens.
It was just a tablecloth
and now it’s like a handkerchief.
Guess whom I met,
and where, in Canada,
anf after how many years!
I thought he was no longer living,
and he’s in a Mercedes.
Or on a plane to Athens.
Or in a stadium in Tokyo.

Chance turns a kaleidoscope in her hands.
Billions of colored glass particles flash.
Suddenly Hansel’s piece of glass
crashes with Gretel’s.
Imagine, in the same hotel.
Face to face in the elevator.
In the toy shop.
At the corner of Szewska and Jagiellonska Streets.

Chance is wrapped in the cape.
Things are lost and found again.
I came across something involuntarily.
I bent down and picked it up.
I look, and it’s that spoon
from a stolen set.
If it weren’t for the bracelet
I would not have recognized Ola,
and I happened on that clock in Plock.

Chance gazes deeply into our eyes.
Our heads begin to get heavy.
Our eyelids droop.
We feel like laughing and weeping,
for it’s incredible —
from the fourth B on this ship,
there must be something to it.
We feel like screaming
how small the world is,
how easy to grasp
with open arms.
For a short while yet we are filled with joy,
both illuminating and deceiving.

(Translated from Polish by Walter Whipple)

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角野隼斗 – Chopin:Heroic Polonaise (FUJI ROCK 22)

La mia vita non è quest’ora ripida, da “Libro d’ore” (2008), Rainer Maria Rilke

La mia vita non è quest’ora ripida
che mi vedi scalare in fretta.
Sono un albero innanzi all’orizzonte,
una delle mie molte bocche,
e la prima a chiudersi.

Sono l’attimo tra due suoni
che male s’accordano
perché il suono morte vuole emergere.

Ma nella pausa buia
si riconciliano
entrambi tremando.
E bello resta il canto.

(Traduzione di Lorenzo Gobbi)

Mein Leben ist nicht diese steile Stunde

Mein Leben ist nicht diese steile Stunde,
darin du mich so eilen siehst.
Ich bin ein Baum vor meinem Hintergrunde,
ich bin nur einer meiner vielen Munde
und jener, welcher sich am frühsten schließt.

Ich bin die Ruhe zwischen zweien Tönen,
die sich nur schlecht aneinander gewöhnen:
denn der Ton Tod will sich erhöhn –

Aber im dunklen Intervall versöhnen
sich beide zitternd.
Und das Lied bleibt schön.

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Handel Dixit Dominus / musicAeterna and Teodor Currentzis – 22 dic 2011

Attimo, da “Attimo” (2002), Wislawa Szymborska

Cammino sul pendio d’una collina verde.
Erba, tra l’erba fiori
come in un quadretto per bambini.
Il cielo annebbiato, già tinto d’azzurro.
La vista si distende in silenzio sui colli intorno.

Come se qui mai ci fossero stati cambriano e siluriano,
rocce ringhianti l’una all’altra,
abissi gonfiati,
notti fiammeggianti
e giorni nei turbini dell’oscurità.

Come se di qua non si fossero spostate le pianure
in preda a febbri maligne,
brividi glaciali.

Come se solo altrove fossero ribolliti i mari
e si fossero rotte le sponde degli orizzonti.

Sono le nove e trenta, ora locale.
Tutto è al suo posto e in garbata concordia.
Nella valletta un piccolo torrente in quanto tale.
Un sentiero in forma di sentiero da sempre a sempre.
Un bosco dal sembiante di bosco pei secoli dei secoli, amen,
e in alto uccelli in volo nel ruolo di uccelli in volo.

Fin dove si stende la vista, qui regna l’attimo.
Uno di quegli attimi terreni
che sono pregati di durare.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

Moment

I walk on the slope of a hill gone green.
Grass, little flowers in the grass,
as in a children’s illustration.
The misty sky’s already turning blue.
A view of other hills unfolds in silence.

As if there’d never been any Cambrians, Silurians,
rocks snarling at crags,
upturned abysses,
no nights in flames
and days in clouds of darkness.

As if plains hadn’t pushed their way here
in malignant fevers,
icy shivers.

As if seas had seethed only elsewhere,
shredding the shores of the horizons.

It’s nine-thirty local time.
Everything’s in its place and in polite agreement.
In the valley a little brook cast as a little brook.
A path in the role of a path from always to ever.
Woods disguised as woods alive without end,
and above them birds in flight play birds in flight.

This moment reigns as far as the eye can reach.
One of those earthly moments
invited to linger.

(Translated from Polish by Stanisław Barańczak and Clare Cavanagh)

Fiore che non dura, Fernando Pessoa

Fiore che non dura
oltre l’ombra di un attimo
la tua freschezza
persiste nel mio pensiero.

Non ti ho perduto
in ciò che sono,
se pure, o fiore, non ti ho visto mai
dove io non sono che la terra e il cielo.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Flor que não dura

Flor que não dura
Mais do que a sombra dum momento
Tua frescura
Persiste no meu pensamento.

Não te perdi
No que sou eu,
Só nunca mais, ó flor, te vi
Onde não sou senão a terra e o céu.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .