Ricordo bene il suo sguardo, Fernando Pessoa

Ricordo bene il suo sguardo,
Attraversa ancora la mia anima
Come una scia di fuoco nella notte.
Ricordo bene il suo sguardo. Il resto…
Sì, il resto è solo una parvenza di vita.

Ieri ho passeggiato per le strade come una qualsiasi persona.
Ho guardato le vetrine spensieratamente
E non ho incontrato amici con i quali parlare.
D’improvviso mi sono sentito triste, mortalmente triste,
così triste che mi è parso di non poter
vivere un altro giorno ancora, e non perché potessi morire o uccidermi,
ma solo perché sarebbe stato impossibile vivere il giorno dopo e questo è tutto.

Fumo, sogno, adagiato sulla poltrona.
Mi duole vivere in una situazione di disagio.
Debbono esserci isole verso il sud delle cose
Dove soffrire è qualcosa di più dolce,
dove vivere costa meno al pensiero,
e dove è possibile chiudere gli occhi e addormentarsi al sole
e svegliarsi senza dover pensare a responsabilità sociali
né al giorno del mese o della settimana che è oggi.

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale
che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.

Recuerdo bien su mirada

Recuerdo bien su mirada,
Atraviesa todavía mi alma,
Como un trazo de fuego en la noche;
Recuerdo bien su mirada
Lo demás, sí, lo demás
Fue solo un simulacro de vida.Continua a leggere…

Io ti chiesi, Hermann Hesse

Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.

Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.

Ich fragte dich, warum dein Auge gern

Ich fragte dich, warum dein Auge gern
In meinem Auge ruht,
So wie ein reiner Himmelsstern
In einer dunklen Flut.

Du sahest lang mich an,
Wie man ein Kind mit Blicken mißt,
Und sagtest freundlich dann:
Ich bin dir gut, weil du so traurig bist.

I morti, da “A vela, in solitaria, intorno alla stanza”, Billy Collins

I morti ci guardano sempre dall’alto, si dice,
mentre mettiamo le scarpe o facciamo un panino,
ci guardano dal fondo di vetro delle barche del cielo
mentre remano lenti attraverso l’eternità.

Osservano le nostre teste muoversi in basso, sulla terra,
e quando ci sdraiamo in un campo o su un divano,
intontiti forse dal ronzio di un caldo pomeriggio,
pensano che stiamo ricambiando il loro sguardo,
e questo fa sollevare loro i remi e li fa restare in silenzio
ad aspettare, come genitori, che noi chiudiamo gli occhi.

The dead

The dead are always looking down on us, they say,
while we are putting on our shoes or making a sandwich,
they are looking down through the glass bottom boats of heaven
as they row themselves slowly through eternity.

They watch the tops of our heads moving below on earth,
and when we lie down in a field or on a couch,
drugged perhaps by the hum of a long afternoon,
they think we are looking back at them,
which makes them lift their oars and fall silent
and wait, like parents, for us to close our eyes.

Capita che sfiori la vita, da “L’amore ai tempi del colera”, Gabriel Garcia Marquez

Capita che sfiori la vita di qualcuno,
ti innamori
e decidi che la cosa più importante è toccarlo,
viverlo,
convivere le malinconie e le inquietudini,
arrivare a riconoscersi
nello sguardo dell’altro,
sentire che non ne puoi più fare a meno…
e cosa importa se per avere tutto questo
devi aspettare cinquantatré anni sette mesi e undici giorni
notti comprese?