Asia, da “Orientarsi con le stelle”, Raymond Carver

E’ bello abitare vicino all’acqua.
Le navi passano così vicine alla terra
che un marinaio potrebbe allungare una mano
e spezzare un ramo da uno dei salici
che crescono qui. I cavalli crescono bradi
sul bordo dell’acqua, lungo la spiaggia.
Volendo, i marinai potrebbero
preparare un lazo e lanciarlo
per tirare a bordo uno dei cavalli.
Qualcosa che tenga loro compagnia
nel lungo viaggio verso l’Oriente.

Dal balcone riesco a vedere l’espressione
dei marinai mentre fissano i cavalli,
gli alberi e le case a due piani.
So quello che pensano quando vedono
un tizio che li saluta dal balcone,
con la sua macchina rossa parcheggiata nel vialetto.
Lo guardano e si ritengono
fortunati. Che misteriosa botta
di fortuna hanno avuto, pensano, che li ha portati
fin qui, tutti insieme sul ponte di una nave
diretta in Asia. Tutti quegli anni passati ad arrangiarsi,
a lavorare nei magazzini o a fare gli scaricatori,
oppure semplicemente a oziare sui moli
sono ormai dimenticati. Son cose capitate
ad altri, gente più giovane,
seppure son capitate veramente.

I marinai dalla nave
alzano le braccia e ricambiano i saluti.
Poi restano fermi, aggrappati alla ringhiera,
mentre la nave scivola via veloce. I cavalli
escono al sole da sotto gli alberi.
Sembrano immobili statue di cavalli.
Osservano la nave che passa.
Le onde che s’infrangono sulla chiglia.
E sulla spiaggia. E anche nella mente
dei cavalli, dove
è sempre Asia.

(Traduzione di Riccardo Duranti e Francesco Durante)

Asia

It’s good to live near the water.
Ships pass so close to land
a man could reach out
and break a branch from one of the willow trees
that grow here. Horses run wild
down by the water, along the beach.
If the men on board wanted, they could
fashion a lariat and throw it
and bring one of the horses on deck.
Something to keep them company
for the long journey East.

From my balcony I can read the faces
of the men as they stare at the horses,
the trees, and two-story houses.
I know what they’re thinking
when they see a man waving from a balcony,
his red car in the drive below.
They look at him and consider themselves
lucky. What a mysterious piece
of good fortune, they think, that’s brought
them all this way to the deck of a ship
bound for Asia. Those years of doing odd jobs,
or working in warehouses, or longshoring,
or simply hanging out on the docks,
are forgotten about. Those things happened
to other, younger men,
if they happened at all.

The men on board
raise their arms and wave back.
Then stand still, gripping the rail,
as the ship glides past. The horses
move from under the trees and into the sun.
They stand like statues of horses.
Watching the ship as it passes.
Waves breaking against the ship.
Against the beach. And in the mind
of the horses, where
it is always Asia.

Oceani, Juan Ramon Jiménez

Ho la sensazione che la mia nave
abbia sbattuto, giù negli abissi
contro un grande ostacolo.

E non succede niente!
Niente…
Silenzio… Onde…

Non succede Niente?
O è che tutto è avvenuto,
e siamo ora, tranquilli, nel nuovo…

Océanos

Yo sentío que el barco mio
hay encontrada, allá en el fondo
con algo grande.

Y nada sucede!
Nada . . .
Silencio . . . Olas . . .

Nada sucede?
O es que ha sucedido todo,
y estamos ya, tranquilos, en lo nuevo…
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Vigilia di restare, da “La latitud de los caballos”, Juan Vicente Piqueras

Tutto è pronto: la valigia,
le camicie, le mappe, la vana speranza.

Tolgo la polvere dalle palpebre.
Ho messo all’occhiello
la rosa dei venti.

Tutto è a posto: il mare, l’aria, l’atlante.

Mi manca solo il quando,
il dove, un diario di bordo,
carte delle maree, venti a favore,
coraggio e qualcuno che sappia
amarmi come non so fare io.

La nave che non esiste, lo sguardo,
i rischi, le mani della meraviglia,
il filo ombelicale dell’orizzonte
che sottolinea questi versi sospensivi…

Tutto è pronto: davvero, invano.

(Trad. di Raffaella Marzano)

Víspera de quedarse

Todo está preparado: la maleta,
las camisas, los mapas, la fatua esperanza.

Me estoy quitando el polvo de los párpados.
Me he puesto en la solata
la rosa de los vientos.

Todo está a punto: el mar, el aire, el atlas.

Sólo me falta el cuándo,
el adónde, un quaderno de bitácora,
cartas de marear, vientos propicios,
valor y alguien que sepa
quererme como no sé hacerlo yo.

El barco que no esiste, la mirada,
los peligros, las manos del asombro,
el hilo umbelical del horizonte
que subraya estos versos suspensivos…

Todo está preparado: en serio, en vano.

Orizzonte, Fernando Pessoa

Mare anteriore a noi, le tue paure
corallo e spiagge e alberete.
Sbendate la notte e la caligine,
le tormente passate e il mistero
si apriva in fiore la Lontananza, e il Sud siderale
splendeva sulle navi dell’iniziazione.

Linea severa della riva remota –
quando la nave si approssima, s’alza la costa
in alberi ove la Lontananza nulla aveva;
più vicino, s’apre la terra in suoni e colori:
e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori,
ove era solo, di lontano, l’astratta linea.

Il sogno è vedere le forme invisibili
della distanza imprecisa, e, con sensibili
movimenti della speranza e della volontà,
cercare sulla linea fredda dell’ orizzonte
l’albero, la spiaggia, il fiore, l’uccello, la fonte –
i baci meritati della Verità.

(Da “Poesie Scelte” a cura di Luigi Panarese, Passigli Editori 2006)

Horizonte

Ó mar anterior a nós, teus medos
Tinham coral e praias e arvoredos.
Desvendadas a noite e a cerração,
As tormentas passadas e o mistério,
Abria em flor o Longe, e o Sul sidéreo
‘Splendia sobre as naus da iniciaçào.

Linha severa da longínqua costa –
Quando a nau se aproxima, ergue-se a encosta
Em árvores onde o Longe nada tinha;
Mais perto, abre-se a terra em sons e cores:
E, no desembarcar, há aves, flores,
Onde era só, de longe, a abstracta linha.

O sonho é ver as formas invisíveis
Da distancia imprecisa, e, com sensíveis
Movimentos da esp’rança e da vontade,
Buscar na linha fria do horizonte
A árvore, a praia, a flor, a ave, a fonte –
Os beijos merecidos da Verdade.

La città, Konstantinos Kavafis

Hai detto: “Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina”.

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.

The City

You said, “I will go to another place, to another shore.
Another city can be found that’s better than this.
All that I struggle for is doomed, condemned to failure;
and my heart is like a corpse interred.
How long will my mind stagger under this misery?
Wherever I turn, wherever I look
I see the blackened ruins of my life,
which for years on end I squandered and wrecked and ravaged”.

You will find no other place, no other shores.
This city will possess you, and you’ll wander the same
streets. In these same neighborhoods you’ll grow old;
in these same houses you’ll turn gray.
Always you’ll return to this city. Don’t even hope for another.
There’s no boat for you, there’s no other way out.
In the way you’ve destroyed your life here,
in this little corner, you’ve destroyed it everywhere else.

(Translated by Stratis Haviaras)