Anni Trenta Io ancora non ci sono Germoglia l’erba Una ragazza mangia un gelato alla fragola Qualcuno ascolta Schumann (il folle Schumann, smarrito) Che felicità Io ancora non ci sono Sento tutto
Le poesie brevi di A. Zagajewski sono piene di immagini toccanti e riferimenti storici, in esse il poeta dice molto in poche parole. In questa poesia, l’oratore non è ancora nato e sta facendo osservazioni: “L’erba cresce”, “Una ragazza mangia un gelato alla fragola”, “Qualcuno ascolta Schumann”. Queste immagini sembrano normali, ma in realtà si riferiscono a qualcosa di molto più complesso: la Germania prima della Seconda Guerra Mondiale.
The thirties
The thirties I don’t exist yet Grass grows A girl eats strawberry ice cream Someone listens to Schumann (mad, ruined Schumann) I don’t exist yet How fortunate I can hear everything
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ROBERT SCHUMANN Konzert für Klavier und Orchester a-Moll op. 54 – Khatia Buniatishvili, Klavier ∙ hr-Sinfonieorchester (Frankfurt Radio Symphony Orchestra) ∙ Paavo Järvi, Dirigent ∙ Rheingau Musik Festival 2012 ∙ Wiesbaden, Kurhaus, 23. August 2012
A un cuore spezzato Nessun altro può volgersi Senza l’alta prerogativa Di avere anch’esso sofferto
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
Unto a broken heart
Unto a broken heart No other one may go Without the high prerogative Itself hath suffered too
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Natalia Osipova and Sergei Polunin – Run Mary Run (2016)
Run Mary, Run di Arthur Pita, una storia di amore tossico raccontata al contrario, sulla musica del “piatto splatter” di The Shangri-Las; ispirato in parte dalla storia di Amy Winehouse e Blake Fielder-Civil. L’umorismo di Pita è evidente dal primo momento, quando due mani escono da una fossa di terra battuta e iniziano a volteggiare e mimare Passato, Presente e Futuro… “La coreografia di Pita è energica e ispirata” The Times ” Run Mary Run è un lavoro eccezionale” Critical Dance ” Teatralmente fantasioso…” The Stage
Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano inonda col tuo canto i tristi cuori. Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi. Tu che riempi l’anima di bianche illusioni.
Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni in quelle deserte, disilluse vite in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente, ed in quelle che sanguinano le recenti ferite.
Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori quale timido stormo sprovvisto di nido, ed un’aurora radiante coi suoi bei colori annuncerà alle anime che l’amore è venuto.
Esperanza
Te saludo Esperanza, tu que vienes de lejos inundas con tu canto los tristes corazones, Tu que das nuevas alas a los ensueños viejos, tu que llenas el alma de blancas ilusiones . Te saludo Esperanza. Forjaras los ensueños en aquellas desiertas desengañadas vidas en que huyo lo posible de un porvenir risueño, en aquellas que sangran las recientes heridas.
A tu soplo divino huiran los dolores cual timida bandada desprovista de nido, y una aurora radiante,con sus bellos colores, anunciara a las almas que el amor ha venido.
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P. Tchaikovsky, Capriccio Italiano – Moscow City Symphony “Russian Philharmonic” Conductor: Michail Jurowski – Moscow International House of Music, Svetlanov Hall – June 20, 2012
Tchaikovskye suo fratello Modest visitarono Roma nel 1880. Fu un viaggio felice che ispirò il grande compositore russo a produrre una delle sue opere più brillanti, una sorta di “Fantasia italiana”. Tchaikovsky abbozzò l’intera composizione in meno di una settimana, utilizzando alcuni canti che aveva ascoltato personalmente per le strade di Roma, altri presi da alcune antologie, e mirando non tanto all’elaborazione tematica quanto alla ricerca dell’effetto, alla massima brillantezza della scrittura orchestrale. Il lavoro si conclude con una vorticosa “tarantella” brillantemente eseguita, un vero tripudio di colori.
è successo durante un reading all’Università dello Utah. i poeti avevano finito il beveraggio e mentre uno di loro stava leggendo io e altri 5 o 6 poeti siamo saliti in macchina per andare a un negozio di liquori ma siamo rimasti bloccati all’uscita da un mucchio di macchine dirette allo stadio di football. eravamo l’unica macchina che voleva andare in direzione opposta, eravamo in trappola: 18.000 contro uno. abbiamo bloccato una corsia e strombazzavamo. 40 macchine ci hanno risposto strombazzando. si è avvicinato lo sbirro. “senta, agente” ho detto. “siamo poeti e abbiamo bisogno di bere.” “fate inversione ed entrate allo stadio” ha detto l’agente. “senta capo, vogliamo bere. non vogliamo vedere la partita di football. non ce ne frega di chi vince, siamo poeti, teniamo un reading all’Underwater Poetry Festival all’Università dello Utah.” “questo traffico può andare in un’unica direzione” ha detto lo sbirro. “fate inversione ed entrate allo stadio.” “senta capo, sono in programma tra 15 minuti, sono Charles Bukowski. mai ha sentito nominare, vero?” “fate inversione ed entrate allo stadio.” “merda” ha detto Kamstra che era al volante, ed è salito sul marciapiede e abbiamo attraversato i prati del campus lasciando impronte di pneumatici profonde tre centimetri. ero sbronzo e non so per quanto abbiamo viaggiato o come ci siamo arrivati ma di colpo eccoci tutti in piedi nel negozio di liquori, a ordinare vino, vodka, birra, scotch, preso tutto e via. siamo ritornati, saggiando il liquido acquistato. siamo saliti sul podio ed abbiamo mollato uno stracazzo di lettura dritto in faccia al pubblico. poi gli abbiamo fatto un culo così e ce ne siamo andati. e l’UCLA ha vinto la partita di football finita qualcosa a qualcos’altro.
(Traduzione di Simona Viciani)
Manoscritto del 25 novembre 1974 (seconda stesura), pubblicato nella raccolta What Matters Most Is How Well You Walk Through the Fire, 1999, inedito in Italia.
18,000 to one
It was during a reading at the University of Utah. the poets had run out of drinks and while one was reading 5 or 6 of the others of us got into the car and drove toward a liquor store but we were blocked on the road out by all these cars coming into the football stadium. we were the only car that wanted to go the other way, they had us: 18,000 to one. we blocked one lane and honked. 40 cars honked back. the cop came up. “look, officer”, I said. “we’re poets and we need a drink,” “turn your car around and go into the stadium,” said the officer. “look man, we need a drink, we don’t want to see the football game. we don’t care wo wins, we’re poets, we’re reading at The Underwater Poetry Festival at the University of Utah.” “this taffic can only move one way,” said the cop. “turn your car around and go into the stadium.” “”look man, I’m reading in 15 minutes. I’m Charles Bukowski. you’ve heard of me, haven’t you?” “turn your car around and go into the stadium.” “shit,” said Kamstra who was at the wheel, and he ran the car up over the curbing and we drove across the campus lawns leaving tire marks an inch deep. I was drunk and I don’t know how long we drove or how we got there but suddenly we were all standing in a liquor store and we ordered wine, vodka, beer, scotch, got it and left. we drove back, sampling our liquids. we got up there and read the asses right of the audience. then we picked up their asses and left. and UCLA won the football game something to something.
Traccio un solco per terra in riva al mare: e la marea non tarda che lo spiana. Così è la poesia. La stessa sorte tocca alla sabbia e tocca alla poesia al viavai della marea, al vien-vieni della morte.
(Traduzione di Fernanda Toriello)
Destino
Risco no chão um traço, à beira água: Não tarda que a maré o deixe raso. Tal e qual o poema. É comum sorte Que areias e poemas tanto valham Ao vaivém da maré, vem-vem da morte.
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Teodor Currentzis – Mozart’s Requiem: 3. Dies Irae – Concert recorded at Felsenreitschule (Salzburg, Austria), on July 23, 2017
Io temo tanto la parola degli uomini. Dicono tutto sempre cosí chiaro: questo si chiama cane e quello casa, e qui è l’inizio e là è la fine.
E mi spaura il modo, lo schernire per gioco, che sappian tutto ciò che fu e sarà; non c’è montagna che li meravigli; le loro terre e giardini confinano con Dio.
Vorrei ammonirli, fermarli: state lontani. A me piace sentire le cose cantare. Voi le toccate: diventano rigide e mute. Voi mi uccidete le cose.
(Traduzione di Anna Maria Carpi)
«Ich fürchte mich so vor der Menschen Wort»
Ich fürchte mich so vor der Menschen Wort. Sie sprechen alles so deutlich aus. Und dieses heißt Hund und jenes heißt Haus, und hier ist der Beginn und das Ende ist dort.
Mich bangt auch ihr Sinn, ihr Spiel mit dem Spott, sie wissen alles, was wird und war; kein Berg ist ihnen mehr wunderbar; ihr Garten und Gut grenzt grade an Gott.
Ich will immer warnen und wehren: Bleibt fern. Die Dinge singen hör ich so gern. Ihr rührt sie an: sie sind starr und stumm. Ihr bringt mir alle die Dinge um.
da “Jugendgedichte”, Wiesbaden: Insel Verlag, 1959
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Canadian artist and musician Chilly Gonzales brings his eloquent compositions to COLORS with a stunning rendition of “Nimbus” taken from his Solo Piano III album.
C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita. È tutto in ordine dentro e attorno a lui. Per ogni cosa ha metodi e risposte.
È lesto a indovinare il chi il come il dove e a quale scopo.
Appone il timbro a verità assolute, getta i fatti superflui nel tritadocumenti, e le persone ignote dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve, non un attimo in più, perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita, lascia la postazione dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio – per fortuna mi passa.
(Traduzione di Silvano De Fanti)
Są tacy, którzy
Są tacy, którzy sprawniej wykonują życie. Mają w sobie i wokół siebie porządek. Na wszystko sposób i słuszną odpowiedź. Odgadują od razu kto kogo, kto z kim, w jakim celu, którędy. Przybijają pieczątki do jedynych prawd, wrzucają do niszczarek fakty niepotrzebne, a osoby nieznane do z góry przeznaczonych im segregatorów. Myślą tyle, co warto, ani chwilę dłużej, bo za tą chwilą czai się wątpliwość. A kiedy z bytu dostaną zwolnienie, opuszczają placówkę wskazanymi drzwiami. Czasami im zazdroszczę – na szczęście to mija.
There Are Those Who
There are those who conduct life more precisely. The keep order within and around them. A way for everything, and a right answer.
The guess straight off who’s with who, who’s got who, to what end, in what direction.
They set their stamp on single truths, toss unnecessary facts into the shredder and unfamiliar persons into previously designated files.
They think as long as it takes, not a second more, since doubt lies lurking behind that second.
And when they’re dismissed from existence, they leave their place of work through the appropriately marked exit.
Sometimes I envy them – it passes, luckily.
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David Garrett & Band – “Imagine” (John Lennon) – Terme di Caracalla, 25.07.22
David Garrett nel tour “ALIVE” alle Terme di Caracalla a Roma (IT): un concerto spettacolare in una cornice antica. David suona brani evergreen, rock e pop, ma anche arrangiamenti classici. Questi pezzi significano molto per lui, perché fanno parte della colonna sonora della sua vita. Il concerto è disponibile su Arte Concert fino al 23/10/2022.
L’alba corre per entrambi – l’est – il suo convegno pupureo mantiene con la collina – il mezzodì svolge il suo blu finché una sola ampiezza copre due – remotissimi –
né la notte dimentica di accendere – una lampada per ciascuno su lucignoli lontanissimi – il nord – il suo segno ardente innalza nello iodio – finché entrambi – possono vederlo –
le braccia tenebrose della mezzanotte stringono emisferi, e case e così uno – sul suo petto e una sul suo orlo – entrambi dormono –
(Traduzione di Massimo Bacigalupo)
I due sono a distanze remote l’uno dall’altra, tanto che anche le ore sono per loro diverse, quando l’uno giace nel cuore della notte l’altra giace al bordo della stessa notte. Ma la natura riesce in qualche modo a riunirli, sia perché vedono allo stesso modo le albe, i tramonti, i giorni, le notti, sia perché il mezzogiorno si estende a tale ampiezza da comprenderli entrambi, così come il settentrione rifulge nell’ardente segno dell’aurora boreale, visibile a tutt’e due.
The Sunrise runs for Both
The Sunrise runs for Both – The East – Her Purple Troth Keeps with the Hill – The Noon unwinds Her Blue Till One Breadth cover Two – Remotest – still –
Nor does the Night forget A Lamp for Each – to set – Wicks wide away – The North – Her blazing Sign Erects in Iodine – Till Both – can see –
The Midnight’s Dusky Arms Clasp Hemispheres, and Homes And so Upon Her Bosom – One – And One upon Her Hem – Both lie –
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Energica, abile e spiritosa esecuzione di “Bolero” di Ravel in arrangiamento per due pianoforti di Francesco Tristano – Alice Sara Ott e Francesco Tristano eseguono un concerto mozzafiato, in cui entrambi i pianoforti prendono il posto di un’orchestra al completo e tutti i suoi colori tonali. Questa registrazione è stata effettuata il 16 aprile 2015, nell’ambito dell’Heidelberger Frühling (DE), un rinomato festival di musica classica contemporanea.
So di una pietra dove sedermi all’ombra di settembre e parlerò di girasoli questo fiore quasi di sabbia che spalla a spalla con il sole fa del peso della sua solitudine l’ardore e la gloria dei grandi giorni d’estate.
(Traduzione di Federico Bertolazzi)
“Sei de uma pedra onde me sentar“
Sei de uma pedra onde me sentar à sombra de setembro e vou falar dos girassóis essa flor quase de areia que ombro a ombro com o sol faz do peso da sua solidão o ardor e a gloria das grandes dias doverão.
Bambino, quanto sei felice seduto nella polvere a giocare con un ramoscello tutta la mattina! Io sorrido di questo tuo gioco con un ramoscello spezzato. Io sono indaffarato coi miei conti sommando cifre per ore e ore. Forse mi sbirci pensando: Che stupido gioco con cui sprecare il mattino! Bambino, ho scordato l’arte di giocare con torte di fango e bastoncini. Vado in cerca di costosi balocchi e ammasso mucchi d’oro e d’argento. Tu sai creare i tuoi giochi felici con tutto quello che trovi. Io spreco Il mio tempo e le mie forze per cose che non riesco mai a ottenere. Mi sforzo con la mia fragile canoa d’attraversare il mare del desiderio, e mi dimentico che anche il mio è soltanto un gioco.
Playthings
Child, how happy you are sitting in the dust, playing with a broken twig all the morning. I smile at your play with that little bit of a broken twig. I am busy with my accounts, adding up figures by the hour. Perhaps you glance at me and think, “What a stupid game to spoil your morning with!” Child, I have forgotten the art of being absorbed in sticks and mud-pies. I seek out costly playthings, and gather lumps of gold and silver. With whatever you find you create your glad games, I spend both my time and my strength over things I never can obtain. In my frail canoe I struggle to cross the sea of desire, and forget that I too am playing a game.