Accanto a un bicchiere di vino, da “Sale”, Wislawa Szymborska

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

Drinking Wine

He looked, and gave me beauty,
and I took it as if mine.
Happy, I swallowed a star.

I allowed myself to be
invented in the likeness
of the reflection in his eyes.
I am dancing, dancing
in the flutter of sudden wings.

A table is a table.
Wine is wine in a glass
that is just a glass and stands
standing on a table. While
I am imaginary
to the point of no belief,
imaginary
to the point of blood.

I am telling him
what he want to hear: ants
dying of love under
the constellation of the dandelion.
I swear that a white rose,
sprinkled with wine, sings.

I am laughing, tilting
my head carefully
as if checking an invention
I am dancing, dancing
in astonished skin, in
an embrace that creates me.

Eve from a rib, Venus from sea-foam,
Minerva from Jove’s head––
all were more real than I.

When he stops looking at me
I search for my reflection
on a wall. I see only
a nail from which a picture
has been removed

(Translated from Polish by Graźyna Drabik and Sharon Olds)

I cieli sono uguali, da “La voz a ti debida”, Pedro Salinas

I cieli sono uguali.
Azzurri, grigi, neri,
si ripetono sopra
l’arancio o la pietra:
guardarli ci avvicina.
Annullano le stelle,
tanto sono lontane
le distanze del mondo.
Se noi vogliamo unirci,
non guardare mai avanti:
tutto pieno di abissi,
di date e di leghe.
Abbandonati e galleggia
sopra il mare o sull’erba,
immobile, il viso al cielo.
Ti sentirai calare
lenta, verso l’alto,
nella vita dell’aria.
E ci incontreremo
oltre le differenze
invincibili, sabbie,
rocce, anni, ormai soli,
nuotatori celesti,
naufraghi dei cieli.

Los cielos son iguales

Los cielos son iguales.
Azules, grises, negros,
se repiten encima
del naranjo o la piedra:
nos acerca mirarlos.
Las estrellas suprimen,
de lejanas que son,
las distancias del mundo.
Si queremos juntarnos,
nunca mires delante:
todo lleno de abismos,
de fechas y de leguas.
Déjate bien flotar
sobre el mar o la hierba,
inmóvil, cara al cielo.
Te sentirás hundir
despacio, hacia lo alto,
en la vida del aire.
Y nos encontraremos
sobre las diferencias
invencibles, arenas,
rocas, años, ya solos,
nadadores celestes,
náufragos de los cielos.