La parola, da “Tu sola nel mio deserto” (2017), Alda Merini

Io sono un roseto di poesia,
su di me camminano molte parole,
su di me gemmano infiniti autori,
io fiorisco e sfiorisco ogni giorno,
io fiorisco e sfiorisco a ogni amore,
su di me evapora la rugiada,
su di me evapora il sogno,
ma ai miei piedi respira anche il viandante
e non m’innamorerò di nessuno
poiché i viandanti
sono mutevoli e molti.
Io sono ubriaca del mio silenzio
(…)
uso la parola
come Diana cacciatrice,
uso la parola
per ferire le anime,
uso le mie parole
come un cilicio d’amore,
sono il dialogo della materia,
sono il dialogo delle praterie,
sono il dialogo della prigione,
sono il tutto
e sono la mostrina di ogni soldato
che cade in battaglia
sul fronte della mia poesia.

Il volume del canto, da “Vuoto d’amore”, Alda Merini

Il volume del canto mi innamora:
come vorrei io invadere la terra
con i miei carmi e che tremasse tutta
sotto la poesia della canzone.
Io semino parole, sono accorta
seminatrice delle magre zolle
e pur qualcuno si alza ad ascoltarmi,
uno che il canto l’ha nel cuore chiuso
e che per tratti a me svolge la spola
della sua gaudente fantasia.

Tu non sai, da “L’anima innamorata”, Alda Merini

Tu non sai:
ci sono betulle che di notte
levano le loro radici
e tu non crederesti
mai che di notte gli alberi
camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero
c’è un violino d’amore.
Pensa che un albero
canta e ride.
Pensa che un albero
sta in un crepaccio
e poi diventa vita.
Te l’ho già detto:
i poeti non si redimono,
vanno lasciati volare
tra gli alberi
come usignoli
pronti a morire.

Io sono folle, folle, da “Vuoto d’amore – Poesie per Charles (1982)”, Alda Merini

Io sono folle, folle,
folle di amore per te.
Io gemo di tenerezza
perché sono folle, folle,
perché ti ho perduto.
Stamane il mattino era sì caldo
che a me dettava questa confusione,
ma io era malata di tormento
ero malata di tua perdizione.

Guerra, Alda Merini

O uomo sconciato come una fossa
in te si lavano le mani i servi,
i servi del delitto
che ti cambiano veste parola e udito
che ti fanno simile a un fantasma dorato.
Viscidi uccelli visitano le tue dimore
sparvieri senza volto
ti legano i polsi alle vendette
degli altri
che vogliono dissacrare il Signore.
O guerra, portento di ogni spavento
malvagità inarcata, figlia stretta
generata dal suolo di nessuno
non hai udito né ombra:
sei un mostro senza anima che mangia
la soglia
e il futuro dell’uomo.

War

O man ruined like a ditch
servants wash their hands in you,
the servants of murder
who change your clothes your words your hearing
who turn you into a golden ghost.
Slimy birds visit your dwellings
faceless sparrows
tie your wrists to the vendettas
of those
who want to desecrate God.
O war, prophet of all fear
over-arching evil, true daughter
born of no one’s ground
you have neither hearing nor shadow:
you are a soul-less monster eating
the threshold
and future of man.

(Translated by Susan Stewart)

Vola da me, da “Alla tua salute amore mio”, Alda Merini

Amore, vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.

Fly to me

Love, fly to me
with the paper airplane
of my imagination,
with the cleverness of your feeling.
You will see lands flourish full of magic
and I will be the tallest tree canopy
to give you coolness and shelter.
Make your arms
two angelic wings
and bring to me too a bit of peace
and the toy of the dream.
But before saying something to me
look at the blooming genius
of my heart.

(Translated by  Alessandra Marchesi)

Ascolta il passo breve delle cose, Alda Merini

Ascolta il passo breve delle cose
– assai più breve delle tue finestre –
quel respiro che esce dal tuo sguardo
chiama un nome immediato: la tua donna.
E’ fatta di ombre e ciclamini,
ti chiede il tuo mistero
e tu non lo sai dare.
Con le mani
sfiori profili di una lunga serie di segni
che si chiamano rime.
Sotto, credi,
c’è presenza vera di foglie;
un incredibile cammino
che diventa una meta di coraggio.

I miei poveri versi, da “Vuoto d’amore”, Alda Merini

I miei poveri versi
non sono belle, millantate parole,
non sono afrodisiaci folli
da ammannire ai potenti
e a chi voglia blandire la sua sete.
I miei poveri versi
sono brandelli di carne
nera disfatta chiusa,
e saltano agli occhi impetuosi;
sono orgogliosa della mia bellezza;
quando l’anima è satura dentro
di amarezza e dolore
diventa incredibilmente bella
e potente soprattutto.
Di questa potenza io sono orgogliosa
ma non d’altre disfatte;
perciò tu che mi leggi
fermo a un tavolino di caffé,
tu che passi le giornate sui libri
a cincischiare la noia
e ti senti maestro di critica,
tendi il tuo arco
al cuore di una donna perduta.
Lì mi raggiungerai in pieno.

Farfalle libere, Alda Merini

O donne povere e sole,
violentate da chi
non vi conosce.
Donne che avete mani
sull’infanzia,
esultanti segreti d’amore
tenete conto
che la vostra voracità
naturale non
sarà mai saziata.
Mangerete polvere,
cercherete d’impazzire
e non ci riuscirete,
avrete sempre il filo
della ragione che vi
taglierà in due.
Ma da queste profonde
ferite usciranno
farfalle libere.

Quando sono entrata, da “La Terra Santa”, Alda Merini

Quando sono entrata
tre occhi mi hanno raccolto
dentro le loro sfere,
tre occhi duri impazziti
di malate dementi:
allora io ho perso i sensi
ho capito che quel lago
azzurro era uno stagno
melmoso di triti rifiuti
in cui sarei affogata.