C’è una solitudine dello spazio
Una solitudine del mare
Una solitudine della Morte, ma queste
Sono comunità
Confrontate con quell’area più profonda
Quell’intimità polare
Un’anima al cospetto di se stessa –
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
There is a solitude of space
There is a solitude of space
A solitude of sea
A solitude of death, but these
Society shall be
Compared with that profounder site
That polar privacy
A soul admitted to itself –
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Nota del traduttore: Nelle edizioni correnti, esclusa quella di Franklin, c’è un verso aggiunto alla fine: “Finite Infinity.” (“Finità Infinita.”). Johnson annota: “Non si conosce nessun autografo di questa poesia, qui riprodotta da due fonti: i primi sette versi seguono la trascrizione di Sue, che non copiò il verso finale. L’ultimo verso è tratto dal testo pubblicato.” [The Single Hound, a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson, Little Brown, Boston, 1914]. Franklin trascrive la poesia seguendo la copia di Susan e considera il verso finale una probabile aggiunta editoriale.
Si può ipotizzare che nell’edizione del 1914 la figlia di Susan abbia potuto servirsi di un’altra copia, autografa o meno, ora perduta, ma la mancanza dell’originale dickinsoniano lascia la questione irrisolta.