Blues in memoria, da “La verità, vi prego, sull’amore” (1994), Wystan Hugh Auden

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete il pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.

(Traduzione di Gilberto Forti)

Funeral Blues

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message ‘He is Dead’.
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever: I was wrong.

The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun,
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.

_________________________________

HAUSER performing Adagio for Strings by Samuel Barber – (Museum of Fine Arts, Budapest)

Labirinto, da “José Saramago, Le poesie” (2002), José Saramago

In me ti perdo, notturna apparizione,
nel bosco degl’inganni, nell’assenza,
nel nebbioso grigiore della distanza,
nel lungo corridoio di porte finte.

Dal tutto si fa il nulla, e questo nulla
di un corpo vivo subito si popola,
come le isole che fluttuano nel sogno,
brumose, nella memoria ritornata.

In me ti perdo, dico, quando la notte
sulla mia bocca colloca il sigillo
dell’enigma che, detto, si rianima
e si avvolge nei fumi del segreto.

Nei giri e nei rigiri che m’adombrano,
nell’andare a tentoni a occhi aperti,
qual è del labirinto il portone,
dove il raggio di sole, i passi certi?

In me ti perdo, insisto, in me ti sfuggo,
in me cristalli fondono e s’infrangono,
ma quando il corpo cede per stanchezza
in te mi vinco e salvo, in te mi trovo.

(Traduzione di Fernanda Toriello)

Labirinto

Em mim te perco, aparição nocturna,
Neste bosque de enganos, nesta ausência,
Na cinza nevoenta da distância,
No longo corredor de portas falsas.

De tudo se faz nada, e esse nada
De um corpo vivo logo se povoa,
Como as ilhas do sonho que flutuam,
Brumosas, na memória regressada.

Em mim te perco, digo, quando a noite
Vem sobre a boca colocar o selo
Do enigma que, dito, ressuscita
E se envolve nos fumos do segredo.

Nas voltas e revoltas que me ensombram,
No cego tactear de olhos abertos,
Qual é do labirinto a porta máxima,
Onde a réstia de sol, os passos certos?

Em mim te perco, insisto, em mim te fujo,
Em mim cristais se fundem, se estilhaçam,
Mas quando o corpo quebra de cansado
Em ti me venço e salvo, me encontro em ti.

___________________________

Khatia Buniatishvili’s new music video for “La Javanaise” by Serge Gainsbourg from her album “Labyrinth.” – October 9, 2020

Vermont, inizio novembre, da “Balistica” (2011), Billy Collins

Era fra una stagione e l’altra,
dopo il tenue cinguettio dell’autunno
ma prima della gelida potestà dell’inverno,

e ho colto la scena da una veranda,
un quadro con silo e banderuola
e una folla di felci sul bordo del bosco:

nulla di cui valga davvero la pena scrivere,
ma è troppo tardi per fermarsi ora
che le felci e il silo sono stati nominati.

Ho bevuto il mio caffè caldo
e ho preso nota del trattore dismesso
e dell’insegna sbilenca del caseificio.

Non una mattina di quelle
che ti fanno venir voglia di cogliere l’attimo,
neppure una di quelle con abbastanza gloria da indurti

a catturare i giorni alterni,
eppure dopo aver fissato per un po’
i campi arati e il cielo,

sono tornato all’ordine della cucina
deciso a cogliere con fermezza
ogni secondo mercoledì di ogni mese che avevo davanti.

(Traduzione di Franco Nasi)

Vermont, Early November

It was in between seasons,
after the thin twitter of late autumn
but before the icy authority of winter,

and I took in the scene from a porch,
a tableau of silo and weathervane
and a crowd of ferns on the edge of the woods–

nothing worth writing about really,
but it is too late to stop now
that the ferns and the silo have been mentioned.

I drank my warm coffee
and took note of the disused tractor
and the lopsided sign to the cheese factory.

Not one of those mornings
that makes you want to seize the day,
not even enough glory in it to make you want

to grasp every other day,
yet after staring for a while
at the plowed-under fields and the sky,

I turned back to the order of the kitchen
determined to seize firmly
the second Wednesday of every month that lay ahead.

_________________________________

Mari Samuelsen – Max Richter: November (Live from the Forbidden City, Beijing / 2018)

mentre i cigni girano in cerchio, da “Mentre Buddha sorride” (2015), Charles Bukowski

mentre i cigni girano in cerchio
i veri dannati sono quelli
con vero talento
mentre i cigni girano in cerchio
quelli con vero talento sono i
veri dannati
mentre i cigni girano in cerchio.

(Traduzione di Simona Viciani)

as the swans circle

as the swans circle
the truly damned are the
truly talented
as the swans circle
the truly talented are the
truly damned
as the swans circle.

____________________________

Jamie Cullum – The Age of Anxiety (Later… With Jools Holland)