Siamo operai: apprendisti, garzoni, maestri –
e costruiamo te, navata protesa verso l’alto.
Giunge a volte, un grave forestiero
e come un luccichio percorre i nostri cento spiriti
ci mostra, tremolando, un nuovo appiglio.
Ci arrampichiamo sui ponteggi vacillanti;
dalle nostre mani, pesante, penzola il martello
fino a che un istante non venne a baciarci sulle fronti,
rilucendo, come se ogni cosa conoscesse –
viene da te, come dal mare il vento.
E’ un risuonare, allora di martelli, molti,
e va nelle montagne un colpo dopo l’altro.
Al primo buio, solo allora ti lasciamo:
affiorano i tuoi tratti, e danno luce.
Dio, sei grande!
(Traduzione di Lorenzo Gobbi)
Werkleute sind wir: Knappen, Jünger, Meister
Werkleute sind wir: Knappen, Jünger, Meister,
und bauen dich, du hohes Mittelschiff.
Und manchmal kommt ein ernster Hergereister,
geht wie ein Glanz durch unsre hundert Geister
und zeigt uns zitternd einen neuen Griff.
Wir steigen in die wiegenden Gerüste,
in unsern Händen hängt der Hammer schwer,
bis eine Stunde uns die Stirnen küßte,
die strahlend und als ob sie Alles wüßte
von dir kommt, wie der Wind vom Meer.
Dann ist ein Hallen von dem vielen Hämmern
und durch die Berge geht es Stoß um Stoß.
Erst wenn es dunkelt lassen wir dich los:
Und deine kommenden Konturen dämmern.
Gott, du bist groß.
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