I venti del sud li spingono – I bombi arrivano – Volteggiano – esitanti – Bevono, e se ne vanno – Le farfalle sostano Nel loro passaggio di Cachemire – Io – strappando dolcemente, Qui li offro!
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
South winds jostle them –
South winds jostle them – Bumblebees come – Hover – hesitate – Drink, and are gone – Butterflies pause On their passage Cashmere – I – softly plucking, Present them here!
Questa notte all’orecchio m’hai detto due parole
comuni. Due parole stanche
d’essere dette. Parole
così vecchie da essere nuove.
Parole così dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermò alla bocca. Così dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Così dolci parole
che, senza voler, dico: “Com’è bella la vita!”
Così dolci e miti
che il mio corpo è asperso di oli profumati.
Così dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.
(Traduzione di Angelo Zanon Dal Bo)
Dos palabras
Esta noche al oído me has dicho dos palabras
comunes. Dos palabras cansadas
de ser dichas. Palabras
que de viejas son nuevas.
Dos palabras tan dulces que la luna que andaba
filtrando entre las ramas
se detuvo en mi boca. Tan dulces dos palabras
que una hormiga pasea por mi cuello y no intento
moverme para echarla.
Tan dulces dos palabras
que digo sin quererlo -¡oh, qué bella, la vida!-
Tan dulces y tan mansas
que aceites olorosos sobre el cuerpo derraman.
Tan dulces y tan bellas
que nerviosos, mis dedos,
se mueven hacia el cielo imitando tijeras.
Oh, mis dedos quisieran
cortar estrellas.
Two Words
Tonight at my ear
you have said two simple words.
Two words tired of being said.
Words so old they are new.
Two such sweet words
that the moon dripping through the branches
lands in my mouth. So sweet
these two words that I let an ant
wander down my neck without moving.
Such sweet two words that I say
without trying-How beautiful life is!
So sweet, so tame,
they spill like aromatic oils on my body.
So sweet and so beautiful
that my nervous fingers
move toward the sky like scissors
wanting to cut out the stars.
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Martynas Levickis plays Astor Piazzolla’s Libertango with the Seoripul Symphony Orchestra conducted by Je Hi Park, Seoul
Oh no che non è una parola,
ben poco da dire ci resta:
e non è nemmeno una sola
occhiata, né un cenno di testa.
E’ solo un silenzio del cuore
che ha un carico troppo pesante,
è solo il risveglio di tante
memorie dal tenue sopore.
(Traduzione di Silvio Raffo)
“It Is Not A Word”
It is not a word spoken,
Few words are said;
Nor even a look of the eyes
Nor a bend of the head,
But only a hush of the heart
That has too much to keep,
Only memories waking
That sleep so light a sleep.
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Martynas Levickis – Shallow (A Star Is Born) feat Ignė Pikalavičiūtė & Mikroorkéstra
Non parliamo come Petrarca né portiamo un cappello come Spenser
e non sono quattordici versi
come solchi in un campicello arato con cura,
ma è la cartolina, una poesia sulla vacanza,
che ci costringe a cantare le nostre canzoni in piccole stanze,
o a versare i nostri sentimenti in misurini.
Scriviamo sul retro di laghi o cascate,
e aggiungiamo al paesaggio una didascalia convenzionale
come gli occhi eliocentrici di una donna elisabettiana.
Localizziamo un aggettivo per il tempo.
Annunciamo che ci stiamo divertendo un mondo.
Esprimiamo il desiderio che tu sia qui
e nascondiamo il desiderio di essere dove sei tu,
che vai verso casa dalla cassetta postale, la testa abbassata,
leggendo e rigirando fra le mani il messaggio sottile.
Una fetta di questo posto, un tratto di spiaggia bianca,
una piazza o le guglie scolpite di una cattedrale
si insinueranno nel luogo familiare in cui sei,
e lancerai sulla tavola questo campione a due facce:
qualche centimetro quadrato di dove siamo capitati,
e un condensato di quel che sentiamo.
(Traduzione di Franco Nasi)
American Sonnet
We do not speak like Petrarch or wear a hat like Spenser
and it is not fourteen lines
like furrows in a small, carefully plowed field
bu the picture postcard, a poem on vacation,
that forces us to sing our songs in little rooms
or pour our sentiments into measuring cups.
We write on the back of a waterfall or lake,
adding to the view a caption as conventional
as an Elizabethan woman’s heliocentric eyes.
We locate an adjective for the weather.
We announce that we are having a wonderful time.
We express the wish that you were here
and hide the wish that we were where you are,
walking back from the mailbox, your head lowered
as you read and turn the thing message in your hands.
A slice of this place, a length of white beach,
a piazza or carved spires of a cathedral
will pierce the familiar place where you remain,
and you will toss on the table this reversible display:
a few square inches of where we have strayed
and a compression of what we feel.
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Hauser & Caroline Campbell: Torna a Surriento Gala Concert at Arena Pula 2018
La mia penna si muove lungo la pagina
come il muso di uno strano animale
a forma di braccio umano
e vestito con la manica di un largo maglione verde.
Lo osservo annusare senza sosta la carta,
assorto come un predatore che ha in mente
solo larve e insetti
che lo terranno in vita un altro giorno.
Vuole solo essere qui domani,
vestito forse con la manica di una camicia a scacchi,
col naso premuto contro la pagina,
a scrivere qualche altro obbediente verso
mentre io guardo fuori dalla finestra e immagino Budapest
o qualche altra città dove non sono mai stato.
(Traduzione di Franco Nasi)
Budapest
My pen moves along the page
like the snout of a strange animal
shaped like a human arm
and dressed in the sleeve of a loose green sweater.
I watch it sniffing the paper ceaselessly,
intent as any forager that has nothing
on its mind but the grubs and insects
that will allow it to live another day.
It wants only to be here tomorrow,
dressed perhaps in the sleeve of a plaid shirt,
nose pressed against the page,
writing a few more lines
while I gaze out the window and imagine Budapest
or some other city where I have never been.
from Sailing Alone Around the Room, Billy Collins
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David Garrett: Csardas by V. Monti – Night of the Proms Rotterdam 2002
Una barca veleggia verso est e un’altra verso ovest
Sospinte dagli stessi venti.
E’ l’assetto delle vele,
E non il forte vento,
A dirci la direzione da prendere.
Le vie del destino sono come i venti che spirano sul mare,
Mentre percorriamo la vita:
E’ l’assetto dell’anima
Che decide il suo obiettivo,
Non l’armonia o il conflitto.
The Winds of Fate
One ship drives east and another drives west
With the selfsame winds that blow.
Tis the set of the sails
And not the gales
Which tells us the way to go.
Like the winds of the seas are the ways of fate,
As we voyage along through the life:
Tis the set of a soul
That decides its goal,
And not the calm or the strife.
Sono cose venute dal mare.
O da altra stella.
Ciottoli, ricci, astri
piccoli e vagabondi, senza bussola,
senza nord, i passi incerti. Poco
si trattengono. Come la felicità.
Seguono altra canzone, altra bandiera.
Tutto questo gli occhi portavano.
Dal mare. O da altra età.
(Traduzione di Federico Bertolazzi)
Vindas do mar
São coisas vindas do mar.
Ou doutra estrela.
Seixos, ouriços, astros
pequenos e vagabundos, sem bússola,
sem norte, os passos incertos. Pouco
se demoram. Como a felicidade.
Seguem outra canção, outra bandeira.
Tudo isso os olhos traziam.
Do mar. O doutra idade.
In tensione da mascella a tallone.
Su di lui brilla olio a profusione.
Campione viene acclamato solo chi
come una treccia è attorcigliato.
Ingaggia una zuffa con un orso nero,
minaccioso (ma comunque non vero).
Di tre grossi giaguari invisibili
si disfa con tre colpi, terribili.
Divaricato e accosciato è divino.
la sua pancia ha facce a dozzine.
lo applaudono, lui fa un inchino
e ciò grazie alle giuste vitamine.
(Traduzione di Pietro Marchesani)
Konkurs piękności męskiej
Od szczęk do pięty wszedł napięty.
Oliwne na nim firmamenty.
Ten tylko moŜe być wybrany,
kto jest jak strucla zasupłany.
Z niedźwiedziem bierze się za bary
groźnym (chociaŜ go wcale nie ma).
Trzy niewidzialne jaguary
padają pod ciosami trzema.
Rozkroku mistrz i przykucania.
Brzuch ma w dwudziestu pięciu minach.
Biją mu brawo, on się kłania
na odpowiednich witaminach.
Bodybuilders’ Contest
From scalp to sole, all muscles in slow motion.
The ocean of his torso drips with lotion.
The king of all is he who preens and wrestles
with sinews twisted into monstrous pretzels.
Onstage, he grapples with a grizzly bear
the deadlier for not really being there.
Three unseen panthers are in turn laid low,
each with one smoothly choreographed blow.
He grunts while showing his poses and paces.
His back alone has twenty different faces.
The mammoth fist he raises as he wins
is tribute to the force of vitamins.
(Translated from Polish by Stanislaw Baranczak and Clare Cavanagh)
_____________________ Nota del traduttore:
La Szymborska racconta di aver assistito una volta a Zakopane a una eliminatoria nazionale di sollevamento pesi: “Ho visto i sollevatori di pesi avvicinarsi alla sbarra tre volte e tre volte ritirarsi. Ho visto un gigante che non ce l’ha fatta che singhiozzava disperatamente tra le braccia del suo allenatore. Un anno di allenamento, sacrifici, dieta, e poi tutto è deciso da frazioni di secondo. E ho pensato: Santo Dio, forse avrei dovuto scrivere una poesia diversa su quei poveri forzuti, una con una lacrimuccia nell’occhio”.