L’ombra della mia anima, da “Libro de Poemas”, Federico Garcia Lorca

L’ombra della mia anima
fugge in un tramonto di alfabeti,
nebbia di libri
e di parole.
L’ombra della mia anima!
Sono giunto alla linea dove ha termine
la nostalgia,
e la goccia di pianto si muta,
in alabastro di spirito.
(L’ombra della mia anima!)
Il nodo del dolore
si scioglie,
ma resta la ragione e la sostanza
del mio vecchio mezzogiorno di labbra,
del mio vecchio mezzogiorno
di sguardi.
Un labirinto oscuro
di stelle affumicate
confonde il mio sogno
che è come illanguidito.
L’ombra della mia anima!
E un’allucinazione
dispone gli sguardi.
Vedo dissolversi
la parola amore.
Usignolo mio!
Usignolo!
Ancora canti?

(Trad. di Claudio Rendina)

La sombra de mi alma

La sombra de mi alma
Huye por un ocaso de alfabetos,
Niebla de libros
Y palabras.
¡La sombra de mi alma!
He llegado a la línea donde cesa
La nostalgia,
Y la gota de llanto se trasforma,
Alabastro de espíritu.
(¡La sombra de mi alma!)
El copo del dolor
Se acaba,
Pero queda la razón y la sustancia
De mi viejo mediodía de labios,
De mi viejo mediodía
De miradas.
Un turbio laberinto
De estrellas ahumadas
Enreda mi ilusión
Casi marchita.
¡La sombra de mi alma!
Y una alucinación
Me ordeña las miradas.
Veo la palabra amor
Desmoronada.
¡Ruiseñor mío!
¡Ruiseñor!
¿Aún cantas?

Diciembre de 1919, Madrid

Io sono nessuno! Chi sei tu?, Emily Dickinson

Io sono Nessuno! Chi sei tu?
Sei – Nessuno – anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! spargerebbero la voce – lo sai!
Com’è squallido – essere – Qualcuno!
Com’è ordinario – come una Rana –
Dire il proprio nome – per tutto giugno –
A un Pantano ammirato!

(Trad. di Giuseppe Ierolli)

I’m Nobody! Who are you?

I’m Nobody! Who are you?
Are you – Nobody – too?
Then there’s a pair of us!
Don’t tell! they’d advertise – you know!
How dreary – to be – Somebody!
How public – like a Frog –
To tell one’s name – the livelong June –
To an admiring Bog!

Lirica 14, da “La voce a te dovuta”, Pedro Salinas

[14]

Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che altissima allegria:
vivere nei pronomi!

Getta via i vestiti,
i connotati, i ritratti;
non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
Ti voglio libera, pura,
irriducibile: tu.
Quando ti chiamerò, so bene,
fra tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu.
E quando mi chiederai
chi è che ti chiama,
che ti vuole sua,
sotterrerò i nomi,
le pergamene, la storia.
Comincerò a distruggere quanto
m’hanno gettato addosso
da prima ancora ch’io nascessi.
E ritornato ormai
all’eterno anonimato
del nudo, della pietra, del mondo,
ti dirò:
«Yo te quiero,
soy yo».

La voz a ti debida

[14]

Para vivir no quiero
islas, palacios, torres.
¡Qué alegría más alta:
vivir en los pronombres!

Quítate ya los trajes,
las señas, los retratos;
yo no te quiero así,
disfrazada de otra,
hija siempre de algo.
Te quiero pura, libre,
irreductible: tú.
Sé que cuando te llame
entre todas las gentes
del mundo,
sólo tú serás tú.
Y cuando me preguntes
quién es el que te llama,
el que te quiere suya,
enterraré los nombres,
los rótulos, la historia.
Iré rompiendo todo
lo que encima me echaron
desde antes de nacer.
Y vuelto ya al anónimo
eterno del
desnudo,
de la piedra, del mundo,
te diré:
«Yo te quiero, soy yo».

L’individuo io canto, da “Foglie d’erba”, Walt Whitman

L’individuo io canto, una semplice singola persona,
eppur pronuncio la parola Democrazia, la parola
In-Massa.
La fisiologia da capo a piedi io canto,
né la fisionomia da sola né il cervello da solo valgono per
la Musa: io dico che la Forma completa vale di gran
lunga di più,
la Femmina e insieme il Maschio io canto.
La Vita immensa in passione, impulso, potenza,
piena di gioia, per le azioni più libere che si compiono
sotto la legge divina,
l’Uomo Moderno io canto.

(Trad. di Giuseppe Conte)

One’s-Self I Sing

One’s self I sing, a simple separate person,
Yet utter the word Democratic, the word En-Masse.

Of physiology from top to toe I sing,
Not physiognomy alone nor brain alone is worthy for the Muse, I
say the Form complete is worthier far,
The Female equally with the Male I sing.

Of Life immense in passion, pulse, and power,
Cheerful, for freest action form’d under the laws divine,
The Modern Man I sing.

Prometti a te stesso, da “The Optimist Creed”, Christian D. Larson

Prometti a te stesso
Di essere così forte che niente possa disturbare la pace della tua mente.
Di parlare di salute, felicità e prosperità ad ogni persona che incontri.
Di far sentire a tutti i tuoi amici che c’è qualcosa di speciale in loro.
Di guardare il lato positivo di ogni cosa e rendere il tuo ottimismo realtà.
Di pensare sempre per il meglio, di lavorare solo per il meglio, e di aspettarti solo il meglio.
Di essere entusiasta del successo degli altri tanto quanto lo sei del tuo.
Di dimenticare gli errori del passato e puntare verso i più importanti traguardi del futuro.
Di avere sempre un’aria allegra e di donare ad ogni essere vivente che incontri un sorriso.
Di dedicare così tanto tempo al miglioramento di te stesso da non avere tempo per criticare gli altri.
Di essere troppo capace per le preoccupazioni, troppo nobile per la rabbia, troppo forte per la paura; e troppo felice per permettere la presenza di problemi.
Di pensare bene di te stesso e di proclamarlo al mondo, non con parole gridate ma con azioni grandiose.
Di vivere credendo che il mondo intero sia dalla tua parte, finché sarai fedele a tutto il meglio che c’è in te.

(Trad. di Alessandra Marchesi)

Promise Yourself

Promise Yourself
To be so strong that nothing can disturb your peace of mind.
To talk health, happiness, and prosperity to every person you meet.
To make all your friends feel that there is something in them.
To look at the sunny side of everything and make your optimism come true.
To think only the best, to work only for the best, and to expect only the best.
To be just as enthusiastic about the success of others as you are about your own.
To forget the mistakes of the past and press on to the greater achievements of the future.
To wear a cheerful countenance at all times and give every living creature you meet a smile.
To give so much time to the improvement of yourself that you have no time to criticize others.
To be too large for worry, too noble for anger, too strong for fear; and too happy to permit the presence of trouble.
To think well of yourself and to proclaim this fact to the world, not in loud words but great deeds.
To live in faith that the whole world is on your side so long as you are true to the best that is in you.

Il cielo, da “Vista con granello di sabbia”, Wislawa Szymborska

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n’è più che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciose,
infuocate ed eteree,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cataste di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio il cielo, evacuo il cielo.
Sono una trappola in una trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

La divisione in cielo e terra
Non è il modo appropriato di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

(Traduzione di Pietro Marchesani)

The Sky

The sky is where we should have started.
A window without a windowsill, without a frame, without a pane.
An opening wide open, with nothing
beyond it.

I don’t have to wait for a starry night,
nor crane my neck,
to look at the sky.
I have the sky behind me, and close at hand and on my eyelids.
It is the sky that wraps me tight
and raises me from underneath.

The highest mountains
are no closer than the deepest valleys
to the sky.
No place has any more of it
than any other place.
A cloud is as thoroughly
crushed by the sky as a grave.
A mole is as high, sky high
as an owl beating its wings.
Whatever falls into an abyss,
falls from sky to sky.

Friable, fluid, rocky,
flammable, volatile stretches
of sky, crumbs of sky,
gusts of sky, heaps of sky.
Sky is omnipresent,
even in darkness under the skin.

I eat the sky, I excrete the sky.
I’m a trap in a trap,
an inhabited inhabitant,
an embrace embraced,
a question that answers a question.

Dividing earth and sky
is not the right way
to think about this wholeness.
It only allows one to live
at a more precise address—
were I to be searched for
I’d be found much faster.
My distinguishing marks
are rapture and despair.

(Translated by Joanna Trzeciak)