Voglio finire tra le rose, perché le ho amate nell’infanzia, Fernando Pessoa

Voglio finire tra le rose, perché le ho amate nell’infanzia.
I crisantemi successivi, li ho sfogliati a freddo.
Parlino poco, lentamente.
Che io non oda, soprattutto col pensiero.
Cosa volli? Ho le mani vuote,
contratte flebilmente sulla coltre lontana.
Cosa pensai? Ho la bocca secca, astratta.
Cosa vissi? Era così bello dormire!

(Da “Poesie Scelte” a cura di Luigi Panarese, Passigli Editori 2006)

Quero acabar entre rosas, porque as amei na infância

Quero acabar entre rosas, porque as amei na infância.
Os crisântemos de depois, desfolhei-os a frio.
Falem pouco, devagar,
Que eu não oiça, sobretudo com o pensamento.
O que quis? Tenho as mãos vazias,
Crispadas flebilmente sobre a colcha longínqua.
O que pensei? Tenho a boca seca, abstracta.
O que vivi? Era tão bom dormir!

8-12-1931
Poesias de Álvaro de Campos. Fernando Pessoa. Lisboa: Ática, 1944 (imp. 1993). – 86.
1ª publ. in Descobrimento. Lisboa: Inverno 1931-1932.

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Capricho Arabe (F. Tárrega) – Alexandra Whittingham

Crepuscolo d’autunno, da”Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Su una distesa di colline, un mare,
vidi un pianeta, solo, scintillare.
Nessuno, né vicino, né lontano,
poteva il mondo togliermi di mano.

(Traduzione di Silvio Raffo)

Autumn Dusk

I saw above a sea of hills
A solitary planet shine,
And there was no one near or far
To keep the world from being mine.

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Yuja Wang: Gershwin Rhapsody in Blue [HD] – Camerata Salzburg conducted by Lionel Bringuier Salzburger Festspiele, Aug 12 2016

brevi raggi di-non-luna verso il nulla, da “Sul bere” (2015), Charles Bukowski

voi
facce vuote
facce vuote
inespressive
che ridete per niente…
lasciatevi raccontare
ho bevuto dentro stanze nei bassifondi con
avvinazzati imbecilli
che avevano obiettivi migliori
che avevano occhi con ancora un po’ di luce
che avevano voci con un rimasuglio di gentilezza,
e quando si faceva mattina
stavamo male ma non eravamo malati,
eravamo poveri ma non illusi,
e ci buttavamo a letto e ci alzavamo
il pomeriggio tardi
come i milionari.

(Traduzione di Simona Viciani)

short non-moon shots to nowhere

you
no faces
no faces
at all
laughing at nothing –
let me tell you
i have drank in skidrow rooms with
imbecile winos
whose cause was better
whose eyes still held some light
whose voices retained some sensibility,
and when the morning came
we were sick but not ill,
poor but not deluded,
and we stretched in our beds and rose
in the late afternoons
like millionaires.

Poesia apparsa in “Jeopardy 6”, marzo 1970. Pubblicata nella raccolta “Mockingbird Wish Me Luck”, 1972. Inedita in Italia.

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Dan Tepfer’s Natural Machines Ep. 8: Canon at the Octave / MetricMod

Uno dei talenti straordinari della sua generazione, Dan Tepfer si è guadagnato una reputazione internazionale come pianista-compositore di ampia ambizione, individualità e grinta, uno “che rifiuta di porsi dei limiti” (il francese Télérama ). Il Tepfer di New York City, nato nel 1982 a Parigi da genitori americani, si è esibito in tutto il mondo con alcuni dei protagonisti del jazz e della musica classica e ha pubblicato dieci album.
(Dal sito dantepfer.com)

Eco, Federico Garcia Lorca

Dischiuso s’è già
il fiore dell’aurora.

(Ricordi
il fondo della sera?)

Il nardo della luna effonde
il suo freddo aroma.

(Ricordi
lo sguardo d’agosto?)

(Traduzione: dal web)

Eco – Amor (Canciones 1921-1924)
(Con alas y flechas)

Ya se ha abierto
la flor de la aurora.

(¿Recuerdas
el fondo de la tarde?)

El nardo de la luna
derrama su olor frío.

(¿Recuerdas
la mirada de agosto?)

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“Indigo” Sergei Polunin & Kristina Shapran

Nomi cancellati, Juan Vicente Piqueras

La mente non è una matita per prendere appunti,
è una gomma per cancellare.
Marko Vešović

Mio padre andò perdendo poco a poco il linguaggio.
E iniziò dai nomi. La prima cosa
che il suo cervello scordò non furono gli avverbi
né i pronomi o gli aggettivi,
come si sarebbe tentati di credere,
e nemmeno i granelli di polvere delle preposizioni,
ma i sostantivi.

La mela smise di essere mela,
il bicchiere diventò quello
e chi gli si avvicinava smetteva di chiamarsi.

La morte cominciò il suo minuzioso lavoro
rubandogli i nomi,
cancellandoli, mettendo
al loro posto un questo, o un quella cosa,
un dammi, un balbettio, un gesto della mano.

Gli ultimi che si perdono sono i verbi,
i verbi che si muovono nel sangue
come fossero pesci
finché il mondo finisce,
finché il corpo non regge più l’anima.

Gli aggettivi sono affettuosi,
vestono delle loro passioni quel che guardano
e perciò sopravvivono.

I nomi invece svaniscono.
E la sostanza dei sostantivi
è nebbia, fuoco di paglia, torri di fumo.

La mela smette di essere mela.
Io smetto di chiamarmi.
La parola dolore non significa nulla.

(Traduzione di Danilo Manera)

Nombres borrados

La mente no es un lápiz para tomar apuntes,
es una goma de borrar.
Marko Vešović

Mi padre fue perdiendo poco a poco el lenguaje.
Y empezó por los nombres. Lo primero
que olvidó su cerebro no fueron los adverbios
ni los pronombres ni los adjetivos,
como uno estaría tentado de creer,
ni las motas de polvo de las preposiciones,
sino los sustantivos.

La manzana dejó de ser manzana,
el vaso pasó a ser eso,
y quienes se acercaban dejaban de llamarse.

La muerte comenzó su labor minuciosa
robándole los nombres,
borrándolos, poniendo
en su lugar un esto o un aquello,
un dame, un balbuceo, un gesto de la mano.

Lo último que se pierde son los verbos,
los verbos que se mueven en la sangre
como si fuesen peces
hasta que acaba el mundo,
hasta que ya no puede el cuerpo con su alma.

Los adjetivos son afectuosos,
visten con sus pasiones lo que miran
y por eso perviven.

Pero los nombres se esfuman.
Y la sustancia de los sustantivos
es agua de borrajas, niebla, torres de humo.

La manzana deja de ser manzana.
Yo dejo de llamarme.
La palabra dolor no significa nada.

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Mao Fujita – Tchaikovsky: Romance Op. 5 (Live from Tanzsaal an der Panke, Berlin)

Invito, Mary Oliver

Oh, hai tempo
per indugiare
solo per un po’
fuori dal tuo impegnato

e molto importante giorno
per i cardellini
che si sono radunati
in un campo di cardi

per una sfida musicale,
per vedere chi può cantare
la nota più alta,
o la più bassa,

o l’allegria più espressiva,
o la più tenera?
I loro forti, smussati becchi
bevono l’aria

mentre si sforzano
melodiosamente
non per il tuo bene
e non per il mio

e non per vincere
ma per pura gioia e gratitudine –
credeteci, dicono,
è una cosa seria

essere vivi
in questa fresca mattina
nel mondo lacerato.
Ti prego,

non passare
senza fermarti
per assistere a questa
performance piuttosto ridicola.

Potrebbe significare qualcosa.
Potrebbe significare tutto.
Potrebbe essere quello che intendeva Rilke, quando scriveva:
Devi cambiare la tua vita.

Invitation

Oh do you have time
to linger
for just a little while
out of your busy

and very important day
for the goldfinches
that have gathered
in a field of thistles

for a musical battle,
to see who can sing
the highest note,
or the lowest,

or the most expressive of mirth,
or the most tender?
Their strong, blunt beaks
drink the air

as they strive
melodiously
not for your sake
and not for mine

and not for the sake of winning
but for sheer delight and gratitude –
believe us, they say,
it is a serious thing

just to be alive
on this fresh morning
in the broken world.
I beg of you,

do not walk by
without pausing
to attend to this
rather ridiculous performance.

It could mean something.
It could mean everything.
It could be what Rilke meant, when he wrote:
You must change your life.

Mary Oliver, “Invitation,” A Thousand Mornings (New York: Penguin Books, 2013)

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David Garrett spielt den 1. Satz: “Allegro moderato” aus dem Violinkonzert Op.35/D Major von Peter Tschaikowski – Conductor: Riccardo Chailly, Filarmonica Della ScalaGeorge Enescu Festival Bukarest 2017