Mangiare poesia, da “Reasons for Moving”, Mark Strand

Cola inchiostro dagli angoli della mia bocca.
Non c’è felicità pari alla mia.
Ho mangiato poesia.

La bibliotecaria non crede ai suoi occhi.
Ha gli occhi tristi
e cammina con le mani chiuse nel vestito.

Le poesie sono scomparse.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale dello scantinato, stanno salendo.

Gli occhi ruotano le orbite,
le zampe chiare bruciano come stoppia.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e a piangere.

Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.

Sono un uomo nuovo.
Le ringhio, abbaio.
Scodinzolo di gioia nel buio libresco.

(Trad. Natàlia Castaldi)

 

Eating Poetry

Ink runs from the corners of my mouth.
There is no happiness like mine.
I have been eating poetry.

The librarian does not believe what she sees.
Her eyes are sad
and she walks with her hands in her dress.

The poems are gone.
The light is dim.
The dogs are on the basement stairs and coming up.

Their eyeballs roll,
their blond legs burn like brush.
The poor librarian begins to stamp her feet and weep.

She does not understand.
When I get on my knees and lick her hand,
she screams.

I am a new man.
I snarl at her and bark.
I romp with joy in the bookish dark.

2 pensieri su “Mangiare poesia, da “Reasons for Moving”, Mark Strand

    • Anch’io la penso come te, grazie per il commento 🙂
      Credo comunque che una chiave di lettura sia che Mark Strand racconta in maniera un po’ fantasiosa, il modo in cui lui, poeta, vive la poesia. In fondo tutti “divoriamo” i libri degli autori che amiamo! Chi scrive poi, si nutre anche della poesia degli altri, ne assorbe i temi e, assieme a quello che ha dentro, ne fa una propria sintesi e scrive.

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