Il violinista pazzo, Fernando Pessoa

Non fluì dalla strada del nord
né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.

Egli apparve all’improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all’improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.

La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.

In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.

Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.

La sposa felice capì
d’essere malmaritata,
L’appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,

la fanciulla e il ragazzo furono felici
d’aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.

In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell’anima gemella,
quella parte che ci completa,

l’ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.

Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.

Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.

Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell’ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,

improvvisamente ciascuno ricorda –
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere –
la melodia del violinista pazzo.

(Da “Il violinista pazzo” Fernando Pessoa – Passigli Poesia, 2004 – Trad.di Amina Di Munno)

The Mad Fiddler

Not from the northern road,
Not from the southern way,
First his wild music flowed
Into the village that day.

He suddenly was in the lane,
The people came out to hear,
He suddenly went, and in vain
Their hopes wished him to appear.

His music strange did fret
Each heart to wish ’twas free.
It was not a melody, yet
It was not no melody.

Somewhere far away,
Somewhere far outside
Being forced to live, they
Felt this tune replied.

Replied to that longing
All have in their breasts,
The lost sense belonging
To forgotten quests.

The happy wife now knew
That she had married ill,
The glad fond lover grew
Weary of loving still,

The maid and boy felt glad
That they had dreaming only,
The lone hearts that were sad
Felt somewhere less lonely.

In each soul woke the flower
Whose touch leaves earth-less dust,
The soul’s husband’s first hour,
The thing completing us,

The shadow that comes to bless
From kissed depths unexpressed,
The luminous restlessness
That is better than rest.

As he came, he went.
They felt him but half-be.
Then he was quietly blent
With silence and memory.

Sleep left again their laughter,
Their tranced hope ceased to last,
And but a small time after
They knew not he had passed.

Yet when the sorrow of living,
Because life is not willed,
Comes back in dreams’ hours, giving
A sense of life being chilled,

Suddenly each remembers –
It glows like a coming moon
On where their dream-life embers –
The mad fiddler’s tune.

18-4-1915 – 20-4-1917
«The Mad Fiddler». in Poesia Inglesa. Fernando Pessoa. (Organização e tradução de Luísa Freire. Prefácio de Teresa Rita Lopes.) Lisboa: Livros Horizonte, 1995. – 318.

Voglio ignorato, e calmo, Fernando Pessoa

Voglio ignorato, e calmo
perchè ignorato, e proprio
perchè calmo, riempire i miei giorni
di non volere altro da essi.

A quelli che la ricchezza tocca
l’oro irrita la pelle.
A quelli che la fama seconda
s’appanna la vita.

A quelli cui la felicità
è sole, verrà la notte.
Ma  a chi nulla spera
tutto ciò che viene è gradito.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Quero ignorado, e calmo

Quero ignorado, e calmo
Por ignorado, e próprio
Por calmo, encher meus dias
De não querer mais deles.

Aos que a riqueza toca
O ouro irrita a pele.
Aos que a fama bafeja
Embacia-se a vida.

Aos que a felicidade
É sol, virá a noite.
Mas ao que nada espera
Tudo que vem é grato.

Onda che, avvolta, torni, Fernando Pessoa

Onda che, avvolta, torni,
breve, al mare che ti portò,
e al recedere ti frastorni
come se il mare non fosse,

perché porti con te
solo la tua cessazione,
e, nel tornare al mare antico,
non porti il mio cuore?

E’ tanto tempo che l’ho
che mi pesa di sentirlo.
Portalo nel suono senza misura
con cui ti odo fuggire!

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Onda que, enrolada, tornas

Onda que, enrolada, tornas,
Pequena, ao mar que te trouxe
E ao recuar te transtornas
Como se o mar nada fosse,

Por que é que levas contigo
Só a tua cessação,
E, ao voltar ao mar antigo,
Não levas meu coração?

Há tanto tempo que o tenho
Que me pesa de o sentir,
Leva-o no som sem tamanho
Com que te oiço fugir!

Il fiore che sei, non quello che dài, voglio, Fernando Pessoa

Il fiore che sei, non quello che dài, voglio.
Perchè mi neghi quel che non ti chiedo?
C’è tempo per negare
dopo che avrai dato.
Fiore, siimi fiore! Se ti coglie avaro
la mano di infausta sfinge, tu perenne
ombra errerai assurda,
cercando quel che non desti.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

A flor que és, não a que dás, eu quero

A flor que és, não a que dás, eu quero.
Porque me negas o que te não peço?
Tempo há para negares
Depois de teres dado.
Flor, sê-me flor! Se te colher avaro
A mão da infausta esfinge, tu perene
Sombra errarás absurda,
Buscando o que não deste.

Deposi la maschera e mi vidi allo specchio…, Fernando Pessoa

Deposi la maschera e mi vidi allo specchio…
Ero il bimbo di tanti anni fa.
Non ero affatto cambiato…
E’ questo il vantaggio di sapersi togliere la maschera.
Si è sempre il bimbo,
il passato che fu,
il bimbo.
Deposi la maschera, e tornai a metterla.
Così è meglio,
così senza la maschera.
E torno alla persona come a un capolinea.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Depus a máscara e vi-me ao espelho…

Depus a máscara e vi-me ao espelho…
Era a criança de há quantos anos.
Não tinha mudado nada…
É essa a vantagem de saber tirar a máscara.
É-se sempre a criança,
O passado que foi
A criança.
Depus a máscara e tornei a pô-la.
Assim é melhor,
Assim sou a máscara.
E volto à personalidade como a um terminus de linha.

18-8-1934
(Poesias de Álvaro de Campos. Fernando Pessoa. Lisboa: Ática, 1944)

Fiore che non dura, Fernando Pessoa

Fiore che non dura
oltre l’ombra di un attimo
la tua freschezza
persiste nel mio pensiero.

Non ti ho perduto
in ciò che sono,
se pure, o fiore, non ti ho visto mai
dove io non sono che la terra e il cielo.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Flor que não dura

Flor que não dura
Mais do que a sombra dum momento
Tua frescura
Persiste no meu pensamento.

Não te perdi
No que sou eu,
Só nunca mais, ó flor, te vi
Onde não sou senão a terra e o céu.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Trema in luce l’acqua, Fernando Pessoa

Trema in luce l’acqua.
Mal vedo. Mi sembra
che una aliena pena
nella mia anima scende –

pena erma di qualcuno
di alcun altro mondo
dove il dolore è un bene
e l’amore è profondo,

e solo punge vedere,
in lontananza, illusa,
la vita che muore
il sogno della vita.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Treme em luz a água

Treme em luz a água.
Mal vejo. Parece
Que uma alheia mágoa
Na minha alma desce –

Mágoa erma de alguém
De algum outro mundo
Onde a dor é um bem
E o amor é profundo,

E só punge ver,
Ao longe, iludida,
A vida a morrer
O sonho da vida.

Quando i bimbi giocano, Fernando Pessoa

Quando i bimbi giocano
e li odo giocare,
qualcosa nella mia anima
comincia a rallegrarsi

e tutta quell’infanzia
che non ebbi mi viene
in un’onda di allegria
che non fu di nessuno.

Se chi fui è un enigma,
e chi sarò visione,
chi sono almeno questo
senta nel cuore.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

Quando as crianças brincam

Quando as crianças brincam
E eu as oiço brincar,
Qualquer coisa em minha alma
Começa a se alegrar

E toda aquela infância
Que não tive me vem,
Numa onda de alegria
Que não foi de ninguém.

Se quem fui é enigma,
E quem serei visão,
Quem sou ao menos sinta
Isto no coração.

Le isole fortunate, Fernando Pessoa

Quale voce giunge sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
perché si è ascoltato.

E solo se, mezzo addormentati,
senza sapere di udire, udiamo,
essa ci dice la speranza
cui, come un bambino
dormiente, dormendo sorridiamo.

Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno sito,
ove il Re dimora aspettando.
Ma, se ci andiamo svegliando,
tace la voce, e c’è solo il mare.

(Da “Poesie scelte” Fernando Pessoa – Passigli Editori – Traduzione Luigi Panarese)

As Ilhas Afortunadas

Que voz vem no som das ondas
Que não é a voz do mar?
É a voz de alguém que nos fala,
Mas que, se escutarmos, cala,
Por ter havido escutar.

E só se, meio dormindo,
Sem saber de ouvir, ouvimos,
Que ela nos diz a esperança
A que, como uma criança
Dormente, a dormir sorrimos.

São ilhas afortunadas
São terras sem ter lugar,
Onde o Rei mora esperando.
Mas, se vamos despertando,
Cala a voz, e há só o mar.

Qualunque musica, Fernando Pessoa

Qualunque musica, ah, qualunque,
che mi sciolga subito dall’anima
questa incertezza che vuole
qualunque impossibile calma!

Qualunque musica: chitarra,
viola, armonio, organetto…
Un canto che si smarrisce…
Un sogno in cui non vedo nulla…

Qualunque cosa, non vita!
Jota, fado, confusione
dell’ultima danza vissuta…
Che io non senta il cuore!

(Traduzione di Luigi Panarese, da “Poesias”  in Poesie scelte, Passigli Editore)

Qualquer música

Qualquer música, ah, qualquer,
Logo que me tire da alma
Esta incerteza que quer
Qualquer impossível calma!

Qualquer música — guitarra,
Viola, harmónio, realejo…
Um canto que se desgarra…
Um sonho em que nada vejo…

Qualquer coisa que não vida!
Jota, fado, a confusão
Da última dança vivida…
Que eu não sinta o coração!