Ora un finale alla riva, da “Foglie d’erba”, Walt Whitman

Ora un finale alla riva,
ora alla terra e alla vita un finale e un addio,
ora Viaggiatore parti, (molto, molto è ancora tenuto in serbo per te)
spesso abbastanza ti sei avventurato sui mari,
cauto incrociando, studiando le carte,
ritornando debitamente al porto e agli ormeggi;
ma ora obbedisci al segreto desiderio che hai nutrito nel cuore,
abbraccia i tuoi amici, lascia tutto in ordine,
per non tornare più al porto e agli ormeggi,
parti per la tua crociera senza fine, vecchio Marinaio.

(Traduzione di Giuseppe Conte)

Now Finalè to the Shore

Now finalè to the shore,
Now land and life finalè and farewell,
Now Voyager depart, (much, much for thee is yet in store,)
Often enough hast thou adventur’d o’er the seas,
Cautiously cruising, studying the charts,
Duly again to port and hawser’s tie returning;
But now obey thy cherish’d secret wish,
Embrace thy friends, leave all in order,
To port and hawser’s tie no more returning,
Depart upon thy endless cruise old Sailor.

Stirpe di isole, Juan Vicente Piqueras

Ci prendono per navi e siamo isole.

Intricate, deserte, che tesori
possiamo offrire a quelli che non giungono?

La nostra costa è dura. Il nostro faro
di voce anzichè luce
non attira, spaventa
e nessun marinaio perduto nella notte
toccherà le spiagge nostre dove ancora
fanno male le orme di quel naufrago
che sapeva del nostro deserto.

La notte, ogni notte, ci promette e ci nega
la strada del ritorno, il tornaviaggio,
l’amore che ci salvi da noi stessi
e la parola che sia detta per sempre.

Ci sono in noi alberi senza nome
stanchi di far ombra e crescere da soli.

Coloro che non partono ma soffrono
di sete di scogliera, amano i porti,
salpano nel sonno, cercano un’altra sete
per appagare la prima, ci osservano,
ci vedono come navi, felici.

Siamo isole.

Raza de islas

Y tomados por barcos somos islas.

Desiertas, intrincadas, ¿qué tesoros
podemos ofrecer a quien no llega?

Nuestra costa es difícil. Nuestro faro
de voz en vez de luz
asusta más que atrae
y ningún marinero perdido en cualquier noche
llegará a nuestras playas donde aún duelen
las huellas de aquel náufrago
que nos supo a desiertos.

La noche, noche a noche, nos promete y nos niega
el rumbo del regreso, el tornaviaje,
el amor que nos salve de nosotros
y la palabra dicha para siempre.

Hay en nosotros árboles sin nombre
cansados de su sombra y de crecer a solas.

Aquellos que no parten pero sufren
de sed acantilada, aman los puertos,
zarpan en sueños, buscan otra sed
donde saciar la suya, nos contemplan,
nos ven naves, felices.

Somos islas.