Fuori per campi e boschi, da “A Boy’s Will” (1913), Robert Frost

Fuori per campi e boschi
E oltre le mura ho viaggiato;
Salito su colline panoramiche
Ho guardato il mondo, sono sceso;
Per la via grande son tornato a casa,
Ed ecco ho terminato.

Le foglie sono tutte morte a terra,
Ma la quercia le sue trattiene
Per ammucchiarle una a una
E lasciarle graffiare e strisciare
Fuori sulla crosta di neve,
Quando le altre staranno a riposare.

Confuse e immobili le foglie morte,
Non più sbattute qua e là;
L’ultimo astro solitario è scomparso;
Appassiscono i fiori dell’hamamelis;
Ancora cerca e si tormenta il cuore,
Ma i passi domandano «dove?».

Ah, quando mai al cuore dell’uomo
Fu meno che un tradimento
Lasciarsi alla deriva delle cose,
Cedere con grazia alla ragione,
E piegarsi e accettare la fine
D’un amore e d’una stagione?

(Traduzione di Giovanni Giudici)

Reluctance

Out through the fields and the woods
   And over the walls I have wended;
I have climbed the hills of view
   And looked at the world, and descended;
I have come by the highway home,
   And lo, it is ended.

The leaves are all dead on the ground,
   Save those that the oak is keeping
To ravel them one by one
   And let them go scraping and creeping
Out over the crusted snow,
   When others are sleeping.

And the dead leaves lie huddled and still,
   No longer blown hither and thither;
The last lone aster is gone;
   The flowers of the witch hazel wither;
The heart is still aching to seek,
   But the feet question ‘Whither?’

Ah, when to the heart of man
   Was it ever less than a treason
To go with the drift of things,
   To yield with a grace to reason,
And bow and accept the end
   Of a love or a season?

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Julia Fischer: Vivaldi, The Four Seasons – Autumn
(Filmed in the National Botanic Garden of Wales, July 2011)

Novembre da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Il mondo è stanco, l’anno sta invecchiando:
foglie vizze contente di morire,
un brivido di vento va sfiorando
i giunchi dalle inanimate spire.

L’amore come l’erba sta morendo
e chi baciammo, in fredda cortesia,
quasi lieto l’osserva andare via
come foglie disperse dalla brezza.

(Traduzione di Silvio Raffo)

November

The world is tired, the year is old,
The fading leaves are glad to die,
The wind goes shivering with cold
Where the brown reeds are dry.

Our love is dying like the grass,
And we who kissed grow coldly kind,
Half glad to see our old love pass
Like leaves along the wind.

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David Garrett – November Rain (live) – Berlin 08.06.2010

Alchimia, da “Gli amorosi incanti” (2010), Sara Teasdale

Schiudo il mio cuore come a primavera
nella pioggia la gialla margherita:
sarà una coppa di gioia squisita
benché trabocchi di puro dolore.

Di fiori e foglie prenderò il colore,
d’ogni goccia che mi potranno dare,
ed il vino di morte trasformare
saprò nell’oro di una vita vera.

(Traduzione di Silvio Raffo)

Alchemy

I lift my heart as spring lifts up
A yellow daisy to the rain;
My heart will be a lovely cup
Altho’ it holds but pain.

For I shall learn from flower and leaf
That color every drop they hold,
To change the lifeless wine of grief
To living gold.

Ci sono anime che hanno…, da “Poesie, Libro de Poemas” (1970), Federico Garcia Lorca

Ci sono anime che hanno
stelle azzurre,
mattini sfioriti
tra foglie del tempo,
casti cantucci
che conservano un antico
sussurro di nostalgia
e di sogni.

Altre anime hanno
spettri dolenti
di passioni. Frutta
con vermi. Echi
di una voce arsa
che viene di lontano
come una corrente
d’ombre. Ricordi
vuoti di pianto
e briciole di baci.

La mia anima è matura
da gran tempo,
e si dissolve
confusa di mistero.
Pietre giovanili
consunte di sogno
cadono sulle acque
dei miei pensieri.
Ogni pietra dice:
«Dio è molto lontano!».

8 febbraio 1920

(Traduzione di Claudio Rendina)

Hay almas que tienen…

Hay almas que tienen
azules luceros,
mañanas marchitas
entre hojas del tiempo,
y castos rincones
que guardan un viejo
rumor de nostalgias
y sueños.

Otras almas tienen
dolientes espectros
de pasiones. Frutas
con gusanos. Ecos
de una voz quemada
que viene de lejos
como una corriente
de sombra. Recuerdos
vacíos de llanto
y migajas de besos.

Mi alma está madura
hace mucho tiempo,
y se desmorona
turbia de misterio.
Piedras juveniles
roídas de ensueño
caen sobre las aguas
de mis pensamientos.
Cada piedra dice:
“¡Dios está muy lejos!”

Più fredda l’aria, da “Miracolo a colazione” (2005), Elizabeth Bishop

Dobbiamo ammirare la perfetta mira
di quest’aria d’inverno, cacciatrice provetta
la cui arma spianata non ha bisogno di mirino,
se non fosse che, lontano o vicino,
la sua preda è sicura, il colpo netto.
L’infimo tra di noi è così che tira.

Per ridurre il margine d’errore
sono ferme le barche e di gesso gli uccelli;
la galleria dell’aria coincide
con quella angusta che il suo sguardo incide.
Il centro del bersaglio, la pupilla,
collima con la mira e con l’ardore.

Ha il tempo in tasca, col suo ticchettio
segna il passo su un attimo. Non cura
momento e circostanze, lei, ha invocato
l’atmosfera per questo risultato.
( E l’orologio chiude l’avventura
tra ruote, foglie e nubi a scampanio).

(Traduzione it. Damiano Abeni, Riccardo Duranti, Ottavio Fatica)

The Colder The Air

We must admire her perfect aim,
this huntress of the winter air
whose level weapon needs no sight,
if it were not that everywhere
her game is sure, her shot is right.
The least of us could do the same.

The chalky birds or boats stand still,
reducing her conditions of chance;
air’s gallery marks identically
the narrow gallery of her glance.
The target-center in her eye
is equally her aim and will.

Time’s in her pocket, ticking loud
on one stalled second. She’ll consult
not time nor circumstance. She calls
on atmosphere for her result.
(It is this clock that later falls
in wheels and chimes of leaf and cloud.)

La prima notte, da “Balistica” (2011), Billy Collins

La cosa peggiore della morte deve essere
la prima notte.
— Juan Ramón Jiménez

Prima di averti aperto, Jiménez,
non avevo mai pensato che il giorno e la notte
avrebbero continuato a circondarsi a vicenda nel cerchio della morte,

ma ora mi spingi a chiedermi
se ci saranno anche un sole e una luna
e se i morti si riuniranno per vederli sorgere e tramontare

per poi riparare, ogni anima da sola,
in uno spettrale analogo di un letto.
O la prima notte sarà la sola notte,

un’oscurità per la quale non abbiamo altro nome?
Com’è fragile il nostro vocabolario di fronte alla morte
e com’è impossibile scriverla.

E’ qui che si ferma la lingua,
il cavallo che abbiamo cavalcato per tutta la vita
si impenna sul bordo di un dirupo da capogiro.

La parola che era all’inizio
e la parola che fu fatta carne:
quelle e ogni altra parola finiranno.

Anche ora, leggendoti sotto questo pergolato,
come posso descrivere un sole che brillerà dopo la morte?
Ma è abbastanza per spaventarmi

e farmi prestare più attenzione alla luna del mondo di giorno,
al brillio della luce del sole sull’acqua
o frammentata in una macchia di alberi,

e di guardare più da vicino qui, queste piccole foglie,
queste spine sentinella
che hanno il compito di fare la guardia alla rosa.

(Traduzione di Franco Nasi)

The First Night

The worst thing about death must be
the first night.
— Juan Ramón Jiménez

Before I opened you, Jiménez,
it never occurred to me that day and night
would continue to circle each other in the ring of death,

but now you have me wondering
if there will also be a sun and a moon
and will the dead gather to watch them rise and set

then repair, each soul alone,
to some ghastly equivalent of a bed.
Or will the first night be the only night,

a darkness for which we have no other name?
How feeble our vocabulary in the face of death,
How impossible to write it down.

This is where language will stop,
the horse we have ridden all our lives
rearing up at the edge of a dizzying cliff.

The word that was in the beginning
and the word that was made flesh—
those and all the other words will cease.

Even now, reading you on this trellised porch,
how can I describe a sun that will shine after death?
But it is enough to frighten me

into paying more attention to the world’s day-moon,
to sunlight bright on water
or fragmented in a grove of trees,

and to look more closely here at these small leaves,
these sentinel thorns,
whose employment it is to guard the rose.

A volte, da “Il mondo che non vedo” (2009), Fernando Pessoa

A volte fra il temporale,
quando ha già bagnato,
spunta un lembo di cielo,
di cui l’anima s’alimenta.

E a volte fra il torpore
che non è tormenta dell’anima,
spunta una specie di calma
che non conosce il languore.

E, sia nell’uno che nell’altro caso,
siccome il male fatto è fatto,
restano i versi che verso,
vino nella coppa del caso.

Perché veramente
sentire è così complicato
che solo ingannandosi
si crede che si sente.

Soffriamo? I versi peccano.
Mentiamo? I versi sbagliano.
E tutto è piogge che irrorano
foglie cadute che seccano.

(Traduzione di Piero Ceccucci e Orietta Abbati)

Às vezes entre a tormenta

Às vezes entre a tormenta,
quando já umedeceu,
raia uma nesga no céu,
com que a alma se alimenta.

E às vezes entre o torpor
que não é tormenta da alma,
raia uma espécie de calma
que não conhece o langor.

E, quer num quer noutro caso,
como o mal feito está feito,
restam os versos que deito,
vinho no copo do acaso.

Porque verdadeiramente
sentir é tão complicado
que só andando enganado
é que se crê que se sente.

Sofremos? Os versos pecam.
Mentimos? Os versos falham.
E tudo é chuvas que orvalham
folhas caídas que secam.

Fernando Pessoa, in ‘Cancioneiro’

Il frutteto, da “Red Bird: Poems” (2008), Mary Oliver

Ho sognato
il successo.
Ho alimentato

l’ambizione.
Ho scambiato
notti di sonno

con ore di lavoro.
Ah, e ho scoperto
come il morbido fiore

si trasforma in frutta verde
che si trasforma in frutta dolce.
Ah, ho scoperto

che tutti i venti soffiano freddi
alla fine
e che le foglie

così belle, così tante,
evaporano
nel grande

involucro nero del tempo,
nel grande involucro nero
dell’ambizione

e che la maturità
della mela
è la sua caduta.

The Orchard

I have dreamed
of accomplishment.
I have fed

ambition.
I have traded
nights of sleep

for a length of work.
Lo, and I have discovered
How soft bloom

turns to green fruit
which turns to sweet fruit.
Lo, and I have discovered

all winds blow cold
at last,
and the leaves,

so pretty, so many,
vanish,
in the great, black

packet of time,
in the great, black
packet of ambition,

and the ripeness
of the apple
is its downfall.

Alberi, da “Histoires” (1946), Jacques Prévert

In gergo la gente chiama “foglie” le orecchie
è come se sentissero, come se gli alberi conoscessero la musica
ma la verde lingua degli alberi è un gergo ben più antico
chi può sapere cosa essi dicono quando parlano degli uomini
gli alberi parlano albero
come i bambini parlano bambino

Quando un figlio di donna e uomo
rivolge le sue parole a un albero
l’albero risponde
il bambino capisce
Più tardi il bambino
parla arboricoltura con maestri e genitori

non può più sentire la voce degli alberi
non può più sentire la loro canzone nel vento
Eppure a volte una fanciulla
scoppia in un grido disperato
presso una piazza di cemento armato
di erba triste e terra sporca

questa è … oh… questa è
la tristezza di essere abbandonati
che mi fa gridare aiuto
o la paura che mi dimentichiate
alberi della mia giovinezza
la mia gioventù per davvero

Nell’oasi del ricordo
una sorgente è appena sgorgata
è per farmi piangere
ero così felice nella folla
la folla verde del bosco
con il timore di perdermi e di ritrovarmi

Non dimenticate la vostra piccola amica
alberi della mia foresta.

Arbres

En argot les hommes appellent les oreilles des feuilles
c’est dire comme ils sentent que les arbres connaissent la musique
mais la langue verte des arbres est un argot bien plus ancien
Qui peut savoir ce qu’ils disent lorsqu’ils parlent des humains
les arbres parlent arbre
comme les enfants parlent enfant

Quand un enfant de femme et d’homme
adresse la parole à un arbre
l’arbre répond
l’enfant entend
Plus tard l’enfant
parle arboriculture
avec ses maitres et ses parents

Il n’entend plus la voix des arbres
il n’entend plus leur chanson dans le vent
pourtant parfois une petite fille
pousse un cri de détresse
dans un square de ciment armé
d’herbe morne et de terre souillée

Est-ce… oh… est-ce
la tristesse d’être abandonnée
qui me fait crier au secours
ou la crainte que vous m’oubliiez
arbre de ma jeunesse
ma jeunesse pour de vrai

Dans l’oasis du souvenir
une source vient de jaillir
est-ce pour me faire pleurer
J’étais si heureuse dans la foule
la foule verte de la forêt
avec la crainte de me perdre
et la crainte de me retrouver

N’oubliez pas votre petite amie
arbres de ma forêt.

Stella, da”Mappa del nuovo mondo”, Derek Walcott

Se, alla luce delle cose tu scolori
vera, eppure debolmente sottratta
alla nostra determinata e giusta
distanza, come la luna lasciata accesa
tutta la notte tra le foglie, possa
tu invisibilmente allietare questa casa;
o stella, doppiamente compassionevole, venuta
troppo presto per il crepuscolo, troppo tardi
per l’alba, possa la tua pallida fiamma
dirigere il peggio in noi
attraverso il caos
con la passione del
semplice giorno.

Star

If, in the light of things, you fade
real, yet wanly withdrawn
to our determined and appropriate
distance, like the moon left on
all night among the leaves, may
you invisibly delight this house;
O star, doubly compassionate, who came
too soon for twilight, too late
for dawn, may your pale flame
direct the worst in us
through chaos
with the passion of
plain day.

From The Gulf and Other Poems (1969)