Traccio un solco per terra in riva al mare: e la marea non tarda che lo spiana. Così è la poesia. La stessa sorte tocca alla sabbia e tocca alla poesia al viavai della marea, al vien-vieni della morte.
(Traduzione di Fernanda Toriello)
Destino
Risco no chão um traço, à beira água: Não tarda que a maré o deixe raso. Tal e qual o poema. É comum sorte Que areias e poemas tanto valham Ao vaivém da maré, vem-vem da morte.
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Teodor Currentzis – Mozart’s Requiem: 3. Dies Irae – Concert recorded at Felsenreitschule (Salzburg, Austria), on July 23, 2017
Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto.
The Most Beautiful Sea
The most beautiful sea hasn’t been crossed yet. The most beautiful child: hasn’t grown up yet. Our most beautiful days: we haven’t seen yet. And the most beautiful words I wanted to tell you I haven’t said yet…
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2CELLOS Luka Sulic and Stjepan Hauser playing Chariots of Fire by Vangelis with London Symphony Orchestra
Poiché scampo non c’è, poiché alla fine sarà ridotto in cenere il mio corpo, questa mano che ho amato come ho amato un amico, questo corpo che ho teso in gioia e in pena; poiché scampo non c’è per me nemmeno che amo la vita con soverchio ardore – gli orti odorosi nella pioggia, il mare senza preghiere ore silenti e sole – se mi attende la tenebra, più ancora lasciami scivolare come a riva la risacca ondosa, ma cantando con l’ultimo respiro – in queste poche ore di luce rialzerò la testa; il mio amore è la vita – ai morti sfuggirò, se di beffar la morte esiste il modo.
(Traduzione di Silvio Raffo)
“Since There Is No Escape”
Since there is no escape, since at the end My body will be utterly destroyed, This hand I love as I have loved a friend, This body I tended, wept with and enjoyed; Since there is no escape even for me Who love life with a love too sharp to bear: The scent of orchards in the rain, the sea And hours alone too still and sure for prayer— Since darkness waits for me, then all the more Let me go down as waves sweep to the shore In pride, and let me sing with my last breath; In these few hours of light I lift my head; Life is my lover—I shall leave the dead If there is any way to baffle death.
Le pianiste Alexandre Kantorow est nommé dans la catégorie “Révélation, Soliste instrumental” des Victoires de la Musique Classique 2019. Il interprète la Danse macabre op. 40 de Camille Saint-Saëns dans l’arrangement de Liszt / Horowitz.
Ci dev’essere un colore da scoprire, un’unione nascosta di parole, ci dev’essere una chiave per aprire la porta di questo muro smisurato.
Ci dev’essere un’isola più a sud, una corda più tesa e risonante, un altro mare che nuoti un altro azzurro, un altro tono di voce per cantare.
Poesia tardiva che non riesci a dire neppure la metà di quel che sai: non taci quando puoi e non rinneghi questo corpo casuale in cui non trovi posto.
(Traduzione di Fernanda Toriello)
Há-de haver
Há-de haver uma cor por descobrir, Um juntar de palavras escondido, Há de haver uma chave para abrir A porta deste muro desmedido.
Há-de haver uma ilha mais ao sul, Uma corda mais tensa e ressoante, Outro mar que nade noutro azul, Outra altura de voz que melhor cante.
Poesia tardia que não chegas A dizer nem metade do que saber: Não calas, quando podes, nem renegas Este corpo de acaso em que não cabes.
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Dimash Kudaibergen – S.O.S d’un terrien en détresse / Live dans Les Années Bonheur
Dimash Kudaibergen è un cantante kazako, cantautore e polistrumentista nato ad Aktobe il 24 Maggio 1994. Ha effettuato studi universitari sia in musica classica sia in musica contemporanea; dotato di orecchio assoluto, si distingue per la precisione nell’attacco delle note, la flessibilità nella dinamica e per il suo registro musicale che si estende per sei ottave e cinque semitoni. Sebbene gli fosse stata offerta una posizione all’Opera di Astana ha preferito una carriera nel panorama musicale contemporaneo, incorporando elementi di musica classica, musica tradizionale kazaka e musica pop. La definitiva esplosione a livello internazionale la si deve soprattutto alla fortunata partecipazione come ospite straniero al concorso televisivo cinese The Singer 2017, mostrando al mondo intero le sue immense capacità, che saranno definite in seguito dagli esperti stile Crossover (Alien), fin dalla prima puntata dando una nuova vita alla storica canzone francese di Daniel Balavoine “S.O.S. d’un terrien en détresse” definita dai critici una tra le 5 canzoni più difficili al mondo. (dal sito Dimash Italia)
Sono uscita di notte, da sola; Il sangue giovane che scorreva al di là del mare Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito – Duramente sopportavo il mio dolore.
Ma quando ho sollevato la testa Dalle ombre tremanti sulla neve, Ho visto Orione, verso est, Brillare costante come un tempo.
Dalle finestre della casa di mio padre, Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno, Guardavo Orione quand’ero bambina Al di sopra delle luci di un’altra città.
Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza, Tutto è cambiato, tranne, verso est, La fedele bellezza delle stelle.
Winter Stars
I went out at night alone; The young blood flowing beyond the sea Seemed to have drenched my spirit’s wings— I bore my sorrow heavily.
But when I lifted up my head From shadows shaken on the snow, I saw Orion in the east Burn steadily as long ago.
From windows in my father’s house, Dreaming my dreams on winter nights, I watched Orion as a girl Above another city’s lights.
Years go, dreams go, and youth goes too, The world’s heart breaks beneath its wars, All things are changed, save in the east The faithful beauty of the stars.
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Dutch harpist and composer Remy van Kesteren performs Nils Frahm’s “Hammers” from his album “Tomorrow Eyes” live at Yellow Lounge in Berlin, April 2019
Il mondo sottomarino, Foreste al fondo del mare, i rami, le foglie, Ulve, ampi licheni, strani fiori e sementi, folte macchie, radure, prati rosa, Variegati colori, pallido grigio verde, porpora, bianco e oro, la luce vi scherza fendendo le acque. Esseri muti nuotan laggiù tra le rocce, il corallo, il glutine, l’erba, i giunchi, e l’alimento dei nuotatori. Esseri torpidi brucan fluttuando laggiù, o arrancano lenti sul fondo. Il capodoglio affiora a emetter lo sbuffo d’aria e vapore, o scherza con la sua coda. Lo squalo dall’occhio di piombo, il tricheco, la testuggine, il peloso leopardo marino, la razza, E passioni, guerre, inseguimenti, tribù, affondare lo sguardo in quei fondi marini, respirando quell’aria così densa che tanti respirano, Il cambiamento, volgendo lo sguardo qui o all’aria sottile respirata da esseri che al pari di noi su questa sfera camminano. Il cambiamento più oltre, dal nostro mondo passando a quello di esseri che in altre sfere camminano.
The World Below the Brine
The world below the brine, Forests at the bottom of the sea, the branches and leaves, Sea-lettuce, vast lichens, strange flowers and seeds, the thick tangle, openings, and pink turf, Different colors, pale gray and green, purple, white, and gold, the play of light through the water, Dumb swimmers there among the rocks, coral, gluten, grass, rushes, and the aliment of the swimmers, Sluggish existences grazing there suspended, or slowly crawling close to the bottom, The sperm-whale at the surface blowing air and spray, or disporting with his flukes, The leaden-eyed shark, the walrus, the turtle, the hairy sea-leopard, and the sting-ray, Passions there, wars, pursuits, tribes, sight in those ocean-depths, breathing that thick-breathing air, as so many do, The change thence to the sight here, and to the subtle air breathed by beings like us who walk this sphere, The change onward from ours to that of beings who walk other spheres.
1 Dal fondo di te, e inginocchiato, un bimbo triste, come me, ci guarda. Per quella vita che arderà nelle sue vene dovrebbero legarsi le nostre vite. Per quelle mani, figlie delle tue mani, dovrebbero uccidere le mie mani. Per quegli occhi aperti sulla terra vedrò un giorno lacrime nei tuoi. 2 Io non voglio, Amata. Perché nulla ci leghi che nulla ci unisca. Né la parola che profumo’ la tua bocca, né ciò che non dissero le parole. Né la festa d’amore che non avemmo, ne i tuoi singhiozzi presso la finestra. 3 (Amo l’amore dei marinai che baciano e se ne vanno. Lasciano una promessa. Non tornano mai più. In ogni porto una donna attende: i marinai baciano e se ne vanno. Una notte si coricano con la morte nel letto del mare.) 4 Amo l’amore che si distribuisce in baci, letto e pane. Amore che puo’ essere eterno e può essere fugace. Amore che vuol liberarsi per tornare ad amare. Amore divinizzato, che s’avvicina. Amore divinizzato che se ne va. 5. Più non s’incanteranno i miei occhi nei tuoi occhi, più’ non s’addolcirà vicino a te il mio dolore. Ma dove andrò porterò il il tuo sguardo e dove camminerai porterai il mio dolore.
Fui tuo, fosti mia. Che più? Insieme facemmo un angolo nella strada dove l’amore passò. Fui tuo fosti mia. Tu sarai di colui che t’amerà, di colui che taglierà nel tuo orto ciò che ho seminato io. Me ne vado. Sono triste: ma sempre sono triste. Vengo dalle tue braccia. Non so dove vado. … Dal tuo cuore un bimbo mi dice addio. E io gli dico addio.
(Traduzione di Giuseppe Bellini)
Farewell
1
Desde el fondo de ti, y arrodillado, un niño triste, como yo, nos mira.
Por esa vida que arderá en sus venas tendrían que amarrarse nuestras vidas.
Por esas manos, hijas de tus manos, tendrían que matar las manos mías.
Por sus ojos abiertos en la tierra veré en los tuyos lágrimas un día.
2
Yo no lo quiero, Amada.
Para que nada nos amarre que no nos una nada.
Ni la palabra que aromó tu boca, ni lo que no dijeron las palabras.
Ni la fiesta de amor que no tuvimos, ni tus sollozos junto a la ventana.
3
(Amo el amor de los marineros que besan y se van. Dejan una promesa. No vuelven nunca más.
En cada puerto una mujer espera: los marineros besan y se van.
Una noche se acuestan con la muerte en el lecho del mar).
4
Amor el amor que se reparte en besos, lecho y pan.
Amor que puede ser eterno y puede ser fugaz.
Amor que quiere libertarse para volver a amar.
Amor divinizado que se acerca Amor divinizado que se va.
5
Ya no se encantarán mis ojos en tus ojos, ya no se endulzará junto a ti mi dolor.
Pero hacia donde vaya llevaré tu mirada y hacia donde camines llevarás mi dolor.
Fui tuyo, fuiste mía. Qué más? Juntos hicimos un recodo en la ruta donde el amor pasó.
Fui tuyo, fuiste mía. Tú serás del que te ame, del que corte en tu huerto lo que he sembrado yo.
Yo me voy. Estoy triste: pero siempre estoy triste. Vengo desde tus brazos. No sé hacia dónde voy.
…Desde tu corazón me dice adiós un niño. Y yo le digo adiós.
La terra ha molte chiavi. Dove cessa la melodia è la penisola sconosciuta. La bellezza è realtà naturale.
Ma testimone la terra e testimone il mare, il grillo è il massimo dell’elegia per me.
(Traduzione di Massimo Bacigalupo)
Nota del traduttore: Keys è usato nel senso di chiave musicale. La terra è piena di musica; l’assenza di suono è l’infinito sconosciuto. La bellezza e la musica sono i fatti tangibili della natura, in oppozione al mondo dei fenomeni non percepibili. Fra tutte le musiche, la più elegiaca è il canto del grillo, spesso oggetto delle meditazioni di E.D. (soprattutto 1068), in quanto annuncio della fine dell’estate. In effetti queste due strofe concludevano una versione di 1068, e non costituiscono pertanto una poesia a sé. Tuttavia esse si staccano decisamente, per il loro carattere aforistico e dichiarativo, dalla poesia enigmatica per la quale forse furono scritte.
The Earth Has Many Keys
The earth has many keys. Where melody is not Is the unknown peninsula. Beauty is nature’s fact.
But witness for her land, And witness for her sea, The cricket is her utmost Of elegy to me.
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Yuja Wang | conducts the Mahler Chamber Orchestra on Beethoven Piano concerto No 1, 3rd movement
E tu chi sei? chiesi alla pioggia che scendeva dolce, e che, strano a dirsi, mi rispose, come traduco di seguito: sono il Poema della Terra, disse la voce della pioggia, eterna mi sollevo impalpabile su dalla terraferma e dal mare insondabile, su verso il cielo, da dove, in forma labile, totalmente cambiata, eppure la stessa, discendo a bagnare i terreni aridi, scheletrici, le distese di polvere del mondo, e ciò che in essi senza di me sarebbe solo seme, latente, non nato; e sempre, di giorno e di notte, restituisco vita alla mia stessa origine, la faccio pura, la abbellisco; (perché il canto, emerso dal suo luogo natale, dopo il compimento, l’errare, sia che di esso importi o no, debitamente ritorna con amore.)
(Traduzione di Giuseppe Conte)
The Voice of the Rain
And who art thou? said I to the soft-falling shower, Which, strange to tell, gave me an answer, as here translated: I am the Poem of Earth, said the voice of the rain, Eternal I rise impalpable out of the land and the bottomless sea, Upward to heaven, whence, vaguely form’d, altogether changed, and yet the same, I descend to lave the drouths, atomies, dust-layers of the globe, And all that in them without me were seeds only, latent, unborn; And forever, by day and night, I give back life to my own origin, and make pure and beautify it; (For song, issuing from its birth-place, after fulfilment, wandering, Reck’d or unreck’d. duly with love returns.)