Poesia, Fernando Pessoa

Il cielo azzurro di luce quieta.
Le onde blande che si frangono
sulla spiaggia lucente e completa –
punte di dita che giocano.

Sul piano senza nome della spiaggia
non suonano nessuna melodia
dal cui ritmo alla fine sorga
l’intero senso di questo giorno.

Quanto bello, se ciò soddisfacesse!
Quanto sicuro, se potessi credere
che questo mare e questi flutti e questo
cielo hanno vita e hanno essere.

(Da “Poesie Scelte” a cura di Luigi Panarese, Passigli Editori 2006)

Poema

O céu, azul de luz quieta.
As ondas brandas a quebrar,
Na praia lúcida e completa —
Pontos de dedos a brincar.

No piano anónimo da praia
Tocam nenhuma melodia
De cujo ritmo por fim saia
Todo o sentido deste dia.

Que bom, se isto satisfizesse!
Que certo, se eu pudesse crer
Que esse mar e essas ondas e esse
Céu têm vida e têm ser.

La pace delle cose selvagge, Wendell Berry

Quando la disperazione per il mondo cresce dentro di me
e mi sveglio di notte al minimo rumore
col timore di ciò che sarà della mia vita e di quella dei miei figli,
vado a stendermi là dove l’anatra di bosco
riposa sull’acqua in tutto il suo splendore e si nutre il grande airone.
Entro nella pace delle cose selvagge
che non appesantiscono la loro vita con previsioni per il dolore che verrà.
Vado alla presenza delle acque calme.
E sento su di me le stelle che, cieche di giorno,
attendono di mostrare la loro luce.
Per un po’ riposo tra le grazie del mondo e sono libero.

The Peace of Wild Things

When despair for the world grows in me
and I wake in the night at the least sound
in fear of what my life and my children’s lives may be,
I go and lie down where the wood drake
rests in his beauty on the water, and the great heron feeds.
I come into the peace of wild things
who do not tax their lives with forethought
of grief. I come into the presence of still water.
And I feel above me the day-blind stars
waiting with their light. For a time
I rest in the grace of the world, and am free.

La maschera, da “Les Fleurs du Mal”, Charles Baudelaire

Statua allegorica di gusto rinascimentale
A Ernest Christophe, scultore

Sono in lei radunate le grazie fiorentine:
in un corpo che insieme è solido e flessuoso
stanno Eleganza e Forza, due sorelle divine.
E’ una donna mirabile, frutto miracoloso,
stupendamente salda, eppure assai leggera,
fatta per troneggiare sopra un letto sontuoso,
e d’un papa o d’un principe attizzare i piaceri.

– Vedi come il sorriso è fine e voluttuoso:
in quella fatuità trascorre dolce un’estasi,
nello sguardo un’ambigua e languida ironia,
un velo intorno al viso la seduzione desta,
ogni tratto ci dice con trionfante malia:
“La Voluttà mi chiama, l’Amore m’incorona”.
Vedi che forte fascino dona la gentilezza
a colei che di tanta maestà si corona.
Su, giriamole intorno, scrutiamo la bellezza.

O artificio blasfemo, sorprendente malizia!
E’ un mostro bicefalo questo corpo di luce
che riverbera un mondo di suprema delizia!

– No, è solo una maschera quel volto che seduce
e che una fine smorfia ora va rischiarando.
Ma osserva il volto vero com’è atrocemente
raggrinzito e com’è arrovesciato standosene
al riparo del primo artefatto sembiante.
Povera sovrumana bellezza, il tuo bel rivo
di lacrime nel cuore spaurito si riversa,
mi fa ebbro il tuo inganno, e l’anima s’abbevera
al flutto che il Dolore dalle pupille versa.

– Perché ora piange, lei, l’avvenente regina
che terrebbe ai suoi piedi l’umanità sperduta?
Quale oscuro male l’è al bel fianco spina?

– Insensato, lei piange proprio perché ha vissuto.
E perché vive. E quello che più e più deplora
e che tutta la scuote è il fatto che poi,
domani, è necessario, ahimé, vivere ancora,
domani, posdomani, e sempre: come noi!

(Traduzione di Antonio Prete)

Le Masque

Statue allégorique dans le goût de la Renaissance
À Ernest Christophe, statuaire

Contemplons ce trésor de grâces florentines;
Dans l’ondulation de ce corps musculeux
L’Elégance et la Force abondent, soeurs divines.Continua a leggere…