Crepuscolo a febbraio, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Ero sulla collina accarezzata
dalla pallida breve nevicata.
Solitaria una stella mi guardava
nella sera che gelida brillava.

Altra creatura a parte me non v’era
che vedesse quel che vedevo io.
Contemplai la mia stella nella sera
finché il suo sguardo s’incontrò col mio.

(Traduzione di Silvio Raffo)

February Twilight

I stood beside a hill
Smooth with new-laid snow,
A single star looked out
From the cold evening glow.

There was no other creature
That saw what I could see —
I stood and watched the evening star
As long as it watched me.

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Yuja Wang plays an encore after the 5th Prokofiev concerto, New York Carnegie Hall, May 1st, 2019. The piece is called “You come here often?”, composed by Michael Tilson Thomas and dedicated to Yuja Wang

Il cielo s’incarna per ciascuno, Emily Dickinson

Il Cielo s’incarna per ciascuno
in quella piccola divinità
che ha implorato la grazia di adorare
in un timido giorno d’estate –

quasi schermendosi dalla gloria
che importunava di vedere –
finché questi vaghi tabernacoli
cadano nella piena eternità –

Quanto è imminente il rischio –
come se chiedessimo a una stella –
per noi meschini di lasciare la fila
e intrattenere la disperazione –

clemenza tanto comune –
che quasi cessiamo di temere –
tale da consentire al più piccolo –
e lontano – di adorare –

(Traduzione di Massimo Bacialupo)

The Heaven vests for Each

The Heaven vests for Each
In that small Deity
It craved the grace to worship
Some bashful Summer’s Day –

Half shrinking from the Glory
It importuned to see
Till these faint Tabernacles drop
In full Eternity –

How imminent the Venture –
As One should sue a Star –
For His mean sake to leave the Row
And entertain Despair –

A Clemency so common –
We almost cease to fear –
Enabling the minutest –
And furthest – to adore –

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A Sky Full Of Stars/Coldplay – SYMPHONIACS (violin, cello, piano and electronic version/cover)

Mentre attraversi la vita, Ella Wheeler Wilcox

Non cercare i difetti mentre attraversi la vita;
E anche quando li trovi,
è saggio e gentile essere un po’ cieco
e cercare la virtù dietro di loro.
Come la notte più nuvolosa ha un accenno di luce
nascosta da qualche parte nelle sue ombre;
È di gran lunga meglio cacciare una stella,
piuttosto che le macchie sul sole costante.

La corrente della vita scorre sempre
verso il grembo del grande oceano di Dio.
Non regolare la tua forza contro al corso del fiume
E pensare di alterare il suo movimento.
Non sprecare una maledizione verso l’universo–
Ricorda che è vissuto prima di te.
Non azzuffarti con la tempesta con la tua forma gracile,
Ma piegati e lascia che passi oltre.

Il mondo non si adeguerà mai
per soddisfare i tuoi capricci alla lettera.
Alcune cose devono andare male per tutta la vita,
e prima lo sai meglio è.
È una follia combattere con l’infinito
e fallire alla fine nella lotta;
L’uomo più saggio cambia forma nel piano di Dio
come l’acqua prende la forma di un vaso.

As You Go Through Life

Don’t look for the flaws as you go through life;
And even when you find them,
It is wise and kind to be somewhat blind
And look for the virtue behind them.
For the cloudiest night has a hint of light
Somewhere in its shadows hiding;
It is better by far to hunt for a star,
Than the spots on the sun abiding.

The current of life runs ever away
To the bosom of God’s great ocean.
Don’t set your force ‘gainst the river’s course
And think to alter its motion.
Don’t waste a curse on the universe–
Remember it lived before you.
Don’t butt at the storm with your puny form,
But bend and let it go o’er you.

The world will never adjust itself
To suit your whims to the letter.
Some things must go wrong your whole life long,
And the sooner you know it the better.
It is folly to fight with the Infinite,
And go under at last in the wrestle;
The wiser man shapes into God’s plan
As water shapes into a vessel.

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David Garrett – Nicole Scherzinger – Serenity – Studio Session

Canto di Natale, Sara Teasdale

I re magi arrivarono da sud,
Tutti vestiti con rifiniture d’ermellino;
Gli portarono oro e crisoprasio,
E regali di vino prezioso.

I pastori provennero da nord,
I loro cappotti erano marroni e vecchi;
Gli portarono piccoli agnellini appena nati—
Non avevano oro.

I saggi vennero da est,
Ed erano avvolti nel bianco;
La stella che li ha guidati tutto il tempo
Ha glorificato la notte.

Gli angeli arrivarono dall’alto dei cieli,
Ed erano vestiti di ali;
Ed ecco, portarono una canzone gioiosa
che le creature celesti cantano.

I re bussarono alla porta,
I saggi entrarono,
I pastori li seguirono
Per ascoltare l’inizio della canzone.

Gli angeli cantarono tutta la notte
Fino al sorgere del sole,
Ma il piccolo Gesù si addormentò
Prima che la canzone fosse finita.

Christmas Carol

The kings they came from out the south,
All dressed in ermine fine;
They bore Him gold and chrysoprase,
And gifts of precious wine.

The shepherds came from out the north,
Their coats were brown and old;
They brought Him little new-born lambs—
They had not any gold.

The wise men came from out the east,
And they were wrapped in white;
The star that led them all the way
Did glorify the night.

The angels came from heaven high,
And they were clad with wings;
And lo, they brought a joyful song
The host of heaven sings.

The kings they knocked upon the door,
The wise men entered in,
The shepherds followed after them
To hear the song begin.

The angels sang through all the night
Until the rising sun,
But little Jesus fell asleep
Before the song was done.

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David Garrett attends ‘Die Schoensten Weihnachtshits mit Carmen Nebel’ Show (ZDF) on December 6, 2012 in Munich, Germany and plays “Ode To Joy” with the Neue Philharmonie Frankfurt

Venute dal mare, da “Dal mare o da altra stella” (2006), Eugénio De Andrade

Sono cose venute dal mare.
O da altra stella.
Ciottoli, ricci, astri
piccoli e vagabondi, senza bussola,
senza nord, i passi incerti. Poco
si trattengono. Come la felicità.
Seguono altra canzone, altra bandiera.
Tutto questo gli occhi portavano.
Dal mare. O da altra età.

(Traduzione di Federico Bertolazzi)

Vindas do mar

São coisas vindas do mar.
Ou doutra estrela.
Seixos, ouriços, astros
pequenos e vagabundos, sem bússola,
sem norte, os passos incertos. Pouco
se demoram. Como a felicidade.
Seguem outra canção, outra bandeira.
Tudo isso os olhos traziam.
Do mar. O doutra idade.

Se la mia voce morisse sulla terra, Rafael Alberti

Se la mia voce morisse sulla terra
portatela al livello del mare
e lasciatela sulla spiaggia.

Portatela al livello del mare
e nominatela capitana
di un bianco vascello da guerra.

Oh! La mia voce decorata
con le insegne marinaresche:
sopra il cuore un’ancora
sopra l’ancora una stella
e sopra la stella il vento
e sopra il vento una vela!

Si mi voz muriera en tierra

Si mi voz muriera en tierra,
llevadla al nivel del mar
y dejadla en la ribera.

Llevadla al nivel del mar
y nombradla capitana
de un blanco bajel de guerra.

¡Oh mi voz condecorada
con la insignia marinera:
sobre el corazon un ancla
y sobre el ancla una estrella
y sobre la estrella el viento
y sobre el viento una vela!

Rafael Alberti, Marinero en tierra (1924)

If my voice dies on land

If my voice dies on land,
take it down to the sea
and leave it on the shore.

Take it down to the sea
and make it captain
of a white man-of-war.

Honor it with
a sailor’s medal:
over its heart an anchor,
and on the anchor a star,
and on the star the wind,
and on the wind a sail!

Translated by Mark Strand

Mi rinchiudono nella prosa, Emily Dickinson

Mi rinchiudono nella Prosa –
Come quando da Ragazzina
Mi mettevano nello Sgabuzzino –
Perché mi volevano “tranquilla” –

Tranquilla! Avessero potuto spiare –
E vedere il mio Cervello – andarsene in giro –
Era come se avessero confinato un Uccello
A Tradimento – in un Recinto –

A lui basta volerlo
E con la disinvoltura di una Stella
Dà un’occhiata alla Prigione –
E ride – Lo stesso faccio io –

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

They shut me up in Prose

They shut me up in Prose –
As when a little Girl
They put me in the Closet –
Because they liked me “still” –

Still! Could themself have peeped –
And seen my Brain – go round –
They might as wise have lodged a Bird
For Treason – in the Pound –

Himself has but to will
And easy as a Star
Look down upon Captivity –
And laugh – No more have I –

Lieve avanzò una bionda stella, Emily Dickinson

Lieve avanzò una bionda stella
Verso la sua alta sede
Sciolse la Luna il cappello argenteo
Dal suo Volto lustrale
Tutto nella sera sommesso s’accese
Come un’Aula Astrale
Padre dichiarai al Cielo
Sei puntuale –

(Traduzione di Giuseppe Ierolli)

Lightly stepped a yellow star

Lightly stepped a yellow star
To it’s lofty place
Loosed the Moon her silver hat
From her lustral Face
All of evening softly lit
As an Astral Hall
Father I observed to Heaven
You are punctual –

Ode al presente, da “Nuevas odas elementales” (1955), Pablo Neruda

Questo
presente
liscio
come una tavola,
fresco,
quest’ora,
questo giorno
terso
come una coppa nuova
– del passato
non c’è una sola
ragnatela –
tocchiamo
con le dita
il presente,
ne scolpiamo
il profilo,
ne guidiamo
il germe,
è vivente,
vivo,
non ha nulla
dell’ieri irrimediabile,
del passato perduto,
è nostra
creatura,
sta crescendo
in questo
momento, sta trasportando
sabbia, sta mangiando
nelle nostre mani,
prendilo,
non lasciarlo scivolare,
che non sfumi in sogni
o in parole,
afferralo,
trattienilo
e dagli ordini
finché non ti obbedisca,
fanne strada,
campana,
macchina,
bacio, libro,
carezza,
taglia la sua deliziosa
fragranza di legname
e con essa
fatti una sedia,
intrecciane
lo schienale,
provala,
o anche
una scala!

Sì,
una scala,
sali
nel presente.
gradino
dopo gradino,
fermi
i piedi sopra il legno
del presente,
verso l’alto,
verso l’alto,
non molto in alto,
soltanto
fin dove tu possa
riparare
le grondaie
del tetto,
non molto in alto,
non andartene in cielo,
raggiungi
le mele,
non le nuvole,
quelle
lasciale
andare per il cielo, andare
verso il passato.
Tu
sei
il tuo presente,
la tua mela:
prendila
dal tuo albero,
innalzala
nella tua
mano,
brilla
come una stella,
toccala,
addentala e incamminati
fischiettando per strada.

Oda al presente

ESTE
presente
liso
como una tabla,
fresco,
esta hora,
este día
limpio
como una copa nueva
—del pasado
no hay una
telaraña—,
tocamos
con los dedos
el presente,
cortamos
su medida,
dirigimos
su brote,
está viviente,
vivo,
nada tiene
de ayer irremediable,
de pasado perdido,
es nuestra
criatura,
está creciendo
en este
momento, está llevando
arena, está comiendo
en nuestras manos,
cógelo,
que no resbale,
que no se pierda en sueños
ni palabras,
agárralo,
sujétalo
y ordénalo
hasta que te obedezca,
hazlo camino,
campana,
máquina,
beso, libro,
caricia,
corta su deliciosa
fragancia de madera
y de ella
hazte una silla,
trenza
su respaldo,
pruébala,
o bien
escalera!

Si,
escalera,
sube
en el presente,
peldaño
tras peldaño,
firmes
los pies en la madera
del presente,
hacia arriba,
hacia arriba,
no muy alto,
tan sólo
hasta que puedas
reparar
las goteras
del techo,
no muy alto,
no te vayas al cielo,
alcanza
las manzanas,
no las nubes,
ésas
déjalas
ir por el cielo, irse
hacia el pasado.

eres
tu presente,
tu manzana:
tómala
de tu árbol,
levántala
en tu
mano,
brilla
como una estrella,
tócala,
híncale el diente y ándate
silbando en el camino.

Pioggia, Federico Garcia Lorca

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l’anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.

È l’aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell’anima tristezza di ciò che non sappiamo.

La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l’illusione inquieta di un domani impossibile
con l’inquietudine vicina del color della carne.

L’amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.

E son le gocce: occhi d’infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.

Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell’acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.

O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!

O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.

Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.

La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all’orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.

O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da’ all’anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell’anima addormentata del paesaggio!

(Traduzione di Claudio Rendina)

Lluvia

La lluvia tiene un vago secreto de ternura,
algo de soñolencia resignada y amable,
una música humilde se despierta con ella
que hace vibrar el alma dormida del paisaje.

Es un besar azul que recibe la Tierra,
el mito primitivo que vuelve a realizarse.
El contacto ya frío de cielo y tierra viejos
con una mansedumbre de atardecer constante.

Es la aurora del fruto. La que nos trae las flores
y nos unge de espíritu santo de los mares.
La que derrama vida sobre las sementeras
y en el alma tristeza de lo que no se sabe.

La nostalgia terrible de una vida perdida,
el fatal sentimiento de haber nacido tarde,
o la ilusión inquieta de un mañana imposible
con la inquietud cercana del color de la carne.

El amor se despierta en el gris de su ritmo,
nuestro cielo interior tiene un triunfo de sangre,
pero nuestro optimismo se convierte en tristeza
al contemplar las gotas muertas en los cristales.

Y son las gotas: ojos de infinito que miran
al infinito blanco que les sirvió de madre.

Cada gota de lluvia tiembla en el cristal turbio
y le dejan divinas heridas de diamante.
Son poetas del agua que han visto y que meditan
lo que la muchedumbre de los ríos no sabe.

¡Oh lluvia silenciosa, sin tormentas ni vientos,
lluvia mansa y serena de esquila y luz suave,
lluvia buena y pacifica que eres la verdadera,
la que llorosa y triste sobre las cosas caes!

¡Oh lluvia franciscana que llevas a tus gotas
almas de fuentes claras y humildes manantiales!
Cuando sobre los campos desciendes lentamente
las rosas de mi pecho con tus sonidos abres.

El canto primitivo que dices al silencio
y la historia sonora que cuentas al ramaje
los comenta llorando mi corazón desierto
en un negro y profundo pentágrama sin clave.

Mi alma tiene tristeza de la lluvia serena,
tristeza resignada de cosa irrealizable,
tengo en el horizonte un lucero encendido
y el corazón me impide que corra a contemplarte.

¡Oh lluvia silenciosa que los árboles aman
y eres sobre el piano dulzura emocionante;
das al alma las mismas nieblas y resonancias
que pones en el alma dormida del paisaje!

Enero de 1919 – Granada

Rain

The rain has a vague secret of tenderness,
something resignedly and amiably somnolent.
With it there awakes a humble music
that makes the sleeping soul of the landscape vibrate.

It is a blue kiss that the Earth receives,
the primal myth that once again comes true.
The already cold contact of the old sky and earth
with a gentleness like that of a perpetual coming of evening.

It is the dawn of the fruit. The dawn brought to us by the flowers,
anointing us with the holy spirit of the seas.
The dawn that sheds life upon the sown fields
and, in our soul, the sadness of the unknown.

The dreadful nostalgia for a wasted life,
the fatal feeling that you were born too late,
or the restless hope for an impossible morning
with the nearby restlessness of the flesh’s ache.

Love awakens in the gray of its rhythm,
our inner sky enjoys a triumph of blood,
but our optimism is changed to sadness
when we observe the dead drops on the panes.

And the drops are eyes of infinity which gaze
at the white infinity which served them as mother.

Each raindrop trembles on the clouded glass,
leaving behind on it divine diamond-scratches.
They are watery poets who have seen, and meditate on,
that which the multitude of rivers doesn’t know.

O silent rain without tempests or winds,
gentle, calm rain, like sheep bells and soft light,
good, peaceful rain – the real kind –
which falls on every object lovingly and sadly!

O Franciscan rain, carryig in your drops
the souls of bright fountains and humble springs!
When you descend slowly onto the fields
you open the roses of my breast with your sounds.

The primal song you sing to the silence
and the sonorous story you narrate to the boughs
are commented on tearfully by my barren heart
in a black, deep stave of music without a key.

My soul has the sadness of the calm rain,
a resigned sadness for something unattainable;
on my horizon I have a blazing star
but my heart keeps me from running to gaze at it.

O silent rain which the trees love,
you that are sweet execitement on the piano,
you lend my soul the same mist and resonances
which you give to the sleeping soul of the landscape!

(Translated by Stanley Appelbaum)