Sonetto, da “A vela in solitaria intorno alla stanza”, Billy Collins

Abbiamo bisogno di quattordici versi, tredici ora,
e dopo questo appena una dozzina
per varare una barchetta sui mari colpiti dalla tempesta d’amore,
Poi ne rimangono ancora solo dieci come file di fagioli.
È facile, se non vuoi fare come gli Elisabettiani
e insistere che si vedono i bonghi giambici
E mettere le rime alla fine dei versi,
una per ciascuna stazione della croce.
Ma resta qui mentre svoltiamo
negli ultimi sei dove tutto sarà risolto,
Dove i desistere e i mal di cuore troveranno fine,
Dove Laura dirà a Petrarca di deporre la penna,
Di togliersi quelle strambe braghe medievali,
di soffiare sulla candela, e di venire finalmente a letto.

(Trad. Franco Nasi)

Sonnet

All we need is fourteen lines, well, thirteen now,
and after this one just a dozen
to launch a little ship on love’s storm-tossed seas,
then only ten more left like rows of beans.
How easily it goes unless you get Elizabethan
and insist the iambic bongos must be played
and rhymes positioned at the ends of lines,
one for every station of the cross.
But hang on here wile we make the turn
into the final six where all will be resolved,
where longing and heartache will find an end,
where Laura will tell Petrarch to put down his pen,
take off those crazy medieval tights,
blow out the lights, and come at last to bed.

Stringevo un gioiello fra le dita, Emily Dickinson

Stringevo un Gioiello fra le dita –
E mi addormentai –
Il giorno era caldo, e i venti erano monotoni –
Dissi: “Rimarrà” –

Mi svegliai – e sgridai le incolpevoli dita,
La Gemma se n’era andata –
E ora, la memoria di un’Ametista
È tutto ciò che ho –

(Trad. Giuseppe Ierolli)

 

I held a Jewel in my fingers

I held a Jewel in my fingers—
And went to sleep—
The day was warm, and winds were prosy—
I said ”Twill keep’—

I woke—and chid my honest fingers,
The Gem was gone—
And now, an Amethyst remembrance
Is all I own—

Ricordo bene il suo sguardo, Fernando Pessoa

Ricordo bene il suo sguardo,
Attraversa ancora la mia anima
Come una scia di fuoco nella notte.
Ricordo bene il suo sguardo. Il resto…
Sì, il resto è solo una parvenza di vita.

Ieri ho passeggiato per le strade come una qualsiasi persona.
Ho guardato le vetrine spensieratamente
E non ho incontrato amici con i quali parlare.
D’improvviso mi sono sentito triste, mortalmente triste,
così triste che mi è parso di non poter
vivere un altro giorno ancora, e non perché potessi morire o uccidermi,
ma solo perché sarebbe stato impossibile vivere il giorno dopo e questo è tutto.

Fumo, sogno, adagiato sulla poltrona.
Mi duole vivere in una situazione di disagio.
Debbono esserci isole verso il sud delle cose
Dove soffrire è qualcosa di più dolce,
dove vivere costa meno al pensiero,
e dove è possibile chiudere gli occhi e addormentarsi al sole
e svegliarsi senza dover pensare a responsabilità sociali
né al giorno del mese o della settimana che è oggi.

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale
che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.

Recuerdo bien su mirada

Recuerdo bien su mirada,
Atraviesa todavía mi alma,
Como un trazo de fuego en la noche;
Recuerdo bien su mirada
Lo demás, sí, lo demás
Fue solo un simulacro de vida.Continua a leggere…

Al mio cuore, di domenica, da “La gioia di scrivere”, Wislawa Szymborska

Ti ringrazio, cuore mio:
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.

Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.

Ti ringrazio, cuore mio:
volta per volta
mi estrai del tutto,
separata anche nel sonno.

Badi che sognando non trapassi in quel volo,
nel volo
per cui non occorrono ali.

Ti ringrazio, cuore mio:
mi sono svegliata di nuovo
e benché sia domenica,
giorno di riposo,
sotto le costole
continua il solito viavai prefestivo.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

To My Heart, on Sunday

Thank you, my heart:
you don’t dawdle, you keep going
with no flattery or reward,
just from inborn diligence.

You get seventy credits a minute.
Each of your systoles
shoves a little boat
to open sea
to sail around the world.

Thank you, my heart:
time after time
you pluck me, separate even in sleep,
out of the whole.

You make sure I don’t dream my dreams
up to that final flight,
no wings required.

Thank you, my heart:
I woke up again
and even though it’s Sunday,
the day of rest,
the usual preholiday rush
continues underneath my ribs.

(Translated from Polish by Stanislaw Barańczak and Clare Cavanagh)